venerdì 6 novembre 2009

CONTRASTARE LA CRISI: A BRESCIA L'ASSEMBLEA DEI DELEGATI E DELLE DELEGATE.

«Siamo in un paese strano: per un anno è stato negato che ci fosse la crisi e ora dicono che ne siamo già fuori». Susanna Camusso, segretaria nazionale della Cgil intervenuta questa mattina all'assemblea regionale dei delegati e delle delegate lombardi al Palabrescia, la mette quasi in battuta per spiegare che bisogni e difficoltà dei lavoratori e delle lavoratrici dovrebbero essere più visibili, avere maggior spazio sui media e trovare soprattutto maggiore ascolto e risposte.
Oggi, al Palabrescia di via San Zeno, molti delegati e delegate - tra loro anche diversi bresciani - sono intervenuti per raccontare le loro storie, il dramma del lavoro a rischio, i timori per il futuro. Bastano alcuni numeri per dare conto dell'enormità della crisi. Nella sola Lombardia, a fine ottobre, c'erano 75mila cassintegrati in deroga 300mila in cassa integrazione ordinaria o straordinaria.
A questi bisogna aggiungere 100mila flessibili scomparsi e 43mila lavoratori e lavoratrici in mobilità. Messi assieme sono più di 500mila persone, un sesto del totale dei lavoratori dipendenti dell'intera Lombardia.
Il segretario della Cgil Lombardia Nino Baseotto lo ha detto nel corso del suo intervento: «In questo grido d'allarme, che ripetiamo qui per l'ennesima volta, sono racchiuse due preoccupazioni: la più immediata riguarda l'oggi, i posti di lavoro persi e quelli che sono fortemente a rischio, le persone e le famiglie che sono precipitate o stanno precipitando oltre la soglia della povertà. La seconda preoccupazione è per il domani: non solo la Lombardia, ma l'intero Paese rischia un depauperamento strutturale dell'apparato produttivo e terziario, con conseguenze economiche e sociali gravissime. Questa è una crisi che sta cambiando in peggio la nostra economia e l'insieme del manifatturiero italiano».
Susanna Camusso ha ricordato che se forse il punto di caduto della crisi si è fermato, è ora che le ricadute occupazionali volgono al peggio. E sarà così anche per i prossimi due o tre anni. «Il Governo non ha contrastato la crisi. L'ha accompagnata - ha detto Susanna Camusso -: non ha messo risorse per accrescere i redditi di lavoratori e pensionati e far salire la domanda interna, non ha messo risorse per gli investimenti in ricerca». Insomma, il peccato più grave commesso dal Governo è stato quello di non dire che politica industriale si ha intenzione di fare e che idea si ha per il futuro. Tutti lo hanno fatto, in Germania o negli Stati Uniti con la green economy. In Italia invece non si è detto e non si è fatto nulla di concreto.
«Noi, come Cgil, ogni giorno siamo impegnati davanti ai cancelli delle aziende e delle situazioni di crisi insieme ai lavoratori e alle lavoratrici - afferma Susanna Camusso -. Un impegno che serve anche a dare visibilità a questi lavoratori. È lo spirito che vale anche per i presidi che stiamo facendo nelle piazze romane e per la manifestazione nazionale del 14 novembre». E i rapporto con Cisl e Uil? «Sono complicati - spiega Susanna Camusso -: qualche volta positivi nei luoghi di lavoro o a livello territoriale, praticamente impossibili a livello nazionale. Il problema è che Cisl e Uil hanno deciso di accompagnare questo governo nelle sue decisioni. Abbiamo sentito il segretario della Cisl Bonanni affermare che se non arrivano risorse per i lavoratori ci sarà sciopero generale. Ci auguriamo che mantenga questa posizione almeno per 48 ore».
dal sito della CGIL di Brescia
Da registrare una scarsa adesione di delegati all’attivo, per essere regionale (circa trecento persone), come sempre invece molto massiccia la partecipazione di funzionari, purtroppo anche negli interventi.
Dagli interventi pensavo si delineassero già le prime posizioni sul congresso, perché è importante delineare che CGIL vogliamo nel futuro, inve
ce come sempre gli interventi sono stati bene programmati (visto anche la presenza della Camusso e Baseotto) e da quei pochi interventi dei delegati fuori dalle righe, è emerso come molte categorie hanno chiuso contratti o hanno delineato piattaforme molto vicine alla intesa CISL e UIL, non in linea con la posizione presa dalla CGIL a inizio 2009.
Io penso che queste grandi riunioni di rito, ormai lasciano il tempo che trovano, mentre bisogna andare di più nelle fabbriche, perché questi accordi non soddisfano i lavoratori.
Lavoratori, quasi mai chiamati a votare le conclusioni, di accordi ormai sempre a perdere, cosa che ormai non regge più nei luoghi di lavoro e mette molto in difficoltà i delegati.

Nessun commento: