lunedì 16 novembre 2009

LA CGIL PORTA A PIAZZA DEL POPOLO PIÙ DI CENTOMILA PERSONE.

E' questo il risultato della grande mobilitazione di Sabato 14 novembre, contro la crisi economica e contro il "muro di gomma" di palazzo Chigi.
Una mobilitazione che ha visto la presenza di tante delegazioni di quasi tutte le categorie del settore manifatturiero (edili, chimici e metalmeccanici) a fianco a tanti lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego e della scuola. In tanti pure i pensionati, che hanno affollato le prime file sotto al palco fin dalle prime ore dell'iniziativa e assicurato una presenza massiccia anche durante il corteo. Le conseguenze della crisi che in un anno ha tagliato 570 mila posti di lavoro (un milione nel 2010) di cui 300 mila tra i precari e accumulato 670 milioni di ore di cassa integrazione si fanno sentire.
Usando purtroppo toni mordibi e fortemente unitari nei confronti di Cisl e Uil, il leader di Corso d'Italia non ha tolto nulla alla sostanza del discorso: i troppi "no" del Governo hanno messo di fatto il sindacato nelle condizioni di continuare a battersi. Il vulnus è rappresentato dal pacchetto sulle riduzioni fiscali, argomento che riscuote la sensibilità anche di Cisl e Uil. L'approvazione della legge finanziaria non ha fatto che aggravare la situazione. «Cosa dicono Cisl e Uil?», chiede Epifani. «Nel caso in cui si volesse fare lo sciopero generale sul fisco, la Cgil è ovviamente pronta ed è in prima fila», aggiunge; e ricorda anche come «nei giorni scorsi i segretari di Cisl e Uil hanno detto che, se il governo non avesse diminuito il fisco su pensionati e lavoratori, come per gli altri, sarebbero stati pronti a uno sciopero generale».
Ma nelle richieste della Cgil ci sono anche gli ammortizzatori sociali, per dipendenti e precari, gli investimenti e il patto di stabilità. Tutti punti sui quali il Governo ha osservato la linea del silenzio più assoluto. Ce ne è anche per Confindustria, accusata dal leader della Cgil di dare giudizi altalenanti sulla finanziaria del Governo
Al corteo hanno aderito Il Prc, il Pdci, Sinistra e Libertà, Sinistra Critica e Italia dei Valori.Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, che è intervenuto alla manifestazione della Cgil a Roma da piazza Esedra a piazza del Popolo, ha detto: «Oggi in piazza per il lavoro e contro un governo che usa la crisi per favorire i padroni. Serve la proclamazione dello sciopero generale in tempi brevi.
Il 5 dicembre in piazza per chiedere le dimissioni di Berlusconi».
La manifestazione del 14 della Cgil deve essere il punto di partenza per arrivare rapidamente allo sciopero generale. In questo momento incertezze o messaggi confusi sono lussi che non ci si può permettere. E’ gravissimo il comportamento del governo, che minimizza la crisi o addirittura la nega, quando per milioni di lavoratori e pensionati sta per arrivare il periodo più nero. Le misure del governo sono o insufficienti o sbagliate o ingiuste, ed è importante contro di esse manifestare. Ma non ci si può fermare qui, soprattutto non si può lasciar fuori dallo scontro la Confindustria. Per questo ci vuole lo sciopero generale, uno sciopero che deve essere tale da bloccare il paese, coinvolgendo tutto il sistema delle imprese.
E’ necessario lo sciopero generale ed è necessaria una piattaforma chiara per esso. Per questo non è pensabile uno sciopero assieme a Cisl e Uil, a meno che queste organizzazioni non cambino profondamente linea. Scioperare assieme a chi ha fatto degli accordi separati, e della minaccia di essi, la propria filosofia sindacale, significa solo produrre confusione nel mondo del lavoro e indebolire le stesse piattaforme per cui si lotta. Per questo sbaglia Guglielmo Epifani quando rinvia a data da destinarsi lo sciopero generale, in attesa di un ritorno unitario con Cisl e Uil. In questo modo fa un doppio errore. Il primo è quello di non mettere in calendario una scadenza di lotta per la quale oggi c’è una domanda forte da parte di tutte e tutti coloro che oggi lottano per la difesa del lavoro e dei propri diritti. In secondo luogo Epifani sbaglia perché ridimensiona la gravità della scelta di Cisl e Uil di concordare regole e contratti violando le più elementari norme di democrazia e, tra i metalmeccanici, addirittura pretendendo come sindacati di minoranza di decidere per tutti. Difesa dell’occ
upazione, difesa del contratto nazionale, diritto alla democrazia, non possono essere separati. Vanno sostenuti assieme, perché il disegno della Confindustria e del governo li colpisce e li mette in discussione assieme. Per questo la manifestazione del 14 novembre richiede una scelta decisa da parte della Cgil a favore dell’estensione del conflitto sociale.
Sabato alle 5 del mattino dal piazzale dell’OM Iveco di Brescia sono partiti tre pulma alla volta di Roma, naturalmente con anche alcuni lavoratori della CF Gomma, a testimoniare la nostra presenza.


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