Secondo l'inchiesta i fondi destinati alla Lega (18 milioni nel 2011) sono stati usati per i figli del Senatur e per la vicepresidente del Senato Rosi Mauro. Ma anche per finanziare la campagna elettorale di Renzo alle regionali e per ristrutturare l'abitazione di famiglia in provincia di Varese
Secondo la Procura di Milano i conti della Lega sono fals
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Per i pm Robledo, Filippini e Pellicano, che hanno acquisito un rapporto della Gdf e uno del Noe (Nucleo operativo dei Carabinieri) di Napoli, il bilancio della Lega “è inveritiero, non dà conto della reale natura delle uscite, non dà conto della gestione in ‘nero’”. Pertanto i magistrati oltre ai reati di appropriazione indebita, contestano a Belsito anche il reato di truffa ai danni dello Stato.
E i magistrati ricordano che alla Lega ogni anno vengono accreditate somme “significative” da Camera e Senato come rimborso per le spese elettorali. Nell’agosto del 2011 la Lega ha avuto “18 milioni di euro”. Una somma che ha avuto come presupposto “la validazione del rendiconto del 2010 sul quale vi è prova della falsità”.
Secondo l’accusa ci sono elementi “inequivocabili” che la gestione della tesoreria della Lega è “opaca” fin dal dal 2004. Il reato di appropriazione indebita aggravata è contestato oltre che a Belsito a Stefano Bonet e Paolo Scala “con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord”.
Belsito è accusato anche di truffa aggravata ai danni dello Stato “con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali e somme percepite dall’erario per la distribuzione del 4/1000 sulle imposte dirette”.
Infine la procura di Milano contesta a Belsito e Bonet il reato di truffa ai danni dello Stato per il contributo dello Stato sotto forma di credito di imposta a favore della società Siram di Milano.
Il 3 febbraio, il 5 e l’8 marzo 2012 i magistrati ricevono dalla Gdf delle relazioni su operazioni sospette. La prima:il prelievo di 95 mila euro da parte di Belsito, nel dicembre 2010, per “alimentare la cassa del partito”. Così il tesoriere leghista avrebbe detto alla Banca che ha fatto la segnalazione. Seconda e terza operazione: si riferiscono agli investimenti della Lega in Tanzania e a Cipro per 6 milioni di euro.
L’investimento in Tanzania era stato effettuato da Bonet “soggetto già segnalato per una possibile truffa ai danni dello Stato”. E proprio sugli investimenti sospetti in Tanzania e Cipro con fondi della Lega la procura di Milano aveva ricevuto anche un esposto di un militante del Carroccio. Nel fascicolo dell’inchiesta ci sono intercettazioni della procura di Reggio Calabria che coinvolgono Belsito e alcuni indagati in un procedimento per riciclaggio e associazione a delinquere.
Chi è Francesco Belsito, dalle lauree tarocche alla tesoreria della Lega
Il curriculum di Francesco Belsito è costellato di ombre, dalle finte lauree agli incarichi d’oro in aziende pubbliche, fino agli investimenti esotici con la cassa della Lega che gli hanno portato addosso le indagini delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Il tesoriere della Lega Nord ha messo piede nella politica quasi per caso, partendo come autista tuttofare e trascorsi come buttafuori nelle discoteche della Riviera. Genovese, 41 anni, ex titolare di un’impresa di pulizie a un certo punto mette la poltica locale nel suo puntatore. Inizialmente in azzurro poi in verde. Militante di Forza Italia diventa portaborse dell’ex ministro della Giustizia del governo Berlusconi Alfredo Biondi. Nel 2002 sposa la causa della Lega che pur non essendo epicentro del mondo, offre grandi occasioni a chi vuol intraprendere una carriera fulminante con grandi spazi di manovra.
Con abilità archivia i lavori incerti. Si costruisce per strada i titoli necessari a ben altra carriera, lavorando alacremente per ricavarsi uno spazio fuori dal satellite ligure e dentro la capitale del mondo padano, il cuore del partito. A Genova è già uno che conta anche grazie a cariche non strettamente politiche ma sempre in ambito pubblico e su poltrone di sicuro potere. Prima diventa consigliere d’amministrazione della Filse (Finanziaria ligure per lo sviluppo economico), che opera in seno alla Regione Liguria, poi addirittura vicepresidente di Fincantieri. Di lui si inizia a parlare, il suo passato finisce sotto la lente dei giornali locali soprattutto per via delle lauree, ben due, risultate poi tarocche. La prima in Scienze politiche a Londra e l’altra in comunicazione a Malta, entrambe sono state però giudicate nulle. Perfino sull’autenticità del diploma di perito conseguito in un istituto napoletano (il Pianma-Fejevi di Frattamaggiore, poi fallito) ci sono forti dubbi. Nessuno fa un plissé dentro la Lega. Anche quando le cronache si riempiono di comportamenti disinvolti di Belsito, come la sua abitudine di parcheggiare la sua Porsche Cayenne nera nei posti riservati alla Questura di Genova, suscitando qualche malumore nei poliziotti locali.
Il suo nome poi ricompare nelle pagine della politica nazionale quando esplode il caso Ruby. A seguito di una perquisizione dell’abitazione di Karima el Mahroug di un biglietto con la dicitura “Francesco B., presidenza del Consiglio dei ministri”. Ma ormai Belsito è un intoccabile. Ha conquistato la fiducia della famiglia Bossi e del cosiddetto “cerchio magico” che circonda il leader. Grazie a questo sodalizio di ferro riesce finalemente a smarcarsi dall’imbuto del Tigullo e a collezionare incarichi chiave dentro il partito nazionale, prima come vice segretario della Lega Nord Liguria e dal 2009 come tesoriere. Ed è a questo incarico che fanno riferimento le indagini sulle misteriose operazioni finanziarie fatte coi soldi del partito che portano lontano. In particolare il 10 gennaio scorso Belsito, proprio in qualità di tesoriere, avrebbe stanziato oltre 7 milioni di rimborsi elettorali in investimenti in paesi stranieri come Tanzania, Cipro e Norvegia. Emergono poi altri movimenti “particolari” (che fanno lamentare a Belsito la violazione del segreto bancario) nell’ultimo semestre del 2011 sui conti correnti liguri della Lega. Da lì sono stati staccati assegni per un valore complessivo di 450mila euro. Poi risultano trasferiti dai conti liguri circa 700mila euro ad altri conti correnti della Lega Nord, su cui avrebbe la firma sempre Belsito come amministratore del partito. Questi movimenti “sospetti” hanno da sempre fatto storcere il naso a diversi esponenti del Carroccio, a partire dal consigliere comunale leghista di Milano ed eurodeputato Matteo Salvini.
dal Fatto Quotidiano
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