Il
I° febbraio 1945 il diritto di voto in Italia viene esteso anche alle
donne e il suffragio diventa effettivamente universale. L’atto che
concretizza il diritto di voto fu il decreto legislativo luogotenenziale
n.23 del governo Bonomi che vedeva riunite le forze antifasciste.
Decisivo fu l’impegno in questa direzione dei nuovi partiti di massa che
emergevano dalla fine della dittatura come i principali punti di
riferimento popolare.
In un’Italia
ancora divisa in due, con il Centro-Sud liberato e la Repubblica di
Salò nel Nord occupato dai tedeschi, a Roma su richiesta di De Gasperi e
Togliatti la questione venne esaminata dal Consiglio dei ministri il 24
gennaio 1945. Il 30 si ebbe l’approvazione, ratificata con il decreto
luogotenenziale n. 23, datato 1° febbraio 1945.
Il
diritto al voto, l’ingresso con piena cittadinanza nella vita politica
fu uno dei frutti di quel grande rivolgimento democratico che fu la
Resistenza antifascista, la lotta per la liberazione del nostro paese
dalla tirannide: il riconoscimento del contributo intelligente e
appassionato che tante donne italiane dettero alla lotta contro il
fascismo e la guerra.
Nell’ltalia
del Nord era ancora occupata dai nazi-fascisti l’annuncio viene da un
volantino dei Gruppi di difesa della donna che circola
clandestinamente: “Donne italiane, il governo dell’Italia libera ha
riconosciuto in questi giorni il voto alle donne. …E’ un diritto che
esse si sono conquistate partecipando a tutte le lotte popolari contro
tedeschi e fascisti, prendendo parte attiva nella lotta di liberazione
nazionale”.
Nel corso della Resistenza la questione era stata posta con forza dalla organizzazioni femminili.
Nell’ottobre
1944 l’UDI, insieme a due associazioni che avevano alle spalle una
storia gloriosa, e cioè l’Alleanza femminile pro suffragio e la
FILDIS (Federazione italiana laureate e diplomate istituti
superiori), inviò un promemoria al capo del governo Bonomi, affinché
l’estensione alle donne del voto e dell’eleggibilità fosse tenuta
presente nell’elaborazione delle leggi elettorali da introdurre per le
future consultazioni.
Nello stesso mese, più esattamente il 25, sempre l’UDI indisse a Roma un incontro con le esponenti di DC, PRI, PCI, PSIUP, Partito d’Azione, PLI, Sinistra cristiana, Democrazia del lavoro e delle due associazioni già nominate. Dalla riunione nacque un Comitato pro voto, che il 27 sottopose un promemoria al CLN nazionale. Il 15 novembre un gruppo di donne presentò una mozione al CLN (DOC. 8a) e nello stesso mese il Comitato pro voto si fece promotore di altre iniziative, come la stampa di un opuscolo e la stesura di una petizione, diffusa dal Comitato di iniziativa dell’UDI, per raccogliere il maggior numero possibile di firme.
Nello stesso mese, più esattamente il 25, sempre l’UDI indisse a Roma un incontro con le esponenti di DC, PRI, PCI, PSIUP, Partito d’Azione, PLI, Sinistra cristiana, Democrazia del lavoro e delle due associazioni già nominate. Dalla riunione nacque un Comitato pro voto, che il 27 sottopose un promemoria al CLN nazionale. Il 15 novembre un gruppo di donne presentò una mozione al CLN (DOC. 8a) e nello stesso mese il Comitato pro voto si fece promotore di altre iniziative, come la stampa di un opuscolo e la stesura di una petizione, diffusa dal Comitato di iniziativa dell’UDI, per raccogliere il maggior numero possibile di firme.
Questo il testo della mozione presentata al Comitato di liberazione nazionale
da Angela Maria Cingolani Guidi, Josette Lupinacci, Rita Montagnana
Togliatti, Bastianina Musu Martini, Emilia Siracusa Cabrini (Noi Donne –
Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane,
a. I, n. 6, Roma, 15 novembre 1944):
a. I, n. 6, Roma, 15 novembre 1944):
Le
rappresentanze dei centri femminili del Partito Liberale,
Democratico cristiano, Democratico del lavoro, del Partito d’Azione, del
Partito socialista e del Partito comunista italiano interpreti delle
diffuse aspirazioni delle donne italiane chiedono al Comitato di
Liberazione Nazionale di sostenere presso il governo il diritto delle
donne italiane di partecipare alle prossime elezioni amministrative su
un piano di assoluta parità cogli uomini.
Benché
i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale si siano già da tempo e
in più occasioni espressi in senso favorevole all’estensione
dei diritti politici alle donne, il governo nel dare inizio alle
operazioni preparatorie per la compilazione delle liste e la
designazione dei seggi ha mostrato sino ad oggi di voler assolutamente
ignorare questo importante aspetto del programma di democratizzazione
del paese.
Un tale atteggiamento è in netto contrasto con i principi fondamentali del diritto pubblico della quasi totalità dei paesi democratici, dagli Stati Uniti d’America alla Cina, dall’URSS all’Africa del Sud.
Un tale atteggiamento è in netto contrasto con i principi fondamentali del diritto pubblico della quasi totalità dei paesi democratici, dagli Stati Uniti d’America alla Cina, dall’URSS all’Africa del Sud.
