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mercoledì 20 aprile 2016

Brescia: Galletti CGIL, pronti fondi per progettazione su falda Caffaro

Ministro vede sindaco Del Bono, commissario Moreni e assessore Fondra: subito 1,7 milioni per progettazione, in estate altri 4 per Passo Gavia e Campo Calvesi

Roma, 19 apr – Un milione e 700 mila euro messi subito a disposizione dal ministero dell’Ambiente per avviare la progettazione dell’intervento di messa in sicurezza della falda sotto il sito industriale Caffaro, più 4 milioni entro l’estate per la bonifica di Passo Gavia e Campo Calvesi, non appena il Commissario integrerà gli elaborati necessari per l’approvazione in Conferenza dei Servizi, che si aggiungano ai fondi già nelle sue disponibilità. Con questi risultati si è concluso il confronto nella sede di Via Cristoforo Colombo a Roma tra il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il commissario della Caffaro Roberto Moreni, l’assessore all’Ambiente Gianluigi Fondra. Presenti all’incontro il capo di Gabinetto del ministro Guido Carpani e il direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque Gaia Checcucci. A fronte delle richieste dell’amministrazione comunale e della gestione commissariale, il ministro ha ritenuto di imprimere un’accelerazione nello stanziamento delle risorse, dando priorità agli interventi ambientali più urgenti e attesi dalla popolazione. Sugli interventi di bonifica della falda il ministro si è reso disponibile a individuare i fondi necessari, a valere sulla programmazione 2014-2020 e sui Fondi di Sviluppo e Coesione, con il supporto del territorio e dei rappresentanti istituzionali. Il commissario Moreni fornirà nelle prossime ore al ministero un dettagliato cronoprogramma necessario all’individuazione dei futuri stanziamenti. 

 http://www.minambiente.it


  n milione e 700 mila euro messi subito a disposizione dal ministero dell’Ambiente per avviare la progettazione dell’intervento di messa in sicurezza della falda sotto il sito industriale Caffaro, più 4 milioni entro l’estate per la bonifica di Passo Gavia e Campo Calvesi, non appena il Commissario integrerà gli elaborati necessari per l’approvazione in Conferenza dei Servizi, che si aggiungano ai fondi già nelle sue disponibilità. Con questi risultati si è concluso il confronto nella sede di Via Cristoforo Colombo a Roma tra il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, il commissario della Caffaro Roberto Moreni, l’assessore all’Ambiente Gianluigi Fondra. Presenti all’incontro il capo di Gabinetto del ministro Guido Carpani e il direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque Gaia Checcucci. A fronte delle richieste dell’amministrazione comunale e della gestione commissariale, il ministro ha ritenuto di imprimere un’accelerazione nello stanziamento delle risorse, dando priorità agli interventi ambientali più urgenti e attesi dalla popolazione. Sugli interventi di bonifica della falda il ministro si è reso disponibile a individuare i fondi necessari, a valere sulla programmazione 2014-2020 e sui Fondi di Sviluppo e Coesione, con il supporto del territorio e dei rappresentanti istituzionali. Il commissario Moreni fornirà nelle prossime ore al ministero un dettagliato cronoprogramma necessario all’individuazione dei futuri stanziamenti. - See more at: http://www.minambiente.it/comunicati/brescia-galletti-pronti-fondi-progettazione-su-falda-caffaro#sthash.LZNX8CYE.dpuf

UN BEL RESPIRO.......SI RIPARTE DA QUI !!!!! Renzi vince solo quando gli italiani non votano

La maggioranza ha sempre ragione, ma la ragione ha raramente la maggioranza alle elezioni (o ai Referendum).

"La Rivoluzione” si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello." (cit. Paolo Borsellino)





