CLIMA, TR
OVATO UN ACCORDO DI FACCIATA - Dopo ore di trattative e consultazioni seguite al 'no' di alcuni Paesi in via di sviluppo, i delegati alla Conferenza dell'Onu sul clima hanno approvato una mozione con la quale accettano l'accordo mediato dagli Stati Uniti con Cina, India, Brasile e Sudafrica. "La conferenza decide di prendere nota dell'Accordo di Copenaghen del 18 dicembre del 2009", ha dichiarato il presidente della sessione plenaria della Conferenza che si era aperta nella capitale danese il 7 dicembre scorso. I delegati hanno rinunciato alla procedura abituale di votare punto per punto il documento, optando per la formula più soft e meno impegnativa del 'prendere nota' dell'accordo.
NASCE IL FRONTE DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO CHE CONTESTA
OBAMA
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NASCE IL FRONTE DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO CHE CONTESTA
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Da Venezuela a Costa Rica, Sudan e Tuvalu respinge l'accordo al ribasso sul clima. "È un'intesa 'debole", sostiene il 'fronte del nò, mentre un delegato sudanese è arrivato a paragonare il piano per l'Africa all'Olocausto, perchè causerà altre inondazioni, siccità, tempeste di sabbia e non bloccherà il livello di innalzamento dei mari. Il documento, ha denunciato Lumumba Stanislaus Di-aping, "è una soluzione basata sugli stessi valori che, secondo la nostra opinione, hanno portato sei milioni di persone in Europa nelle camere a gas". Ancora più duro il capo negoziatore di Tuvalu, Ian Fry : "Usando un'espressione bibblica, è come se ci fossero stati offerti trenta denari per vendere il nostro futuro. Il nostro futuro non è in vendita". Sulla stessa linea anche la delegata venezuelana Claudia Salerno Caldera: ''Si sta facendo un colpo di stato contro la carta delle Nazioni Unite. Un accordo non puo' essere imposto da un gruppo di paesi''. Anche il Costa Rica contesta l'accordo sul clima e sottolinea come i cambiamenti apportati via via nei diversi documenti, che si sono susseguiti per tutta la giornata di ieri, costituiscono ''diversita' tanto importanti per tanta parte del mondo''.
JOSE' MANUEL BARROSO E L'UE DELUSI - Il presidente della Commissione europea non ha nascosto la sua "delusione per la natura non vincolante". Perchè sia adottato come accordo ufficiale delle Nazioni Unite, il testo deve essere approvato da tutti i 192 Paesi presenti a Copenaghen.
CLIMA: AMBIENTALISTI, UN FALLIMENTO; IL TESTAMENTO DI OBAMA
JOSE' MANUEL BARROSO E L'UE DELUSI - Il presidente della Commissione europea non ha nascosto la sua "delusione per la natura non vincolante". Perchè sia adottato come accordo ufficiale delle Nazioni Unite, il testo deve essere approvato da tutti i 192 Paesi presenti a Copenaghen.
CLIMA: AMBIENTALISTI, UN FALLIMENTO; IL TESTAMENTO DI OBAMA
"Un drammatico fallimento". "Una vergogna da attribuire alle nazioni piu' ricche". Ecologisti e associazioni ambientaliste hanno senza mezzi termini bocciato l'intesa di Copenaghen che non e' riuscita a fissare target numerici per la riduzione del gas serra. "Rimandando l'azione - ha detto Nnimmo Bassey degli Amici della terra - i paesi ricchi hanno condannato milioni di poveri del mondo alla fame, alla sofferenza e alla morte mentre accelera l'effetto serra". "L'accordo raggiunto e' il testamento del presidente Obama" ha detto Carl Pope, del Sierra Club. "Costera' milioni di vita umane" ha incalzato anche Kim Carstensen del Wwf.
