Districarsi nelle poste del bilancio dello Stato e degli Enti non è agevole. Anche il bilancio sociale
dell’Inps non è di facile comprensione, elaborato e pubblicato per
rendere chiare le funzioni, le attività, lo stato economico del
principale ente previdenziale pubblico.
Il primo dato di quel bilancio
che dovrebbe indignare è rappresentato da quei 7 milioni e 200 mila
pensionati, il 43% del totale, che percepiscono meno di 1.000 €uro al
mese e di questi 2 milioni e cinquecentomila meno di 500 €uro. Una parte
di questi anziani, in maggioranza donne, vive in povertà, altri vi
stanno precipitando. La legge di stabilità ignora queste persone, le
loro sofferenze e preoccupazioni: per il Governo ed i partiti che lo
sostengono non esistono.
Il secondo rappresentato dal fondo dei lavoratori dipendenti e quello dei precari che sono in attivo malgrado siano diminuiti gli iscritti
all’Inps ed aumentati i disoccupati. Il fondo lavoratori dipendenti nel
2012 chiude con un attivo di un miliardo e 351 milioni e quello dei
precari di 8 miliardi e settecentosedici milioni. Fino al 2011 anche i
fondi per gli ammortizzatori sociali erano in attivo. Questi fondi
risultano con avanzi consistenti da anni, ma l’attivo non è stato
utilizzato per aumentare gli assegni pensionistici che, per la crescita
del costo della vita
perdono non meno del 2% ogni anno. L’avanzo è servito invece a coprire i
deficit di altri fondi come quello dei lavoratori autonomi (artigiani,
commercianti, coltivatori), del clero, dei dirigenti di azienda, degli
ex fondi speciali (elettrici, trasporti, telefonici…) per circa 20
miliardi ogni anno. Nel 2012 il bilancio dell’Inps è andato in rosso in
quanto ha assorbito l’Enpals ed il pubblico impiego, quest’ultimo ente
ha caricato sull’Inps un deficit di 7 miliardi e 617 milioni per il 2012
e circa 17 miliardi di passività pregressa maturata per il mancato
versamento da parte dello Stato dei contributi dei suoi dipendenti. Il
disavanzo complessivo dell’Inps per il 2012 ammonta a 9 miliardi e 865
milioni e diventerà un argomento per giustificare altri tagli al sistema
pensionistico.
Proviamo a chiarire alcune altre
questioni. Si continua a sostenere, anzi si da per scontato, che gli
importi degli assegni pensionistici siano spesa pubblica a carico delle
collettività: è una menzogna spudorata! Si ignora volutamente che gli
assegni pensionistici sono coperti dai contributi che vengono versati
all’Inps, contributi che sono parte del salario: con i contributi si
pagano le pensioni senza che lo Stato apra i cordoni della borsa.
Si continua a sostenere che le pensioni incidono eccessivamente sul Pil rispetto a quanto avviene negli altri paesi europei.
Se continua a diminuire il Pil è ovvio che cresce l’incidenza della
spesa pensionistica. È bene anche si sappia che in Italia il Tfr è
conteggiato come spesa pensionistica e che sulle pensioni vi è un prelievo fiscale
di circa 34 miliardi annui mentre negli altri paesi la pensione è
esente o tassata simbolicamente. Quello scandaloso 13% (pensioni – Pil)
scende all’ 8-9%.
È desolante che si continui con
la commedia degli equivoci, imbrogliando, facendo di palesi verità carta
straccia. Ne sono complici le forze politiche salvo rare eccezioni, i
sindacati confederali e dei pensionati, stampa e televisione. A pagare
sono i pensionati e quanti si pensioneranno nei prossimi anni.
Queste note sulle pensioni
saranno, come è norma, ignorate dai mass-media. Non saranno contestate
nè dai partiti, nè dai sindacati, nè dagli esperti. Le stesse
trasmissioni cosiddette di approfondimento ignorano le pensioni e gli
argomenti di carattere sociale.
A Rifondazione Comunista è
precluso lo schermo televisivo. Le idee e proposte fuori dal coro non
hanno spazio nell’Italia delle grandi o piccole intese.
La pensione è un diritto, un
patto tra le generazioni, unisce la classe, è fortemente solidale ma non
è funzionale alla cosiddetta “responsabilizzazione dei singoli”, alla
diminuzione della contribuzione a carico delle aziende, ai mercati
finanziari. L’elezione di Renzi a segretario del Pd è una spinta forte
ad intervenire sulle pensioni di anzianità e di reversibilità, ne ha
parlato più volte nelle sue esternazioni. Negli ultimi anni si è avviata
la costruzione di un sistema pensionistico
che rompe il rapporto salario-pensioni ed è basato sulla previdenza
integrativa e sull’assistenza per gli anziani ed i poveri. Vincono le
forze politiche maggiormente legate alla chiesa cattolica che puntano a
sostituire i diritti e le certezze con la carità.
Il quadro è fosco, ma se non si rovescia il banco le prospettive per la terza età diventano sempre più nere.
http://sinistraumbra.org
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