Inps. Nel 2015 60 mila aziende hanno percepito
indebitamente 600 milioni di sgravi contributivi. Coinvolti 100 mila
lavoratori. Lo scorso marzo il ministero del lavoro aveva già scoperto
irregolarità in 64 imprese su 338. Tra il 2014 e il 2015 sono state
individuate anche 700 aziende fittizie e 30mila finti lavoratori
Sessantamila mila aziende hanno usufruito indebitamente di 600 milioni
di euro in sgravi contributivi e dovranno restituire le cifre percepite.
Centomila lavoratori, su un milione e mezzo di assunti nel 2015, non
hanno diritto all’esonero dei contributi previdenziali previsto dal
governo Renzi nel Jobs Act.
Gabriella Di Michele, direttrice delle entrate dell’Inps, ieri ha
spiegato che i 600 milioni dovrebbero essere recuperati quest’anno.
Circa cento milioni arriveranno dai contributi, 500 dal gettito futuro. I
settori interessati sono quello agricolo,edilizio, il lavoro domestico e
le piccole aziende di servizi..Secondo quanto stabilito dall’istituto
di previdenza, le aziende scoperte non usufruiranno più dello sgravio e
pagheranno la contribuzione intera dal momento del controllo.
Per il presidente dell’Inps Tito Boeri, i 600 milioni individuati
nell’ambito delle attività di vigilanza documentale e dall’incrocio tra
le banche date Inps, agenzia delle entrate e ministero del lavoro
saranno reimpiegati per abbattere la quota corrispondente di debito
pubblico. L’Inps vuole assicurarsi che continueranno a pagare il dovuto
per i prossimi anni.
L’istituto di previdenza ha comunicato ieri i risultati dell’attività
di vigilanza contro il lavoro fittizio e le truffe pari a 160 milioni
di euro realizzate da 500 aziende. Coinvolti 20 mila lavoratori, solo
nel 2015, 30 mila considerando anche il 2014. L’Inps ha adottato una
procedura automatizzata (Casco) che intercetta le somme a credito per
anticipazioni fatte ai dipendenti sull’assegno al nucleo familiare; la
malattia; la maternità e la legge sull’assistenza e l’integrazione delle
persone portatrici di handicap (104/92). Il totale recuperato
ammonterebbe a 850-900 milioni.
La notizia delle sessantamila aziende che hanno truccato le carte per
usufruire dei generosi bonus stanziati da Renzi per il 2015 aggiunge
una nuova casistica ai «furbetti del Jobs Act». Uno dei primi episodi
risale al giugno dell’anno scorso quando la Cgil Emilia Romagna ha
denunciato alcune aziende della regione che avrebbero licenziato ialcuni
lavoratori per riassumerli con il contratto «Jobs Act» e incassare lo
sgravio previsto dal governo: 8.060 euro a testa, all’anno e per i
prossimi tre anni. Si presume che i soldi risparmiati dalle aziende non
siano andati per nuovi investimenti, ma siano serviti per allargare il
margine di guadagno alle spalle del contribuente.
Gli abusi sono emersi anche da un’ispezione del ministero del lavoro
nel marzo scorso. Su 338 imprese monitorate, e 1.986 lavoratori che
hanno usufruito degli sgravi del 2015, il 18,9 per cento era irregolare.
Il ministero ha denunciato 64 imprese all’Autorità giudiziaria. Da oggi
l’abuso deigli sgravi dovrebbe interessare sessantamila aziende. E
questo potrebbe anche non essere l’ultimo numero. Non solo gli incentivi
del Jobs Act hanno creato una modesta «bolla occupazionale» che si sta
sgonfiando.
Dopo il calo di febbraio (-0,4 per cento, pari a -87 mila untà), a
marzo la stima degli occupati è salita dello 0,4 per cento (+90 mila
persone occupate), tornando ai livelli di gennaio. Sull’anno, la
variazione dei nuovi occupati è pressocché nulla (+0,1). La sproporzione
tra le risorse pubbliche mobilitate e la modestia degli effetti degli
sgravi a pioggia è sconcertante. E ora arrivano anche i dati sulle
truffe.
Nella Legge di Stabilità del 2015 il governo ha stanziato 11,8 miliardi per il triennio 2015-2017
in sgravi contributivi alle imprese: 1,886 miliardi di euro per il
2015, 4,885 per il 2016 e 5,030 per il 2017, a cui vanno aggiunti i
costi da corrispondere tra il 2018 e il 2019. Il costo totale
dell’operazione è ancora incerta: oscilla da un minimo di 14 a un
massimo di 22 miliardi a carico della fiscalità generale.
A partire dal 2016, lo sgravio è diminuito da 8.060 a 3.250 euro per
ogni assunzione a tempo indeterminato o trasformazione dei contratti a
termine in contratti a tempo indeterminato. La nuova decontribuzione
durerà 24 mesi e non 36 mesi. Al termine degli sgravi è possibile che le
imprese licenzino i lavoratori visto che l’articolo 18 è stato
cancellato dal Jobs Act.
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