martedì 11 giugno 2013

Marchionne: «La crisi è lunga, ma Fiat non chiuderà in Italia»

AUTO. L'ad del Lingotto a Venezia per il Consiglio italo-americano ha visto anche i ministri Giovannini e Saccomanni
Il mercato europeo non ha ancora toccato il fondo Per tre o quattro anni fino alla ripresa servirà la cig Il manager oggi di nuovo negli Usa per la Chrysler
09/06/2013
Saccomanni e Marchionne a Venezia al Consiglio Italia-Usa
VENEZIA Il mercato europeo dell'auto «non ha ancora toccato il fondo e ci vorranno tre-quattro anni perché si riprenda». Quello italiano «è disastroso», ma «gli stabilimenti italiani non chiuderanno». Sergio Marchionne, ad della Fiat parla con i giornalisti a Venezia all'hotel Excelsior dove ha partecipato al Consiglio per le Relazioni Italia-Usa, che presiede. Oggi tornerà in Usa per stringere su Fiat-Chrysler, operazione su cui ha incassato il «positivo sostegno» di Exor e della famiglia Agnelli. L'ad non parla dei prossimi investimenti: «Su Mirafiori quando saremo pronti lo annunceremo», ribadisce. «Bisognerà autorizzare la cassa integrazione finché gli investimenti non partono». Non dice se ne ha parlato con il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che ha visto a Venezia. Con il governo i rapporti appaiono distesi. Prima l'incontro con Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo, poi a Venezia con Giovannini e con Fabrizio Saccomanni, ministro dell'Economia. Marchionne spera che si riavvii il tavolo sull'export avviato con il governo Monti. «Non chiediamo incentivi, ma di facilitare il processo di esportazioni creando tutte le condizioni possibili e immaginabili. Questo governo si è insediato da 30 giorni, non possiamo rompergli le scatole. L'impegno con noi per l'export dovrà tornare sul tavolo, credo sia interesse anche di Confindustria, ne ho parlato con Squinzi, perché aiuterebbe non solo noi ma tutti gli altri», Marchionne parla anche della Cina dove la Fiat «ha un buon partner, ma potrebbe trovarne un altro da affiancare per sviluppare la Jeep». Per ora «nessuna trattativa è in corso, solo alcune manifestazioni d'interesse». La fusione Fiat-Chrysler resta tema centrale, sul quale Marchionne concentra le energie: non avverrà «prima del quarto trimestre», afferma anche se «tecnicamente è possibile» che Fiat compri, prima che vada in Borsa, la quota di Veba, fondo del sindacato Usa Uaw, che ha ancora il 41,5% di Chrysler. La trattativa prosegue e riguarda «solo il prezzo», non sono in ballo prodotti o stabilimenti come ha ipotizzato il sindacato italiano legando il futuro produttivo di Mirafiori e Cassino all'andamento del negoziato. L'ad sta provando a raggiungere un accordo, altrimenti sarà la Corte del Delaware a pronunciarsi entro fine luglio sul valore del 3,3% di Chrysler e, indirettamente di tutta la partecipazione. Da vedere, le modalità di fusione: «Non dipendono da noi, la discussione è aperta», sostiene l'ad. Qualcuno chiede se il modello sia la fusione tra Fiat Industrial e Cnh: «Questo è il classico esempio di una manovra che è possibile fare e che ha dei vantaggi enormi, poi ci sono alternative. Non abbiamo scelto la forma della fusione con Chrysler. Prima ci arriviamo poi decidiamo cosa fare». «Fate tante ipotesi, una è quella giusta», scherza Marchionne, che osserva: «Il grande vantaggio di avere a che fare con il sindacato americano è che ha enorme fiducia in quello che fa il manager».

dal BRESCIAOGGI

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