La priorità di Beppe Grillo
è servire all’opinione pubblica una brodaglia in cui il bambino è stato
annegato e triturato nell’acqua sporca: lo ius soli diventa tutt’uno
con il dimezzamento delle pene per i mafiosi dal colletto bianco, il
condono edilizio va mano nella mano con i matrimoni gay. Pazienza se su
questi ultimi Grillo dice di essere anche d’accordo: “Non sono una priorità“, scrive sul suo blog.
Gay, lesbiche e trans verranno tra un mese, tra un anno, forse mai.
Precedenza ad altri problemi, cioè precedenza agli eterosessuali, agli
italo-italiani, ai soliti noti (anche se non si deve dire).
La priorità del Partito Democratico è
riconoscere i diritti, ovviamente. Di matrimoni meglio non parlarne, ma
riconoscere le unioni registrate alla tedesca (o le civil partnership
alla tedesca o i diritti dei conviventi alla vaticana o i concubinaggi
particolari alla austro-ungarica o i legami sodomitici alla saudita) è
sicuramente una priorità. Da realizzare tra un mese, tra un anno, magari
mai. Precedenza a qualche migliaia di proposte non prioritarie,
possibilmente aborrite dalla quasi totalità degli iscritti e dei
simpatizzanti del partito (anche se non si può dire).
La priorità del Popolo della Libertà
è sempre lui: Berlusconi. E la sua corte criminale e criminogena. E le
corti dei suoi cortigiani. La dignità delle persone LGBTQ* non verrà
riconosciuta tra un mese, non verrà riconosciuta tra un anno,
sicuramente non verrà riconosciuta mai. Precedenza a modelli arcaici di
famiglia, derisi privatamente dai loro paladini pubblici, e all’odio e
al disprezzo per gli omosessuali, le donne, i “diversi” (e questo lo si
deve dire a gran voce, tanto dietro al ditino della Carfagna e alle
litanie di Bondi la destra riesce a nascondere molto bene la montagna
della propria omofobia).
La priorità dei politici gay
(le lesbiche e le persone trans sono scomparse dal panorama
istituzionale nazionale, sopravvivono a stento in quello locale, ma non
sembra che la cosa turbi nessuno) è il matrimonio. Sui diritti LGBTQ* è
un continuo fornire lezioncine, sempre precise e condivisibili,
ovviamente. Sui diritti degli altri, invece, troppo spesso è un continuo
“tra un mese, tra un anno, su per giù mai”.
Così per la ex dirigente lesbica del PD laziale la priorità erano le primarie romane, non la dignità di un’intera etnia (Il grande colibrì). E l’ex vicepresidente gay del PD nazionale si chiedeva “se
chi ha una sensibilità per i diritti civili debba ragionevolmente avere
una sensibilità anche per la situazione di chi non ha garanzie
[lavorative]. Questo mi pare ragionevole, ma non credo a un movimento
GLBTQ* che si fa carico di una piattaforma politica a 360 gradi come
fosse un partito politico” (Il grande Connessioni tra le battaglie del movimento rainbow e la difesa dei
diritti dei lavoratori? Su questo non si sa proprio cosa dire…
Intanto la priorità di Wassim, immigrato dal Marocco qualche anno fa, e del suo fidanzato Marco
è restare insieme. Wassim ha il permesso di soggiorno in scadenza e non
potrà rinnovarlo, anche se lavora: fa le pulizie in una discoteca gay,
ma in nero. La priorità del suo datore di lavoro è risparmiare,
del futuro della coppia cosa gliene importa? Marco immaginava di
assumere Wassim come collaboratore domestico, per fargli rinnovare il
permesso, ma ha appena saputo che il suo contratto da precario non verrà
rinnovato: lo stipendio di un colf era difficile da giustificare già
prima, ma adesso? A loro servirebbe un lavoro in regola per Wassim. O la
possibilità di sposarsi. L’una o l’altra cosa, meglio entrambe. Per ora
nessuna, dicono loro.
Anche per Luca la priorità è trovare un lavoro. Lui è in cerca della prima occupazione, suo fratello maggiore è stato licenziato, suo padre è in cassa integrazione,
sua madre appena può aiuta qualche signora. Luca abita in provincia,
fino a qualche anno fa frequentava un’associazione gay di Milano,
qualche volta faceva un giro in sauna. Il che significava qualche litro
di benzina, una pizza (o almeno un pezzo di focaccia), una bibita, una
tessera Arcigay e il costo di un ingresso. Tutte spese che ora non può
più permettersi. L’attivismo, le amicizie, il sesso? Tra un mese, un
anno, mai, dice Luca con angoscia.
La priorità dell’Italia – mi pare – è
sempre più quella di costruire priorità articolate, che riescano a
mettere insieme diritti politici, sociali, civili ed economici, che
riescano a considerare gli individui e le collettività in tutte le loro
complessità, che riescano ad includere tutte le persone. La
priorità della politica italiana – mi pare – è quella di abbandonare il
gioco delle “altre priorità” o delle priorità personali o di gruppo che
serve solo a giustificare il proprio immobilismo, la propria indifferenza, il proprio egoismo, a volte persino il proprio odio che, per fortuna, non può dire il suo nome.
PIER CESARE NOTAROda il grande colibrì.com
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