giovedì 27 giugno 2013

Quello che il governo chiama pacchetto lavoro a tutti gli effetti è un “pacco”. Di incentivi alle imprese ce ne sono milioni ma non servono a nulla se le imprese non hanno lavoro: questo si può produrre unicamente rilanciando i consumi, cioè aumentando il reddito delle famiglie, non dando ulteriori soldi alle imprese. 
Ma di questo nel provvedimento non c’è traccia come non c’è traccia di alcun intervento pubblico in economia. In secondo luogo – da cosa si capisce – larga parte del provvedimento è costituito da fiscalizzazioni di oneri sociali e quindi il costo viene scaricato sull’INPS: in questo modo i contributi alle imprese vengono pagati dai lavoratori e si pongono le condizioni per nuovi deficit dell’INPS. Cosa abbia a che vedere questo provvedimento con una seria lotta alla disoccupazione francamente non è dato sapere. 
Per questo, visto che non lo fa il governo, sabato Rifondazione Comunista presenterà il proprio piano per il lavoro in cui avanzerà una proposta per dar vita a 2 milioni di posti di lavoro: il minimo che oggi un governo serio dovrebbe fare.

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