LA NOTA DEL SEGRETARIO DELLA CAMERA DEL LAVORO DI BRESCIA
Accordo sulla rappresentanza, Galletti: «Un accordo contro la partecipazione»
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Accordo sulla rappresentanza, Galletti: «Un accordo contro la partecipazione»
Ero
contrario fin dall'inizio all'accordo sulla rappresentanza del 10
gennaio firmato da Confindustria con Cgil, Cisl, Uil, e le vicende
degli ultimi giorni stanno confermando tutte le mie perplessità.
All'Electrolux
di Pordenone i lavoratori sono in sciopero per dire no al cosiddetto
«piano Polonia» aziendale, che prevede una drastica riduzione degli
stipendi (da 1400 a 7-800 euro) e dei diritti. Nel frattempo, sempre a
Pordenone, l'associazione degli industriali mette sul tavolo un patto
territoriale che è una sorta di fotocopia della proposta Elecrolux.
A
Brescia ci sono aziende che stanno facendo proposte analoghe di
riduzione del costo del lavoro, intervenendo su pause, azzerando i
vecchi accordi o riducendo le maggiorazioni per il lavoro notturno. Il
messsaggio che arriva è chiaro: meno salari, meno diritti. È il modello
Pomigliano che si estende su tutto il territorio nazionale, quello che
dice: o fate così, o chiudiamo (o ce ne andiamo in Polonia, o da
un'altra parte). È lo stesso modello – i numeri a volte aiutano – che
ha portato la Fiat a produrre 380 mila autovetture nel 2013 su un totale
di immatricolazioni di 1,3 milioni.
L'accordo
sulla rappresentanza rischia di diventare una copertura al degrado di
diritti e salario, avallando l'idea che questa sia la strada per uscire
dalla crisi. Pone un limite minimo di rappresentatività (il 5% tra
iscritti e voti ottenuti nel rinnovo delle rsu) ma aggiunge una «e» che
preoccupa: quella che impone che al tavolo nazionale possano sedersi
solo i sindacati che hanno sottoscritto piattaforme unitarie o hanno
sottoscritto in passato accordi. Insomma, checché se ne dica, l'accordo
non risolve affatto il problema dell'esclusione dai tavoli di
contrattazione di sindacati fortemente rappresentativi e rispetto al
quale la stessa Corte Costituzionale è intervenuta a proposito delle
vicende Fiat, imponendo il rientro della Fiom come sindacato.
Altri
aspetti dell'accordo sono ancora peggiori. Mi soffermo su uno, quello
relativo alle sanzioni per le organizzazioni sindacali e le Rsu
contrarie agli accordi aziendali. I contratti, si legge nell'accordo,
saranno considerati approvati una volta ottenuta la maggioranza delle
Rsu, senza quindi il voto dei lavoratori. Stiamo parlando di accordi che
possono derogare dalla contrattazione nazionale, che intervengono su
prestazioni lavorative, orari, organizzazione del lavoro, salario. Cose
importanti, che intervengono direttamente nella vita delle persone, che
sul luogo di lavoro trascorrono un terzo della giornata ma che, in base a
questo accordo, non possono votare. Bastano le Rsu dice l'accordo,
introducendo una perla nella quale si dice che se un delegato cambia
idea e sindacato viene sostituito da quello che lo ha preceduto ai
tempi dell'elezione. Alla faccia dell'autonomia di mandato, verrebbe da
dire, e ritornano alla memoria le ironie sui parlamentari «nominati» e
succubi dei padri padrone di partito. La democrazia è in crisi, ovunque,
e nei luoghi di lavoro la si comprime ancor di più. Davvero è così
impossibile far votare i lavoratori su accordi che riguardano la loro
esistenza?
Un
sindacato già in crisi di rappresentanza, che non vuole trasformarsi in
fortezza, deve aprirsi alla partecipazione, sperimentare forme nuove di
democrazia, non temere il giudizio e il voto dei lavoratori. Con questo
accordo tutto questo non viene fatto ed è per questo che sono
contrario. Ci sono aspetti positivi, dicono alcuni, ma che restano
decisamente in ombra rispetto alla sostanza e agli esempi che ci
arrivano proprio in queste ore da Pordenone e che qualcuno vorrebbe
portare presto anche a Brescia.
Siamo
conservatori, dicono alcuni. Forse su alcune cose sì, ma chiedo: il
piano Electrolux che ad altri piace – quello che fa crollare i salari da
1400 a 800 euro - ci proietta nel 21esimo secolo o ci riporta al
19esimo? E,
su un accordo del genere, in futuro potranno i lavoratori opporsi, col
loro voto o scioperando, o saranno costretti a subire?
Damiano Galletti
segretario generale Camera del Lavoro di Bresciahttp://www.cgil.brescia.it
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