AUTO. L'ad del Lingotto a Venezia per il Consiglio italo-americano ha visto anche i ministri Giovannini e Saccomanni
Il mercato europeo non ha ancora toccato il fondo Per tre o quattro anni fino alla ripresa servirà la cig Il manager oggi di nuovo negli Usa per la Chrysler
Il mercato europeo non ha ancora toccato il fondo Per tre o quattro anni fino alla ripresa servirà la cig Il manager oggi di nuovo negli Usa per la Chrysler
09/06/2013
VENEZIA Il mercato europeo dell'auto «non ha ancora
toccato il fondo e ci vorranno tre-quattro anni perché si riprenda».
Quello italiano «è disastroso», ma «gli stabilimenti italiani non
chiuderanno». Sergio Marchionne, ad della Fiat parla con i giornalisti a
Venezia all'hotel Excelsior dove ha partecipato al Consiglio per le
Relazioni Italia-Usa, che presiede. Oggi tornerà in Usa per stringere su
Fiat-Chrysler, operazione su cui ha incassato il «positivo sostegno» di
Exor e della famiglia Agnelli. L'ad non parla dei prossimi
investimenti: «Su Mirafiori quando saremo pronti lo annunceremo»,
ribadisce. «Bisognerà autorizzare la cassa integrazione finché gli
investimenti non partono». Non dice se ne ha parlato con il ministro del
Lavoro, Enrico Giovannini, che ha visto a Venezia. Con il governo i
rapporti appaiono distesi. Prima l'incontro con Flavio Zanonato,
ministro dello Sviluppo, poi a Venezia con Giovannini e con Fabrizio
Saccomanni, ministro dell'Economia. Marchionne spera che si riavvii il
tavolo sull'export avviato con il governo Monti. «Non chiediamo
incentivi, ma di facilitare il processo di esportazioni creando tutte le
condizioni possibili e immaginabili. Questo governo si è insediato da
30 giorni, non possiamo rompergli le scatole. L'impegno con noi per
l'export dovrà tornare sul tavolo, credo sia interesse anche di
Confindustria, ne ho parlato con Squinzi, perché aiuterebbe non solo noi
ma tutti gli altri», Marchionne parla anche della Cina dove la Fiat «ha
un buon partner, ma potrebbe trovarne un altro da affiancare per
sviluppare la Jeep». Per ora «nessuna trattativa è in corso, solo alcune
manifestazioni d'interesse». La fusione Fiat-Chrysler resta tema
centrale, sul quale Marchionne concentra le energie: non avverrà «prima
del quarto trimestre», afferma anche se «tecnicamente è possibile» che
Fiat compri, prima che vada in Borsa, la quota di Veba, fondo del
sindacato Usa Uaw, che ha ancora il 41,5% di Chrysler. La trattativa
prosegue e riguarda «solo il prezzo», non sono in ballo prodotti o
stabilimenti come ha ipotizzato il sindacato italiano legando il futuro
produttivo di Mirafiori e Cassino all'andamento del negoziato. L'ad sta
provando a raggiungere un accordo, altrimenti sarà la Corte del Delaware
a pronunciarsi entro fine luglio sul valore del 3,3% di Chrysler e,
indirettamente di tutta la partecipazione. Da vedere, le modalità di
fusione: «Non dipendono da noi, la discussione è aperta», sostiene l'ad.
Qualcuno chiede se il modello sia la fusione tra Fiat Industrial e Cnh:
«Questo è il classico esempio di una manovra che è possibile fare e che
ha dei vantaggi enormi, poi ci sono alternative. Non abbiamo scelto la
forma della fusione con Chrysler. Prima ci arriviamo poi decidiamo cosa
fare». «Fate tante ipotesi, una è quella giusta», scherza Marchionne,
che osserva: «Il grande vantaggio di avere a che fare con il sindacato
americano è che ha enorme fiducia in quello che fa il manager».
dal BRESCIAOGGI
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