Referendum: abbiamo perso. Però chiedo rispetto

Sono uno degli oltre 15 milioni di persone che hanno votato per il referendum delle trivelle.  Non ho alcuna difficoltà a dire che abbiamo perso. Chiedo però rispetto. Lo chiedo a Renzi, che parla di “odio”, come se 15 milioni di persone fossero andate alle urne mosse da una banale antipatia personale verso di lui. Non è così, caro leader.
Lei non ci crederà, ma come molti sono andato a votare per dare regole certe all’estrazione, in modo da evitare – per esempio – che la riduzione al minimo del pompaggio dia un doppio vantaggio ai petrolieri: non pagare la royalty per mancato raggiungimento del limite estrattivo e rimandare sine die gli ingenti costi dello smantellamento della piattaforma, imposti a fine utilizzo del pozzo,  dimostrando che comunque qualche goccia si estrae sempre.
Mi riservo, però, una consolazione.
Per affinità ideale, i 15 milioni di persone che hanno votato in questo referendum costituiscono uno zoccolo duro per il prossimo – quello costituzionale – dove non ci sarà il quorum. Anche in quella occasione, useremo il cervello, non l’odio. Un sentimento questo portato in politica da Berlusconi, che ha inaugurato il vittimismo predatorio. Quello di chi denuncia di essere bersaglio di un’ostilità immotivata per commuovere i qualunquisti sentimentali e intanto acquista posizioni sempre maggiori di potere e ricchezza. In questo, vedo una profonda sintonia tra B e R,  Entrambi sempre più forti di poteri e sedicenti vittime dei poteri forti.

lunedì 11 aprile 2016

DOMENICA IN CITTÀ «Basta veleni», in 10 mila alla manifestazione bresciana

È l'apertura dei due quotidiani locali di oggi, lunedì 11 aprile 2016. "Un corteo pacifico e festoso - scrive il Giornale di Brescia - per chiedere un cambio nella politica ambientale. No a nuove discariche, cave, tav e inceneritori. Presenti anche una ventina di sindaci". "Era dai tempi delle grandi battaglie sui diritti del lavoro delle tute blu che non si vedeva una manifestazione così imponente a Brescia - leggiamo da Bresciaoggi -. La posta in gioco, del resto, è simbolicamente molto alta: rivendicare il diritto alla salute e alla tutela dell'ambiente e impedire che, nella città simbolo del disastro Caffaro, si torni a cadere nell'aberrante logica che il profitto venga prima del benessere dei cittadini e della salute pubblica.In dodicimila - per gli organizzatori - hanno urlato «Basta veleni» e chiesto una moratoria su discariche e opere ad alto impatto ambientale. Un problema che investe generazioni presenti e future. Che ieri hanno sfilato compatte: nonni, mamme, papà e bambini. Ma anche amministratori. Per dare un'idea del corteo, basta dire che mentre la testa entrava in piazza Duomo, la coda era ancora ai piedi del cavalcavia Kennedy. E sì che il percorso non era propriamente breve: dal parco Gallo, dove il corteo è partito alle 15.20, i manifestanti hanno oltrepassato il cavalcavia e percorso via Vittorio Emanuele, corso Martiri della Libertà, via Porcellaga. Da lì sono approdati in piazza Vittoria e corso Zanardelli, «sorprendendo» le numerose persone che, complice la giornata di sole, stavano facendo shopping tra bar e negozi aperti. Poi, risalita via Mazzini, sono finalmente arrivati all'ombra del Duomo.UNA MARCIA senza precedenti, rafforzata nei significati e nelle rivendicazioni dall'adesione di decine di Amministrazioni comunali, rappresentate dai sindaci con la fascia tricolore o dai loro delegati, da circa 60 associazioni e molti comitati civici.Ma i veri protagonisti sono stati i cittadini, la gente comune: a piedi, in bicicletta, sul monopattino; i più piccoli addirittura sul passeggino o sulle spalle dei papà. Un corteo lunghissimo, interminabile, colorato e chiassoso, «vestito» di striscioni e dalle numerosissime bandiere di «Basta Veleni»". La cronaca e le interviste su brescia.corriere.it

http://www.cdlbrescia.it




venerdì 1 aprile 2016

DEMOPOLIS: Referendum, l’Italia sceglierebbe il “sí”

A circa 3 settimane dal voto, l’Istituto Demopolis ha misurato le risposte dei cittadini sul quesito referendario, sulle ragioni del “sí” e del “no” e sulla conoscenza di questa scadenza. «Appena 1 elettore su 4 - spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento - si dichiara informato». Secondo il sondaggio, il 74% degli italiani vieterebbe il rinnovo delle attuali concessioni. La ragione prevalente di quanti si schierano per il “no”, è che l’Italia non può permettersi di rinunciare allo sfruttamento delle risorse petrolifere mentre i “sí” credono sia necessario proteggere le nostre coste italiane da ogni rischio ambientale. 


DOMENICA 3 APRILE 2016 - ARCI CAZZAGO SAN MARTINO in collaborazione con il GAS Caracol


giovedì 31 marzo 2016

Il referendum del 17 aprile

Cosa chiede esattamente il referendum?

