La Fiom riunisce la sinistra ma sono scintille Di Pietro attacca il Pd, poi fischi per Bersani
Anche il segretario Pd partecipa all’incontro organizzato dal
sindacato metalmeccanico, fischiato quando parla dell’articolo 18. Il
leader Idv si pone fuori dalla foto di Vasto: “Non ce l’ha ordinato il
medico”. Landini: “Incalzeremo la politica, i voti dei lavoratori mai
più a scatola chiusa”
ROMA – Per una volta, grazie
alla Fiom, la sinistra si ritrova tutta insieme: dal Pd, che
accetta
l’invito di Maurizio Landini, a Sinistra Ecologia e Libertà, Italia dei
Valori, Federazione della Sinistra, più un nutrito drappello di
intellettuali. È la foto di Parco dei Principi, dal nome dell’hotel che
ospita l’incontro, una foto di Vasto ma un po’ più larga. E invece no.
Perché la rottura tra Bersani e Di Pietro sembra ormai insanabile. Con
l’ex pm che attacca frontalmente il segretario del Pd (che, seduto in
platea, sospira): “Basta con le ambiguità e con chi si sente il primo
della classe. C’è chi in parlamento fa le spartizioni sull'Agcom o vota
la fiducia sull'articolo 18. Credo che questo sia un comportamento
ipocrita. Non ce l’ha ordinato il dottore di stare insieme”. Poi Bersani
prende la parola e viene fischiato appena tocca la parola “articolo
18”.
Il programma Fiom . Da settimane si
rincorrono voci circa un “partito Fiom” in pista, e l’incontro di oggi
può essere visto come una conferma di un impegno diretto del sindacato,
ma anche come un atto di chiarezza: “Siamo autonomi, indipendenti ma non
indifferenti”, esordisce Giorgio Airaudo, il numero 2 del sindacato. E
Landini: “Abbiamo una nostra idea, un nostro progetto. Non abbiamo
sudditanza, vogliamo parlare alla pari con tutti. E soprattutto,
stavolta i voti dei lavoratori non andranno più a nessuno a scatola chiusa. Vi incalzeremo”, avverte il segretario generale.
Il convegno del sindacato avviene il giorno dopo ,
nella quale Bersani ha aperto alle primarie e a una coalizione "tra
progressisti e moderati". In prima fila, seduti, ci sono proprio
Bersani, alla destra ha il responsabile economico pd Stefano Fassina e a
sinistra Nichi Vendola. E poi il sindaco di Bari Michele Emiliano, il
segretario del Prc Paolo Ferrero, Di Pietro insieme a Maurizio Zipponi
(“l’uomo Fiom” nell’Idv), Oliviero Diliberto. Il programma della Fiom è
tutto a sinistra, ovviamente. Patrimoniale, preservazione ed estensione
dell’articolo 18, lotta alla precarietà, democrazia in fabbrica,
fiscalità progressiva, avversione totale al fiscal compact – e,
soprattutto, al governo Monti. Ma la sostanza è una: la necessità di
rimettere al centro della politica italiana il tema del lavoro e di
conseguenza fare delle scelte “di parte”.
Gli interventi . Il leader di Rifondazione Ferrero
lo dice subito: “Un programma del genere lo firmerei subito. Costruiamo
un polo di sinistra attorno a questo progetto, e solo dopo un’unità del
genere potremo decidere se e come fare delle alleanze”. Arriva il turno
di Di Pietro, e fa il più "comunista" di tutti. Parla
del “capitale” e di Gesù (“il primo socialista della storia”): “Sono di
sinistra? Non lo so, però se qualcuno dice che lo sono non mi offendo.
So solo che le posizioni dell’Idv sono in linea con quanto spiegava
Landini…”. Ma il nodo cruciale del suo intervento è una serie di bordate
– applauditissime dalla platea - verso il Pd, con Bersani in attento
ascolto, prima impassibile e poi visibilmente infastidito. “Gli elettori
non hanno bisogno di una foto (cioè la "foto di Vasto", ndr)
ma di una proposta concreta, come ha detto Romano Prodi. Non vogliamo
fare scelte suicide ma scelte di campo e chiederemo alla società civile,
ai movimenti la forza di portare avanti le nostre idee”.
Bersani risponde a margine: “Chiedo a Di Pietro di riflettere, perché non accettiamo diffamazioni da lui (sul caso Agcom, ndr).
C'è un problema con lui e non è nelle mie mani risolverlo perché io non
ho mai detto una parola poco rispettosa sull'Idv e Di Pietro”. Sul
programma della Fiom il segretario del Pd non si sbilancia, concede solo
un “non è accettabile che la Fiat sia fatta di nebbia” e che “sulle
politiche industriali mi trovo in gran parte d'accordo con voi: il piano
di Finmeccanica non va bene”. Poi tocca a Vendola, e
il suo intervento è un esercizio di equilibrismo. Dice che Landini ha
ragione, che il lavoro deve tornare al centro della politica, spiega che
“l’antipolitica è una trovata della borghesia italiana” e che “la vera
casta è quella delle lobby finanziarie”, ma non per questo rinuncia alla
parola "coalizione", che ovviamente ingloba il Pd, e a una sua
candidatura alle primarie. La proposta del segretario del Pdci Diliberto
è questa: “Ritorniamo insieme - si rivolge a Vendola - facciamo un
percorso unitario. E poi come soggetto unico negoziamo l'alleanza con il
Pd”.
Di sfondo, a sinistra resta la domanda – la stessa di
sempre -: che fare? Per le elezioni del 2013, tutto appare ruotare alle
scelte del Pd, se si darà un profilo moderato per privilegiare il
rapporto con Casini oppure uno socialdemocratico alla Hollande. Con la
seconda opzione, l’unità a sinistra appare più realizzabile. Ma, come ha
annotato in chiusura il direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais, “oggi Bersani ha fatto lo slalom: non ha dato alcuna risposta”.
da La Repubblica
1 commento:
Landini...finalmente uno che parla chiaro!
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