Secondo i
sindacati un milione e duecentomila persone sono scese in piazza ieri,
31 marzo in circa 250 città del paese. 120mila a Marsiglia, 100mila a
Tolosa, decine di migliaia nella capitale, solo per citare i cortei più
partecipati.
Non sono mancate provocazioni e violenze
da parte delle forze dell’ordine; causando 77 fermi, 22 solo a Lione.
In molti centri come Parigi e Marsiglia, i cortei si sono prolungati per
diverse ore nonostante la repressione da parte della polizia e si sono
conclusi con presidi nelle piazze, assemblee, concerti e proiezioni
durante tutta la serata. Una giornata importante per il movimento contro
il progetto di legge El Khomri e possiamo dire per tutti i
giovani e i lavoratori europei che in questo momento osservano con
attenzione ciò che sta accadendo in Francia. I protagonisti sono
chiaramente i giovani, anzi i giovanissimi, universitari, liceali,
precari, disoccupati, circa un terzo dei manifestanti. Questo dato
conferma il sondaggio che dopo il 9 marzo ha fatto il giro dei media,
secondo cui l’80% dei giovani francesi è contro la nuova riforma del
lavoro.
Questa
manifestazione arriva dopo settimane di crescita della mobilitazione.
Infatti già il 17 e il 24 marzo migliaia di studenti medi e universitari
sono scesi in piazza a seguito di blocchi, occupazioni e Assemblee
generali (AG) che continuano a svolgersi nelle scuole, nelle facoltà e
in alcuni quartieri delle città principali. L’aria che si respirava ieri
in questi cortei era emozionante. Vari striscioni improvvisati
recitavano “Alzarsi la mattina per 1200 euro è un insulto”, mentre tra gli slogan più intonati c’era “ “Nessuna, nessuna, nessun’esitazione, è la, è la, è la Rivoluzione” oppure “No , no, no alla legge dei padroni, sì, sì, sì alla rivoluzione!”.
È evidente che il movimento contro la
“Loi travail” sta andando ben oltre ad no sacrosanto alla precarietà e
sta mettendo in discussione il sistema economico esistente. Non c’è
miglior risposta a tutti quei pessimisti che dilagano negli ambienti
“progressisti” e di “sinistra” secondo cui la Francia, dopo il successo
del Front national alle amministrative di dicembre, si era spostata
irrimediabilmente a destra. Dopo solo tre mesi, tutto è cambiato!
Il
governo teme molto la mobilitazione giovanile perchè questa ha una
natura incontrollabile e può giocare un ruolo importante nel processo di
radicalizzazione dell’intera società e in primo luogo, ovviamente, dei
lavoratori. Abbiamo diversi esempi della storia del movimento operaio
francese dove il movimento studentesco ha fatto da apripista alla lotta
operaia: il Maggio 68 e la lotta contro il CPE (Contratto di primo
impiego) del 2006 sono solo alcuni di questi. Ciò spiega la violenta
repressione da parte della polizia, specialmente nei confronti degli
studenti medi, con meno esperienza di movimento, allo scopo di
intimidire e allontanare i più giovani dalla lotta.
Nonostante le false dichiarazioni sul
numero di partecipanti (390mila secondo le autorità) il governo dopo il
31 marzo ha chiaro che il movimento è destinato a continuare: infatti
sono già previste altre giornate d’azione a partire dal 5 aprile.
Hollande e Valls contano sul fatto che le giornate d’azione, così
organizzate dalle burocrazie sindacali, alla fine stancheranno i
lavoratori e provocheranno un riflusso del movimento come è già successo
nel 2010 per la mobilitazione contro la riforma delle pensioni. Questo
rischio esiste è la responsabilità è tutta delle direzioni sindacali.
La
parola d’ordine da avanzare in questo momento è una sola, bisogna
proclamare lo sciopero generale ad oltranza per arrivare al blocco
totale del paese fino al ritiro del progetto di legge. Per costruire
questa mobilitazione è necessaria l’unità d’azione tra studenti e
lavoratori, attraverso un coordinamento nazionale delle AG. Nonostante i
limiti evidenti da parte delle direzioni sindacali, che sono molto
lontane da questa prospettiva, la base dei lavoratori la comprende
istintivamente. È per questo che in tutte le manifestazioni giovanili
che abbiamo visto in queste settimane, migliaia di lavoratori sono scesi
in piazza a livello locale con gli studenti, anche senza un’adesione
formale a livello nazionale da parte della CGT e degli altri sindacati.
Sconfiggere la El Khomri non
sarà cosa facile, ma oggi è totalmente possibile. Una cosa tuttavia è
chiara, le nuove generazioni saranno segnate da quest’esperienza sia in
Francia che negli altri paesi del continente. Per il momento la lutte continue!
http://www.rivoluzione.red
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