Indicativo
per l’Italia in questo senso, ci sembra l’esempio del Comitato di
Liberazione francese che nell’annunziare la data delle prime elezioni
amministrative, dopo quattro anni di occupazione tedesca, ha
contemporaneamente riconosciuto alle donne il diritto di parteciparvi.
Del resto in Italia la questione del diritto di voto amministrativo alle
donne, sollevata più volte sin dalla proposta Minghetti del 1861, aveva
già ottenuta
l’approvazione della Camera nel 1920, con l’emendamento Sandrini che non fu sottoposto all’esame dell’altro ramo del Parlamento per la chiusura di quella Legislatura. Pertanto, l’accoglimento della legittima rivendicazione delle donne italiane si riallaccerebbe anche alla tradizione democratica nazionale del periodo fascista.
l’approvazione della Camera nel 1920, con l’emendamento Sandrini che non fu sottoposto all’esame dell’altro ramo del Parlamento per la chiusura di quella Legislatura. Pertanto, l’accoglimento della legittima rivendicazione delle donne italiane si riallaccerebbe anche alla tradizione democratica nazionale del periodo fascista.
Fra
i numerosissimi argomenti che potrebbero suffragare la tesi
più largamente favorevole alle rivendicazioni politiche femminili si
ricorda soltanto che mentre quattro anni di durissima guerra hanno
eguagliato nei sacrifici e nei rischi la donna italiana agli stessi
combattenti dei fronti, la lotta di liberazione contro i nazifascisti ha
dimostrato la piena e consapevole solidarietà femminile con tutti i
militanti del fronte interno e delle bande partigiane e quindi la
raggiunta capacità di attiva collaborazione anche nell’opera di
ricostruzione.
Si sollecita quindi una precisa presa di posizione del Comitato di Liberazione Nazionale sul problema che interessa la metà della popolazione pensante del paese e di cui non può essere ulteriormente rimandata una piena soluzione, senza pericolo di un forte disorientamento delle masse femminili. Soluzioni parziali che eventualmente si prospettassero, tendenti a conferire pieni diritti solo a limitate categorie femminili, urterebbero profondamente quei principi di schietta democrazia per i quali l’Italia ha combattuto e combatte.
Si sollecita quindi una precisa presa di posizione del Comitato di Liberazione Nazionale sul problema che interessa la metà della popolazione pensante del paese e di cui non può essere ulteriormente rimandata una piena soluzione, senza pericolo di un forte disorientamento delle masse femminili. Soluzioni parziali che eventualmente si prospettassero, tendenti a conferire pieni diritti solo a limitate categorie femminili, urterebbero profondamente quei principi di schietta democrazia per i quali l’Italia ha combattuto e combatte.
Petizione da far firmare dal maggior numero di donne possibile
e da far approvare in apposite assemblee, riunioni, comizi femminili.
(Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane, a.
I, n. 7, Roma, 1° dicembre 1944)
Noi donne di ………………………………………. chiediamo
al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità nelle prossime elezioni amministrative.
Riteniamo che l’esclusione da tale diritto lascerebbe la donna in quella posizione di inferiorità in cui il fascismo ha voluto mantenerla, non solo all’interno dello Stato, ma anche nei confronti delle donne di tutti i paesi
civili.
Il fascismo con la sua folle politica di guerra ha distrutto i nostri focolari, ha disperso le nostre famiglie, ci ha posto di fronte a più gravi responsabilità nel lavoro, nell’educazione dei figli, nella quotidiana lotta per l’esistenza.
Contro il fascismo e contro l’oppressore tedesco abbiamo lottato accanto ai nostri uomini con tenacia e coraggio nei duri mesi dell’occupazione.
Sentiamo di esserci così acquistato il diritto di partecipare pienamente all’opera di ricostruzione del nostro paese.
Confidiamo pertanto che la nostra legittima aspirazione sia presa in esame dagli uomini del governo e sia finalmente resa alla donna d’Italia quella giustizia e quell’uguaglianza di diritti che è alla base di ogni ordinamento veramente democratico.
al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità nelle prossime elezioni amministrative.
Riteniamo che l’esclusione da tale diritto lascerebbe la donna in quella posizione di inferiorità in cui il fascismo ha voluto mantenerla, non solo all’interno dello Stato, ma anche nei confronti delle donne di tutti i paesi
civili.
Il fascismo con la sua folle politica di guerra ha distrutto i nostri focolari, ha disperso le nostre famiglie, ci ha posto di fronte a più gravi responsabilità nel lavoro, nell’educazione dei figli, nella quotidiana lotta per l’esistenza.
Contro il fascismo e contro l’oppressore tedesco abbiamo lottato accanto ai nostri uomini con tenacia e coraggio nei duri mesi dell’occupazione.
Sentiamo di esserci così acquistato il diritto di partecipare pienamente all’opera di ricostruzione del nostro paese.
Confidiamo pertanto che la nostra legittima aspirazione sia presa in esame dagli uomini del governo e sia finalmente resa alla donna d’Italia quella giustizia e quell’uguaglianza di diritti che è alla base di ogni ordinamento veramente democratico.
http://www.rifondazione.it
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