CRISI. L´allarme emerge dai dati dell´Osservatorio semestrale di Censis-Confcommercio
Una famiglia su quattro non paga più le bollette
In un anno triplicata la quota di chi posticipa i pagamenti È calata invece del 6% quella di chi chiede aiuto alle banche
ROMA
Le famiglie italiane arrancano sempre di più per arrivare a fine mese. Una su 4 non riesce a pagare le bollette e le rate del mutuo, tre su 10 rinviano i pagamenti e al negoziante, come accadeva negli anni Sessanta, chiedono di segnare il dovuto bel «quadernetto». È la fotografia che emerge dell´Osservatorio semestrale Censis-Confcommercio, il quale evidenzia inoltre come sia triplicata in 12 mesi, la quota delle famiglie che posticipa ormai tutti i pagamenti: erano il 13% a marzo 2012, sono salite al 32% a marzo. Il 44% afferma di aver intaccato i risparmi in banca e tre su 10 bussano ad amici e conoscenti per chiedere un prestito. In compenso, cala al 6% chi si rivolge alla banca. La sintesi della ricerca si può consultare sul sito www. vonfcommercio.it.
«La fiducia delle famiglie ha toccato i minimi storic i, 11 milioni temono di mantenere il loro tenore di vita, il 28% non è in grado di far fronte alle scadenze dei pagamenti», ha sottolineato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che a fronte di un quadro così drammatico, chiede al governo di «cestinare l´aumento dell´Iva previsto per luglio e procedere all´immediata progressiva riduzione delle tasse per le famiglie e per il lavoro». Quello che serve, ripete Sangalli è una una spinta ai consumi interni che valgono l´80% del pil.
«Questa lunga crisi sta cancellando la parte più vitale del Paese, nel 2013 chiuderanno 250mila imprese del terziario di mercato e dell´artigianato» ha sottolineato Sangalli, rivolgendo un appello alla politica: «Gli imprenditori hanno perso la pazienza. Adesso tocca a voi». E il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è tornato a sottolineare la mancanza nel sistema di liquidità, che, una volta immessa andrebbe a favorire le imprese e, a cascata, tutta l´economia.
Il mercato del lavoro genera paure diffuse tra le famiglie, ha evidenziato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis. Quasi una su 3 ha conosciuto negli ultimi sei mesi, una riduzione del reddito, causa licenziamento, taglio di bonus o di straordinario o per altro genere di calamità. Il 25% teme di perdere il posto. «Undici milioni che pensano di non riuscire a mantenere il tenore di vita danno la misura della crisi», ha dichiarato Mariano bella, direttore Centro studi «non sono i soggetti fragili bensì manager, dirigenti da 150mila euro l´anno, quelli che pagano servizi e infrastrutture. Un dato allarmante».
SENZA RACCOMANDAZIONE, NIENTE LAVORO. Un Paese spaventato, che però non rinuncia al desiderio: tanto che la propensione al consumo si impenna tra 2012-2013, registra l´Osservatorio. Se non fossero zavorrati dalla paura, insomma, gli italiani sarebbero pronti alla ripresa. Ma senza illusioni: nonostante la crisi, quasi 8 su 10 risponde no all´idea di abbandonare l´euro per tornare alla lira. E il posto? Senza una raccomandazione, risponde uno su due, inutile cercarlo.
Le famiglie italiane arrancano sempre di più per arrivare a fine mese. Una su 4 non riesce a pagare le bollette e le rate del mutuo, tre su 10 rinviano i pagamenti e al negoziante, come accadeva negli anni Sessanta, chiedono di segnare il dovuto bel «quadernetto». È la fotografia che emerge dell´Osservatorio semestrale Censis-Confcommercio, il quale evidenzia inoltre come sia triplicata in 12 mesi, la quota delle famiglie che posticipa ormai tutti i pagamenti: erano il 13% a marzo 2012, sono salite al 32% a marzo. Il 44% afferma di aver intaccato i risparmi in banca e tre su 10 bussano ad amici e conoscenti per chiedere un prestito. In compenso, cala al 6% chi si rivolge alla banca. La sintesi della ricerca si può consultare sul sito www. vonfcommercio.it.
«La fiducia delle famiglie ha toccato i minimi storic i, 11 milioni temono di mantenere il loro tenore di vita, il 28% non è in grado di far fronte alle scadenze dei pagamenti», ha sottolineato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che a fronte di un quadro così drammatico, chiede al governo di «cestinare l´aumento dell´Iva previsto per luglio e procedere all´immediata progressiva riduzione delle tasse per le famiglie e per il lavoro». Quello che serve, ripete Sangalli è una una spinta ai consumi interni che valgono l´80% del pil.
«Questa lunga crisi sta cancellando la parte più vitale del Paese, nel 2013 chiuderanno 250mila imprese del terziario di mercato e dell´artigianato» ha sottolineato Sangalli, rivolgendo un appello alla politica: «Gli imprenditori hanno perso la pazienza. Adesso tocca a voi». E il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è tornato a sottolineare la mancanza nel sistema di liquidità, che, una volta immessa andrebbe a favorire le imprese e, a cascata, tutta l´economia.
Il mercato del lavoro genera paure diffuse tra le famiglie, ha evidenziato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis. Quasi una su 3 ha conosciuto negli ultimi sei mesi, una riduzione del reddito, causa licenziamento, taglio di bonus o di straordinario o per altro genere di calamità. Il 25% teme di perdere il posto. «Undici milioni che pensano di non riuscire a mantenere il tenore di vita danno la misura della crisi», ha dichiarato Mariano bella, direttore Centro studi «non sono i soggetti fragili bensì manager, dirigenti da 150mila euro l´anno, quelli che pagano servizi e infrastrutture. Un dato allarmante».
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