Quello
che il governo chiama pacchetto lavoro a tutti gli effetti è un
“pacco”. Di incentivi alle imprese ce ne sono milioni ma non servono a
nulla se le imprese non hanno lavoro: questo si può produrre unicamente
rilanciando i consumi, cioè aumentando il reddito delle famiglie, non
dando ulteriori soldi alle imprese.
Ma di questo nel provvedimento non
c’è traccia come non c’è traccia di alcun intervento pubblico in
economia. In secondo luogo – da cosa si capisce – larga parte del
provvedimento è costituito da fiscalizzazioni di oneri sociali e quindi
il costo viene scaricato sull’INPS: in questo modo i contributi alle
imprese vengono pagati dai lavoratori e si pongono le condizioni per
nuovi deficit dell’INPS. Cosa abbia a che vedere questo provvedimento
con una seria lotta alla disoccupazione francamente non è dato sapere.
Per questo, visto che non lo fa il governo, sabato Rifondazione
Comunista presenterà il proprio piano per il lavoro in cui avanzerà una
proposta per dar vita a 2 milioni di posti di lavoro: il minimo che oggi
un governo serio dovrebbe fare.
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