sabato 29 giugno 2013

Caffaro, rischio chiusura finale con disastro ambientale

Caffaro, rischio chiusura finale con disastro ambientale



Far funzionare i pozzi costa 1,4 milioni l'anno: troppo per l'azienda che ha «in gestione» il capannone
La Emilio Fedeli spa, gestita da Donato Antonio Todisco, che ha in gestione un pezzo dell'ex azienda Caffaro, in amministrazione controllata da 4 anni, è stanca di pagare sobbarcarsi costi enormi della gestione ambientale.
Per far funzionare le idrovore che pompano 10 miliardi di litri d'acqua l'anno dalla falda, mantenendola così bassa ed evitando che salga a toccare i veleni dispersi dall'azienda in un secolo di attività, spende circa un milione e mezzo l'anno. Costi energetici troppo alti.
Per questo l'azienda sarebbe intenzionata a trasferirsi nello stabilimento di Torviscosa (Udine) dove il gruppo Caffaro ha un altro stabilimento. Ma se le pompe smettessero di emungere l'acqua ci sarebbe il rischio di una piccola catastrofe ambientale, visto che la falda salirebbe a toccare gli inquinanti (Pcb, mercurio, solventi clorurati, pesticidi) con un serio rischio anche per la potabilità dell'acquedotto cittadino. Le intenzioni dell'azienda di Pisa sono state diffuse dalla Cgil. La prossima settimana il sindaco Del Bono incontrerà i vertici dell'azienda per scongiurare questa ipotesi.
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Caffaro, ipotesi trasloco - Preoccupazione per falda
L'EMERGENZA AMBIENTALE. Dopo le voci di un possibile trasferimento a Torviscosa si aprono nuovi scenari. Todisco: «Se la situazione dei costi non cambia, non si può fare altro» Martedì il sindaco Del Bono incontrerà i vertici dell'azienda
Il trasferimento dell'attività a Torviscosa potrebbe aprire nuovi problemi ambientali

Brescia. Il caso Caffaro torna ancora sotto i riflettori e porta con sé una nuvola nerissima, che potrebbe pesare come un macigno sulla già critica situazione ambientale. Le voci di un possibile trasferimento dell'attività a Torviscosa, in provincia di Udine, da parte della Caffaro Brescia spa, controllata dalla Società chimica Emilio Fedeli spa di Pisa e guidata da Donato Antonio Todisco, sono state confermate ieri dallo stesso imprenditore. Ma non senza rammarico: «Sono desolato, abbiamo fatto di tutto per restare e non vogliamo andare via. Ma se nei prossimi mesi la situazione non cambia saremo costretti a prendere una decisione irreversibile».  IL RIFERIMENTO è al costo dell'energia, aumentato del 40 per cento negli ultimi 18 mesi. Certezze assolute non ce ne sono, perché l'azienda è in attesa di una risposta da parte della multinazionale statunitense che acquista il cento per cento delle merci prodotte: «Certo è che ci siamo sobbarcati costi che non ci spettavano, senza farlo pesare a nessuno», ha spiegato Todisco riferendosi agli impianti di depurazione dell'acqua installati per arginare il problema l'inquinamento. Ma i costi salgono e l'azienda non può più sostenerli. Di «fine super annunciata» parla Marino Ruzzenenti, storico dell'ambiente, senza colpevolizzare l'azienda che «ha già fatto qualcosa di non dovuto sostituendosi al commissario liquidatore Marco Cappelletto, rimasto senza fondi: dobbiamo prendercela con chi è scappato e non ha fatto nulla per impedire il disastro. Il trasloco della Caffaro era annunciato, ma pensavo sarebbe avvenuto più tardi». Il possibile trasferimento porta con sé due «bombe» di non poco conto. Una riguarda l'ambito lavorativo: l'azienda dà lavoro a 60 persone - altre 32 sono in Cassa in deroga -, che si ritroverebbero disoccupate. I sindacati si sono attivati e hanno indetto una conferenza stampa per martedì mattina. L'altra «patata bollente» è di carattere ambientale. Oggi l'azienda ha installato impianti di depurazione e continua il pompaggio di dieci milioni di metri cubi di acqua all'anno dai pozzi interni della Caffaro, per evitare che la falda salga e entri in contatto con le sostanze inquinanti scaricate nel terreno dallo stabilimento nei decenni scorsi. «Bisognerà intervenire d'urgenza, l'impianto di depurazione non si può fermare nemmeno per un giorno - rilancia Ruzzenenti -. Serve un sistema più efficiente, sarà il settore pubblico a doversi prendere carico della questione».  Un problema in più per il sindaco Emilio Del Bono e per il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, che il 20 luglio sarà a Brescia per incontrare Asl e Arpa e capire come programmare le bonifiche. Intanto Giulio Sesana, direttore dell'Arpa, conferma di essere all'oscuro dell'ipotesi: «Se l'azienda chiuderà i problemi saranno molti, ma per ora non abbiamo notizie. La situazione ambientale è quella di sempre, servono bonifiche pianificate dal Ministero». Il sindaco Del Bono invece si è già mosso: martedì incontrerà i vertici della Caffaro. «Essendo un sito di interesse nazionale, la competenza per la depurazione delle acque non è del Comune - fanno sapere dalla Loggia -, ma vuole capire le intenzioni dell'azienda».
dal BRESCIAOGGI

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