Sartori: “un pasticcio su un pasticcio su un
pasticcio: la riforma disegnata da Renzi e Berlusconi la chiamerei
Pastrocchium. E’ tutta sbagliata. E’ una legge elettorale assurda,
controproducente e che non rimedia a nessun problema, ma probabilmente
aggrava quelli che già ci sono”;
Baldassarre: ““Formalmente rispetta la Consulta, ma
se si guarda allo spirito della sentenza della Corte potrebbe tradirlo, o
essere un aggiramento. La Consulta ha messo la questione sotto il
profilo della ragionevolezza, che è abbastanza elastico, ma il 35% è una
percentuale un po’ bassa, perché in sostanza segnala una distanza dalla
maggioranza di circa 15 punti, che sono tanti. Personalmente sarei
dell’avviso di fissarlo intorno al 45%”;
Ainis: Sottolinea che il premio previsto dalla bozza
Renzi parte dal 18%: “Mica poco – scrive il costituzionalista – fanno
quattro volte i seggi della Lega, recati in dono a chi vince la lotteria
delle elezioni. Crepi l’avarizia, ma in questo caso rischia di crepare
pure la giustizia”. E poi c’è l’aspetto controverso della rappresentanza
e dello strumento delle preferenze. “La Consulta ha acceso il verde del
semaforo quando i bloccati (i nomi nei listini, ndr) siano pochi,
rendendosi così riconoscibili davanti agli elettori. Quanto pochi?
Secondo la scuola pitagorica il numero perfetto è 3; qui invece sono
quasi il doppio. Un po’ troppi per fissarne a mente i connotati”;
l’ultimo punto è quella che chiama la “frontiera impercettibile, dove la
quantità diventa qualità. Vale per il premio di maggioranza, perché il
40% dei consensi sarebbe di gran lunga più accettabile rispetto al 35%. E
vale per le liste bloccate, che si sbloccherebbero aumentando i 120
collegi elettorali. In caso contrario, il prestigiatore rischia di
trasformarsi in un illusionista. Ma gli sarà difficile illudere di nuovo
la Consulta, oltre che gli italiani”.
De Siervo: Parla di soglia troppo bassa per accedere
al premio: “Sarà accettato politicamente dai partiti battuti ma che
hanno quantitativamente conquistato magari più del 60% che il primo
partito disponga della maggioranza assoluta alla Camera?”. E sulle
preferenze lascia la porta spalancata: “Secondo la Corte se ne potrebbe
fare a meno, ma forse dare una preferenza in collegi piccoli non espone
il sistema politico ai rischi che spesso vengono rappresentati, tipo
gruppi di pressione o grossi mezzi finanziari per la ricerca delle
preferenze. Tutto questo, in un piccolo collegio, non dovrebbe
verificarsi”. E le primarie non possono essere la soluzione: “Forse
qualcosa di analogo andrebbe garantito anche agli elettori che non
votano per il Pd”.
Cesare Mirabelli: C’è una soglia troppo bassa (35%)
per un premio troppo elevato (18-20%). In più non risolve niente sulla
governabilità: “Si fa riferimento ad agglomerati di liste. C’è una
solidarietà politica forte tra questi gruppi di liste oppure sono solo
un’aggregazione per lucrare il premio? Se fosse così non garantirebbero
l’obiettivo della governabilità”.
http://www2.rifondazione.it
Nessun commento:
Posta un commento