Un attacco su più fronti: un’ampia offensiva lanciata dal segretario
generale nazionale della Fiom, Maurizio Landini, durante l’Attivo dei
delegati dei metalmeccanici-Cgil della Lombardia organizzato in Cdc a
Brescia alla vigilia degli incontri, del 21 e 28 gennaio con
Federmeccanica, sul fronte del rinnovo del contratto nazionale.
PRIMA
si scaglia contro il Governo e Confindustria, che mirano a «utilizzare
la crisi per cambiare radicalmente il sistema delle relazioni sindacali e
dei diritti sul lavoro». Poi, ribadito alla platea che si può «trattare
e lottare nello stesso tempo - e «non ci sta più l’idea che per esser
forti bisogna abbandonare il tavolo», dice ai colleghi dell’opposizione
interna -, annuncia un mese di consultazioni straordinarie per arrivare a
una grande mobilitazione collettiva. «Quando il premier annuncia che il
suo modello è l’America - aggiunge Landini - dobbiamo essere coscienti
che, sul fronte delle relazioni sindacali, l’America è il Paese in cui
il sindacato non può scioperare perché non è previsto dalla legge e in
cui determinati diritti si hanno solo se si lavora in un certo sistema
aziendale». Per il leader dei metalmeccanici Cgil l’Esecutivo
appoggerebbe (con il quadro legislativo di sua emanazione) le proposte
di Federmeccanica e il suo «rinnovamento contrattuale». Un percorso che,
però, non nasconde altro che una piattaforma tesa a minare dal profondo
- complice l’idea di un salario minimo che, condivisibile di per sè,
reca invece il tranello di un aumento salariale solo per il 5% degli
addetti - le radici stesse dell’accordo nazionale.
PER IL LEADER
Fiom, inoltre, il quadro sarebbe reso ancora più insidioso dal fatto che
la controparte, vedendosi respinta la sua piattaforma dai sindacati,
potrebbe decidere «di non fare nessuna intesa e utilizzare le imprese e i
provvedimenti legislativi a disposizione come strumento per bypassare
di fatto il contratto». Non è un quadro «catastrofista, ma realista -
sottolinea -. Per questo è indispensabile che ci giochiamo
responsabilmente l’opportunità di essere tornati al tavolo di
contrattazione». Il leader dei metalmeccanici Cgil indugia poi su quanto
sta accadendo in altri comparti, dagli alimentaristi al commercio al
Pubblico impiego, rimarcando come, «ancora una volta, si giochi sulla
pelle dei metalmeccanici il futuro di una generazione di lavoratori ben
più ampia». Infine mette sul piatto i «programmi» di breve periodo.
«Recentemente sono avvenuti due fatti importanti: da una parte la presa
di posizione comune di Cgil, Cisl e Uil sulle pensioni. Dall’altra la
volontà di riconquistare il contratto collettivo nazionale - dice -.
Sono elementi da non sprecare, devono diventare un’occasione di
discussione e mobilitazione. Non ci fermeremo e useremo anche strumenti
nuovi come il referendum per vincere una battaglia che non è mai stata
affrontata prima».
SULLA STESSA linea Mirco Rota, leader della
Fiom Lombardia. «Il contratto collettivo nazionale deve diventare la
priorità», attacca puntando sulla necessità di «preparare al meglio la
categoria» in vista del confronto con Federmeccanica. «Non possiamo
correre il rischio che ci dica a gran voce che vuole il rinnovo, mentre
noi restiamo timidi. Dobbiamo essere chiari e efficaci con i lavoratori
nel far comprendere loro che il contratto nazionale assicura risorse e
diritti a tutti: solo su questa premessa si può costruire una
discussione». Elena Lattuada, al vertice della Cgil lombarda, considera
«una opzione di vantaggio il fatto di essere riusciti a costruire un
filo comune tra sindacati» su «un nuovo sistema di relazioni
industriali»; ricorda al Governo che è datore di lavoro di 3 milioni di
persone e che, la prima sfida da lanciare, è quella della rinnovo dei
contratti pubblici. «Le nostre posizioni sono chiare - conclude il
segretario generale della Fiom di Brescia, Francesco Bertoli, affiancato
dal leader della Cgil Damiano Galletti -. La discussione la vogliamo
fare fino il fondo, ma ciascuno sulla base della propria piattaforma».
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