Sono uno degli oltre 15 milioni di persone che hanno votato per
il referendum delle trivelle. Non ho alcuna difficoltà a dire che
abbiamo perso. Chiedo però rispetto. Lo chiedo a Renzi, che parla di
“odio”, come se 15 milioni di persone fossero andate alle urne mosse da
una banale antipatia personale verso di lui. Non è così, caro leader.
Lei non ci crederà, ma come molti sono andato a votare per dare
regole certe all’estrazione, in modo da evitare – per esempio – che la
riduzione al minimo del pompaggio dia un doppio vantaggio ai petrolieri:
non pagare la royalty per mancato raggiungimento del limite estrattivo e
rimandare sine die gli ingenti costi dello smantellamento della
piattaforma, imposti a fine utilizzo del pozzo, dimostrando che
comunque qualche goccia si estrae sempre.
Mi riservo, però, una consolazione.
Per affinità ideale, i 15 milioni di persone che hanno votato in
questo referendum costituiscono uno zoccolo duro per il prossimo –
quello costituzionale – dove non ci sarà il quorum. Anche in quella
occasione, useremo il cervello, non l’odio. Un sentimento questo portato
in politica da Berlusconi, che ha inaugurato il vittimismo predatorio.
Quello di chi denuncia di essere bersaglio di un’ostilità immotivata per
commuovere i qualunquisti sentimentali e intanto acquista posizioni
sempre maggiori di potere e ricchezza. In questo, vedo una profonda
sintonia tra B e R, Entrambi sempre più forti di poteri e sedicenti
vittime dei poteri forti.
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