CLIMA: ACCOR
DO, MA SOLO SUI SOLDI; TRA 6 MESI SUMMIT A BONN
CLIMA: ACCOR
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Alla fine un'intesa "non vincolante" e' stata raggiunta a Copenaghen, ma solo sui finanziamenti ai paesi piu' poveri. Sugli impegni per le riduzione dei gas serra, l'accordo piu' atteso della storia per risolvere l'emergenza del surriscaldamento del pianeta ha deluso tutti: nessuna cifra, solo la promessa dei paesi ricchi di aggiornare i propri target a gennaio e un nuovo appuntamento: a Bonn tra sei mesi. A conclusione di una giornata convulsa e di una settimana di tensioni dentro e fuori il Bella Center dove si sono svolti i lavori del summit, decisivo sul finale e' stato l'intervento lampo di Obama che ha annunciato in serata un'intesa con Cina, India e Sudafrica. Tutti i paesi, industrializzati e non, hanno comunque nell'intesa concordato di fissare a livello nazionale i loro impegni e le misure da attuare. In particolare le nazioni industrializzate, leveranno il velo sui tagli per il 2020 il prossimo mese. Per quanto riguarda i controlli, uno dei punti piu' spinosi del negoziato, si e' deciso che i vari governi daranno le informazioni sulle loro emissioni tramite delle "comunicazioni nazionali" con la possibilita' di attivare consultazioni internazionali. Niente obiettivo per il momento del 50% di taglio alle emissioni di co2 confermati solamente i 100 miliardi di dollari di aiuti per i paesi in via di sviluppo entro il 2020. Barack Obama ha provato sin dall'inizio a scuotere il summit sul clima di Copenaghen, a un passo dal naufragio. Il presidente Usa aveva appena arrivato esortato i grandi del mondo a trovare un'intesa: "Sono venuto qui non per parlare, ma per agire", "il mondo ci guarda ed e' fondame
ntale fare passi in avanti, indicare soluzioni" e "accettare un accordo anche se imperfetto". Poi l'incontro con il premier cinese che ha sbloccato il negoziato.
L'ultima bozza, con il nome di accordo, faceva ben sperare in un risultato forse anche migliore di quello che poi si e' rivelato: 12 punti (erano 13 nelle versioni precedenti) in cui i Paesi ricchi si sarebbero impegnati a tagliare le emissioni di CO2 dell'80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Obiettivo globale quello di ridurre le emissioni del 50% entro il 2050 e limitare in due gradi centigradi il tetto entro cui contenere l'aumento della temperatura terrestre rispetto ai livelli pre-industriali, con la possibilita' pero' di portarlo a 1,5% alla prossima Conferenza del 2016. E intanto le associazioni ambientali parlano gia' di "fallimento". Per Greepeace e' stato infatti "un fiasco totale". Scontento il Brasile che si e' detto "veramente deluso" e lo stesso presidente francese Nicolas Sarkozy ha lamentato l'assenza di un impegno di riduzione per il 2050.
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L'ultima bozza, con il nome di accordo, faceva ben sperare in un risultato forse anche migliore di quello che poi si e' rivelato: 12 punti (erano 13 nelle versioni precedenti) in cui i Paesi ricchi si sarebbero impegnati a tagliare le emissioni di CO2 dell'80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. Obiettivo globale quello di ridurre le emissioni del 50% entro il 2050 e limitare in due gradi centigradi il tetto entro cui contenere l'aumento della temperatura terrestre rispetto ai livelli pre-industriali, con la possibilita' pero' di portarlo a 1,5% alla prossima Conferenza del 2016. E intanto le associazioni ambientali parlano gia' di "fallimento". Per Greepeace e' stato infatti "un fiasco totale". Scontento il Brasile che si e' detto "veramente deluso" e lo stesso presidente francese Nicolas Sarkozy ha lamentato l'assenza di un impegno di riduzione per il 2050.
Soddisfatti solo i cinesi: abbiamo preservato - ha detto il negoziatore - gli interessi nazionali. Tutti dovrebbero essere contenti.
dal sito affari italiani .it
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