lunedì 19 marzo 2012

CGIL - PRONTI ad ANDARCENE in TANTI!!!!

Riforma

Fiom-Cgil, divise dal lavoro

Landini contro Camusso sull'art. 18.

di Antonietta Demurtas

Mentre a Palazzo Chigi la bandiera a scacchi inizia a sventolare per segnare l'imminente passaggio della riforma del lavoro, in dirittura d'arrivo si avvertono alcuni rallentamenti dei “piloti” in gara.
Semplice tattica per recuperare il fiato? Tra i vari pit stop chiesti da Rete imprese, Confindustria e sindacati per ridefinire il sistema degli ammortizzatori sociali, il costo del lavoro, la flessibilità in entrata e l'articolo 18, quello reclamato in casa Cgil dalla Fiom potrebbe essere il più lungo e complesso.
TENSIONE IN CASA CGIL. Lo si è capito già in questi giorni di incontri informali e telefonate tra la segreteria confederale, i segretari territoriali e di categoria. Nella riunione del 15 marzo il segretario Susanna Camusso si è infatti limitata a fare una relazione sui punti della trattativa in corso che dovrebbe concludersi con una firma unitaria dei sindacati. E qualcuno ha iniziato a storcere il naso.
LA RIFORMA SI FARÀ. Insomma «la riforma s'ha da fare», è il concetto che risuona nei corridoi di corso Italia. E così la paura che l'articolo 18 non venga difeso come avvenne 10 anni fa nella più grande manifestazione sindacale dal Dopoguerra, ha messo in allarme la Fiom. E a niente sono serviti i messaggi rassicuranti della Cgil e i suoi cinguettii del 16 marzo: «Stop della #Camusso: sull'#art18 proposte governo non ci convincono».

Landini versus Camusso: strategia a confronto

Di certo non hanno convinto Maurizio Landini, che ha già fatto sapere che non ci sta. Alla tattica proposta dal segretario Camusso, il capo delle tute blu, ancora una volta, contrappone la sua.
LA FIOM VUOLE ANTICIPARE. Al leader della Fiom non è piaciuto infatti il calendario stabilito dalla Cgil che ha previsto la riunione del direttivo mercoledì 21 marzo, ovvero il giorno dopo il vertice tra governo e parti sociali convocato dal premier Mario Monti e preceduto dall'incontro del 17 marzo fra tutti i protagonisti della trattativa.
Landini vorrebbe invece anticipare il direttivo il giorno prima dell'incontro istituzionale, «in modo da dettare la linea al segretario della Cgil e fissare alcuni paletti oltre i quali non si può andare», dicono alla Fiom. «Lo fa per legare le mani alla Camusso perché non si fida», commentano invece alla Cgil.
LA TATTICA DI SUSANNA. Ma la strategia del segretario generale è diversa: «Il 20 marzo Camusso non andrà all'incontro con il governo per firmare il testo della riforma», ma per capire se ci sono le condizioni per farlo «e in caso non ci fossero», fanno sapere in Corso Italia, «con Monti potrà usare l'incontro del direttivo fissato per il giorno dopo come carta negoziale».
Ovvero, Camusso farà capire all'esecutivo che se non ci sono le condizioni necessarie, il direttivo Cgil dirà no alla riforma e lei non potrà non ascoltarlo. Di conseguenza, il 23 marzo non ci sarà nessun traguardo comune da festeggiare.

Il segretario della Fiom fissa il Comitato centrale per il 19 marzo

È la trattativa bellezza. Una strategia sindacale che lo stesso Landini conosce bene, ma questa volta anziché giocare di tattica preferisce rimarcare la linea di divisione e alzare il livello di tensione. Davanti al niet della Cgil di anticipare il direttivo, Landini ha infatti fissato per lunedì 19 marzo quello della Fiom. Tre i punti all'ordine del giorno: valutazione sullo sciopero dello scorso venerdì 9 marzo; confronto con il governo; situazione politica generale.
LANDINI VUOLE IL MANDATO. Nella tarda mattinata di lunedì 19 Landini è pronto a chiedere al Comitato centrale delle tute blu di stilare un documento da presentare poi al direttivo Cgil mercoledì 21: in quell'occasione il capo dei metalmeccanici potrà così parlare non a titolo personale come un membro del parlamentino, ma attraverso il documento della Fiom esprimere il mandato dato dai suoi iscritti.
TENSIONI CONTINUE DAL 9 MARZO. Insomma, un ulteriore irrigidimento tra Fiom e Cgil che sembrava essersi sciolto alla vigilia della manifestazione delle tute blu organizzata il 9 marzo. Ma in realtà già allora si era capito che sotto le ceneri covava un risentimento mai sopito. Che l'invito dei No tav sul palco e i fischi al segretario nazionale della Cgil Vincenzo Scudiere non hanno fatto altro che rimarcare.
Gli insulti poi di Paolo Flores D'Arcais hanno siglato il gelo. E così da una manifestazione condivisa si è passati paradossalmente a una distanza siderale. Che in questi giorni di trattativa tende ad allungarsi sempre più.

Venerdì, 16 Marzo 2012

dal Blog LETTERA 43

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