martedì 17 dicembre 2013

Salvini tra forconi, Le Pen e Putin

Nordestra. Al via oggi a Torino il congresso del Carroccio: ospite d’onore l’estrema destra europea
15pol2-sotto-matteo-salvini1«Stiamo lavo­rando per una coa­li­zione euro­pea che alle ele­zioni di mag­gio dia la spal­lata finale a que­sta Unione (Euro­pea) Sovie­tica. Abbiamo invi­tato al nostro con­gresso Marine Le Pen e Geert Wil­ders, gli austriaci di Stra­che, i fiam­min­ghi e gli slo­vac­chi e anche tre par­la­men­tari del par­tito di Putin. Insomma, quelli dell’Europa delle patrie. Se sapremo «fare lega con que­ste forze che come noi inten­dono lot­tare per sovra­nità, indi­pen­denza, futuro e spe­ranza, alla fine vin­ce­remo».
A chi si stesse chie­dendo quale potesse essere l’approdo della Lega Nord nell’era del dopo-Bossi, rispon­dono impli­ci­ta­mente le parole di Mat­teo Sal­vini che, reduce dalla pri­ma­rie che lo hanno visto trion­fare pro­prio sul sena­tùr la scorsa set­ti­mana, si appre­sta ad essere nomi­nato nuovo segre­ta­rio fede­rale del Car­roc­cio nel con­gresso straor­di­na­rio in pro­gramma oggi al Lin­gotto di Torino. Ad un anno dal pas­sag­gio del testi­mone tra Umberto Bossi e la gene­ra­zione dei fon­da­tori da un lato e Roberto Maroni e i suoi fidati «qua­ran­tenni», tra cui, oltre a Sal­vini, spicca il nome del sin­daco di Verona Fla­vio Tosi, dall’altro, il resty­ling leghi­sta appare così com­ple­tato. Il pro­filo che emerge sem­bra avere due volti, anche se si ha l’impressione che sia soprat­tutto nel segno della radi­ca­lità che si cer­cano di ricon­qui­stare, con parole d’ordine e un’immagine sem­pre più dura, i molti voti persi negli ultimi anni dal partito.
Se infatti la difesa a oltranza del rap­porto con il cen­tro­de­stra per man­te­nere la guida del governo regio­nale in Lom­bar­dia, Veneto e Pie­monte, è il perno della poli­tica nazio­nale della Lega, pro­prio la ker­messe di Torino è desti­nata a con­sa­crare la nuova alleanza con l’estrema destra e il popu­li­smo euro­scet­tico e xeno­fobo dell’intero con­ti­nente. Fino ad oggi, in Europa, la Lega aveva stretto pre­va­len­te­mente legami con movi­menti iper­cri­tici nei con­fronti della Ue come l’Ukip, il Par­tito per l’indipendenza del Regno Unito, e solo sal­tua­ria­mente con l’estrema destra, come ad esem­pio con i fiam­min­ghi del Vlaams Belang. Ma il par­terre degli ospiti del Lin­gotto rivela invece tutto un altro disegno.
Non ci sarà in carne ed ossa la lea­der del Front Natio­nal fran­cese, impe­gnata in patria, ma il «bla­sone» di casa Le Pen sarà in ogni caso ben rap­pre­sen­tato da sua nipote, la gio­vane Marion Mare­chal Le Pen, eletta lo scorso nel par­la­mento di Parigi. Con lei, ci saranno anche il cam­pione dell’islamofobia olan­dese Geert Wil­ders, lea­der del Par­tito per la libertà, e l’austriaco Heinz Chri­stian Stra­che, alla testa dei liberal-nazionali dell’Fpö che ha appena por­tato oltre la soglia del 20% dei con­sensi e che è con­si­de­rato come l’erede poli­tico di Jörg Hai­der.
Attesi a Torino anche i rap­pre­sen­tanti del già citato Vlaams Belang, noti per le loro nostal­gie per il pas­sato col­la­bo­ra­zio­ni­sta della regione del nord del Bel­gio, dei Demo­cra­tici sve­desi, fino a pochi anni fa solo un ombrello legale delle bande raz­zi­ste, del Par­tito Nazio­nale Slo­vacco, fero­ce­mente anti-rom, del Par­tito Con­ser­va­tore bul­garo e del movi­mento polacco di Soli­darna Pol­ska. Infine, a chiu­dere le danze, alcuni par­la­men­tari di Rus­sia Unita, il partito-régime di Vla­di­mir Putin, per­so­nag­gio defi­nito dalla Pada­nia come un valido alleato dell’Europa in chiave anti-Usa e pre­sen­tato come l’ultimo baluardo a difesa dei «valori cri­stiani dell’Europa (tra­volta) dall’immigrazione di massa favo­rita dal poli­ti­cally cor­rect». E pro­prio il quo­ti­diano leghi­sta, al pari di quanto fatto da alcuni lea­der dei “for­coni” in que­sti giorni, non esita ad evo­care il com­plotto mondialistico-finanziario» del gruppo Bil­der­berg anche per spie­gare la crisi economica.
Il soste­gno al movi­mento dei for­coni, «gente che ha tutte le ragioni del mondo», la guerra dichia­rata alla Ue e alla moneta unica, «que­sta non è l’Unione euro­pea, ma un gulag (…), uscire dall’Euro è una «neces­sità» e l’annuncio delle bar­ri­cate sul fronte dell’immigrazione, con­tro «il buo­ni­smo dei salotti chic della sini­stra e le diret­tive comu­ni­ta­rie «porte aperte», rap­pre­sen­tano del resto l’asse della nuova Lega di Sal­vini, deci­sa­mente schie­rata all’attacco pro­prio come i suoi nuovi e peri­co­losi alleati. E pen­sare che la cam­pa­gna elet­to­rale per le euro­pee ancora non è iniziata.

da il manifesto

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