Il referendum chiede che ci sia un divieto chiaro e assoluto di estrarre petrolio vicino alle coste marine (entro le 12 miglia marine). È vero infatti che le società petrolifere attualmente non possono aprire nuovi pozzi vicini alla costa, ma è anche vero che le attività già in corso (ce ne sono circa 100) possono continuare a operare senza limiti di tempo! Se vogliamo mettere definitivamente al riparo le coste italiane dalle attività petrolifere, dobbiamo votare Sì al referendum. In questo modo le concessioni petrolifere troppo vicine alla costa andrebbero progressivamente a cessare.

Ma è pericoloso il petrolio per il Mediterraneo?

Pericolosissimo. Un probabile sversamento andrebbe a distruggere le nostre coste, i nostri ecosistemi, le nostre vite: nessuno riesce a fermare le maree nere, neanche paesi come gli Stati Uniti (ti ricordi il drammatico incidente della
Deepwater Horizon nel Golfo del Messico?). Perché correre questo rischio? Solo per gli interessi delle multinazionali del petrolio? È bene poi ricordare che dalle piattaforme petrolifere vengono immesse nel mare una gran quantità di sostanze chimiche pericolose, sia per noi sia per il mare.
Un'altra cosa che nessuno ti racconta è che per la ricerca del petrolio viene utilizzata la tecnica dell'airgun (esplosioni sottomarine di aria compressa), molto pericolosa per la fauna marina: le onde sonore possono modificare i comportamenti e indebolire il sistema immunitario di molti animali. È probabile che gli airgun siano responsabili dello spiaggiamento anomalo di capodogli, balene e delfini. 

Insomma il gioco non vale la candela...

No, non vale proprio la candela. Pensa che anche se sfruttassimo tutti i giacimenti marini di petrolio sotto il mare italiano questo sarebbe appena sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale di greggio per 7 settimane... mentre allo stesso tempo esporremmo il nostro meraviglioso mare (molto delicato perché praticamente chiuso) al rischio di collasso.

Cosa c'entra questo referendum con il cambiamento climatico?

Il cambiamento climatico è il peggiore disastro ambientale prodotto dall'uomo sul pianeta. È sempre più evidente che se continuiamo così le nuove generazioni (la tua!) dovranno far fronte a veri e propri cataclismi. I gas responsabili del cambiamento climatico sono prodotti proprio dai combustibili fossi utilizzati per produrre energia (petrolio, carbone, gas). Esistono alternative energetiche amiche del clima (solare, eolico, etc.) ma non riescono ad imporsi sul mercato per i grandi interessi economici contrari.
Cercare di fermare lo sfruttamento petrolifero del Mediterraneo, nei luoghi più delicati e vulnerabili, è un modo anche per dire che siamo veramente preoccupati per quello che sta succedendo e che vogliamo delle politiche energetiche più attente alla natura e all'ambiente.

Esattamente, qual è il testo del referendum?

È un po' difficile ma provo a spiegartelo. La domanda del referendum è "Volete voi che sia abrogato l'art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, 'Norme in materia ambientale', come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 'Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)', limitatamente alle seguenti parole: 'per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale'?".
In sostanza il referendum ci chiede se vogliamo abrogare il fatto che i pozzi già autorizzati possano essere sfruttati dalle compagnie private fino ad esaurimento del giacimento ovvero senza limiti di tempo (mentre le norme europee stabiliscono che la concessione non superi il limite dei 30 anni), anche se si trovano nell'area proibita a queste attività (ovvero entro le 12 miglia marine dalla costa). La risposta è Sì, vogliamo che l'articolo sia abrogato e vogliamo che le concessioni abbiano scadenze allo scoccare della quali debbano andarsene da luoghi troppo delicati e pericolosi per il mare e per noi.

Però gli italiani utilizzano sempre di più la macchina per spostarsi: non è un controsenso?
 
È chiaro che oltre a ridurre l'estrazione del petrolio dal Mediterraneo dovremo darci da fare per cambiare le nostre abitudini energetiche. In primis il nostro paese deve impegnarsi per rendere i nostri spostamenti meno dipendenti dal petrolio. Ognuno di noi poi, nel suo piccolo, può fare qualcosa. Iniziamo con dare responsabilmente il nostro parere al referendum.