La nuova linea politica della Lega resta comunque in favore della casta, altroché ‘abbattiamo i costi della politica’. Appena insediatosi al Pirellone, il nuovo presidente della Lombardia, Roberto Maroni viene meno al punto 12 della sua agenda politica: “drastico taglio ai costi della politica”. Tutte chiacchiere dal primo giorno: la sua giunta, equamente divisa tra Pdl e Lega, conta ben 11 consiglieri esterni voluti da Maroni, che costeranno alla Regione 7 milioni di euro in più. Una spesa inutile per una Regione già troppo martoriata con l’era Formigoni e che, oggi, è in testa alla crisi: solo nel mese di febbraio hanno perso il lavoro 3715 persone. Perché non scegliere i consiglieri interni e risparmiare? Forse Maroni vuole accontentare qualcuno uscito ‘fuori dai giochi politici’ con le elezioni?
Calato il sipario sulla campagna elettorale, come di consueto, le promesse vengono dimenticate e la ‘linea pro casta’ prevale. In questo caso è la giunta Maroni ad insediarsi al Pirellone con il piede sbagliato, proprio per una Regione ridotta all’osso – tra sprechi e sperperi – durante l’era Formigoni.
Il
nuovo presidente leghista Roberto Maroni aveva tanto inneggiato ad un
rinnovamento che, a quanto pare, non sembra esserci nei fatti.
LA NUOVA E COSTOSA GIUNTA MARONI – Il motto doveva essere “risaniamo la Lombardia del post Formigoni”. Macché! Il copione non cambia: appena insediatosi il nuovo presidente Maroni sceglie un entourage più femminile – su 14 assessori, ben 7 sono donne – ma anche più costoso. Una spesa pubblica a carico della Regione – e dei cittadini – che la Lombardia, a conti fatti, non si può proprio permettere e tutto questo solo per favorire la casta.
La nuova squadra di governo ha 11 consiglieri regionali ‘esterni’ voluti da Maroni, i quali però costeranno di più. Facendo dei calcoli la situazione economica sarebbe questa: ognuno
di loro percepirebbe tra gli 11 mila e 100 euro e i 13 mila ed 800 euro
al mese. Moltiplicando questi stipendi per tutti gli 11 assessori
‘esterni’ per tutto il periodo di legislatura – quindi 5 anni – si
arriva ad una spesa aggiuntiva di 7326000 euro.
In
realtà questi 7 milioni di euro in più potrebbero tranquillamente
essere risparmiati mantenendo il gruppo di consiglieri ‘interni’ che
sarebbero pagati molto meno ma invece Maroni ha già imposto il suo
diktat pro casta. Alimenta così il sospetto: chi vuol favorire Maroni con le cariche esterne? Magari qualcuno che è rimasto fuori dai giochi politici.
L’INCOERENTE AGENDA POLITICA –
Sappiamo che durante la campagna elettorale ci si riempie la bocca di
buoni propositi. Ma le promesse di Maroni sono nero su bianco racchiuse
nei 12 punti della sua agenda politica ed è proprio l’ultimo punto a far
sorgere dei dubbi.
Nel manifesto del presidente leghista dal titolo “Progetti concreti per far ripartire il nord”, al dodicesimo punto Maroni scrive: “Drastico
taglio ai costi della politica – dimezzare i parlamentari – ridurre i
consiglieri regionali – senato federale a costo zero – abolire ogni
forma di finanziamento pubblico e privato”.
Tutti obiettivi lodevoli ma già non attuati: sottolineiamo in particolare la voce “drastico taglio ai costi della politica” che, affiancata alla prima scelta leghista di spendere 7 milioni di euro in più per lo stipendio dei consiglieri, dimostra l’incoerenza di Maroni. Non sembra proprio un costo zero della politica.
LA DISOCCUPAZIONE IN LOMBARDIA – Parte
male Maroni, specialmente perché la crisi sta lacerando il cuore
dell’economia italiana: proprio la Lombardia forza trainante del Paese.
E’ grave, per esempio, che
nella provincia di Bergamo – da sempre riconosciuta come la provincia
di massima produttività – in soli 6 mesi la disoccupazione è passata dal
4,5% al 6,5%.
Secondo i dati della Cgil Lombardia tra gennaio
e febbraio 2013 il numero dei disoccupati è arrivato a 10705 e solo nel
mese di febbraio a perdere il lavoro sono state 3715 persone.
Si aggiungono le previsioni negative della Camera di Commercio che non lasciano ben sperare: in Lombardia la disoccupazione potrebbe toccare il picco del 9% e tutto questo senza ammortizzatori sociali e quindi nessun tipo di sussistenza.
Aumenta
anche il numero dei cassaintegrati che sono più del 21,6% - analizzando
nello specifico la cassa integrazione ordinaria è salita del 27,45%
mentre quella straordinaria è in crescita del ben 71,7%.
Ed era stato proprio Roberto Maroni a denunciare che i soldi della Cassa in deroga sono finiti
perché il governo ha un disavanzo di ben 49 milioni di euro verso la
Lombardia – denaro comunque insufficiente visto che le imprese chiudono a
dismisura e il fabbisogno necessario per tutti è di 300 milioni di
euro.
Continua il disastro lombardo: si prospettano che 30 mila lavoratori a breve diventeranno i nuovi disoccupati della regione e Maroni, intanto, decide di aumentare lo stipendio di 7 milioni di euro alla casta.
http://www.infiltrato.it
Nessun commento:
Posta un commento