BRESCIA - Strage, nel 41° anniversario il testimone della memoria
IN PIAZZA LOGGIA. Alle 10 e 12 minuti otto rintocchi e il silenzio in ricordo delle vittime della bomba
Il ricordo affidato ai giovani: «Luogo solenne dove la
barbarie ha lacerato i valori della Repubblica» L´appello infinito:
«Riconoscere le responsabilità»
Franco Castrezzati e Cesare Trebeschi sono da una parte del palco di
piazza Loggia. Dall´altra Luca Facciano, presidente della Consulta
provinciale degli studenti. Muti, i grandi vecchi che hanno ancora negli
occhi e nelle orecchie il boato e il sangue della bomba assassina.
Parla il giovane per dire che quella piazza è il «luogo solenne della
memoria», che lì «la barbarie ha lacerato i valori fondanti della
Repubblica», che i giovani d´oggi devono recuperare il «forte impegno
politico della gioventù di quegli anni», perchè «il progresso dipende
dalla capacità di ricordare gli errori del passato, e coloro che non lo
fanno sono condannati a ripeterli».
Sono due generazioni distanti nel
tempo, non nella necessaria volontà di rigenerare i valori violentati
della democrazia. In mezzo, una piazza piena di ogni età, esempio
visibile della trama generazionale tessuta in 41 anni dalla strage
impunita. E ciò che conforta di più è che in piazza c´è pure Silvia, una
bambina di 10 anni che con emozione infantile va a stringere la mano di
Castrezzati. Con lei, la mamma che racconta di come sia rimasta colpita
e intristita, la bambina, quando ha visto le immagini della piazza, di
come sia rimasta a ripetere «strage, tristezza e bomba», tre parole che
riecheggiano anche nella poesia che ha scritto, letta in piazza ieri
mattina.
Ci sono pure i ragazzi delle scuole con il loro «muro» di
fiori e bigliettini. «Io credo che i bambini nel mondo debbano essere
liberi di crescere e diventare adulti in salute, pace e dignità», ha
scritto una bambina della seconda F Pascal. «Manifestare è un diritto,
il passato è ormai stato scritto, il presente si può cambiare e le
vittime non si potranno mai dimenticare», ha aggiunto un ragazzo della
seconda G De Filippo. Sono solo due tra tanti, e suonano come un monito
per il 12esimo processo appena iniziato.
«LE VITTIME DELLA STRAGE, di
tutte le stragi di terrorismo e di mafia che hanno insanguinato
l´Italia per anni, i loro familiari e i cittadini vogliono sapere». Lo
dice con forte passione Margherita Asta, figlia di Barbara e sorella di
Giuseppe e Salvatore, gemelli di sei anni finiti a brandelli nella
strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985. Accompagnava i figli a scuola,
Barbara. La sua unica colpa è stata trovarsi a far scudo all´auto del
procuratore Carlo Palermo con la sua utilitaria. Anche lei attende
giustizia da 30 anni, ed era sul palco di piazza Loggia per dire che le
ferite di Brescia, di Trapani e di ogni altra parte d´Italia «si
rimargineranno solo se verrà affermata la verità, anche quella
giudiziaria». È proprio così. La città in piazza dice che non può
dimenticare. La voce familiare di don Piero Lanzi elenca le delegazioni
di fabbriche, istituzioni, associazioni, scuole, sindacati, che vanno a
rendere omaggio alla Stele dei caduti. In silenzio davanti ai nomi delle
vittime sostano il sindaco Emilio Del Bono, il presidente della
Provincia Pierluigi Mottinelli, il viceprefetto vicario Salvatore
Pasquariello. Ci sono i sindaci di Collebeato, Nave, Caino,
Verolavecchia, Castegnato, Castenedolo. Alle 10.12 come sempre cala il
silenzio. Otto rintocchi ricordano le vittime. Risuonano ancora i nomi
di Giulietta, Livia, Alberto, Clementina, Euplo, Luigi, Bartolomeo,
Vittorio. Li ripete pure la segretaria di Cgil Lombardia Elena Lattuada
in chiusura dei discorsi ufficiali. «La piazza piena di autorità e
lavoratori chiede ancora una volta giustizia – dice -, chiede il
riconoscimento del valore che 41 anni fa voleva dimostrare. Non solo
ricorda morti e feriti ma chiede allo Stato e alla Giustizia che una
volta per tutte sia fatta chiarezza e siano riconosciute le
responsabilità politiche sociali». Lattuada apprezza il lavoro di
magistrati e avvocati per arrivarci, alla verità, perchè «ci aspettiamo
che l´ultimo processo porti alla ricostruzione storica di quanto
accaduto in questa piazza, come a Bologna, a Ustica».
dal BRESCIAOGGI
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