venerdì 29 maggio 2015

BRESCIA - Strage, nel 41° anniversario il testimone della memoria

IN PIAZZA LOGGIA. Alle 10 e 12 minuti otto rintocchi e il silenzio in ricordo delle vittime della bomba

Il ricordo affidato ai giovani: «Luogo solenne dove la barbarie ha lacerato i valori della Repubblica» L´appello infinito: «Riconoscere le responsabilità»

Franco Castrezzati e Cesare Trebeschi sono da una parte del palco di piazza Loggia. Dall´altra Luca Facciano, presidente della Consulta provinciale degli studenti. Muti, i grandi vecchi che hanno ancora negli occhi e nelle orecchie il boato e il sangue della bomba assassina. Parla il giovane per dire che quella piazza è il «luogo solenne della memoria», che lì «la barbarie ha lacerato i valori fondanti della Repubblica», che i giovani d´oggi devono recuperare il «forte impegno politico della gioventù di quegli anni», perchè «il progresso dipende dalla capacità di ricordare gli errori del passato, e coloro che non lo fanno sono condannati a ripeterli».
Sono due generazioni distanti nel tempo, non nella necessaria volontà di rigenerare i valori violentati della democrazia. In mezzo, una piazza piena di ogni età, esempio visibile della trama generazionale tessuta in 41 anni dalla strage impunita. E ciò che conforta di più è che in piazza c´è pure Silvia, una bambina di 10 anni che con emozione infantile va a stringere la mano di Castrezzati. Con lei, la mamma che racconta di come sia rimasta colpita e intristita, la bambina, quando ha visto le immagini della piazza, di come sia rimasta a ripetere «strage, tristezza e bomba», tre parole che riecheggiano anche nella poesia che ha scritto, letta in piazza ieri mattina.
Ci sono pure i ragazzi delle scuole con il loro «muro» di fiori e bigliettini. «Io credo che i bambini nel mondo debbano essere liberi di crescere e diventare adulti in salute, pace e dignità», ha scritto una bambina della seconda F Pascal. «Manifestare è un diritto, il passato è ormai stato scritto, il presente si può cambiare e le vittime non si potranno mai dimenticare», ha aggiunto un ragazzo della seconda G De Filippo. Sono solo due tra tanti, e suonano come un monito per il 12esimo processo appena iniziato.
«LE VITTIME DELLA STRAGE, di tutte le stragi di terrorismo e di mafia che hanno insanguinato l´Italia per anni, i loro familiari e i cittadini vogliono sapere». Lo dice con forte passione Margherita Asta, figlia di Barbara e sorella di Giuseppe e Salvatore, gemelli di sei anni finiti a brandelli nella strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985. Accompagnava i figli a scuola, Barbara. La sua unica colpa è stata trovarsi a far scudo all´auto del procuratore Carlo Palermo con la sua utilitaria. Anche lei attende giustizia da 30 anni, ed era sul palco di piazza Loggia per dire che le ferite di Brescia, di Trapani e di ogni altra parte d´Italia «si rimargineranno solo se verrà affermata la verità, anche quella giudiziaria». È proprio così. La città in piazza dice che non può dimenticare. La voce familiare di don Piero Lanzi elenca le delegazioni di fabbriche, istituzioni, associazioni, scuole, sindacati, che vanno a rendere omaggio alla Stele dei caduti. In silenzio davanti ai nomi delle vittime sostano il sindaco Emilio Del Bono, il presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli, il viceprefetto vicario Salvatore Pasquariello. Ci sono i sindaci di Collebeato, Nave, Caino, Verolavecchia, Castegnato, Castenedolo. Alle 10.12 come sempre cala il silenzio. Otto rintocchi ricordano le vittime. Risuonano ancora i nomi di Giulietta, Livia, Alberto, Clementina, Euplo, Luigi, Bartolomeo, Vittorio. Li ripete pure la segretaria di Cgil Lombardia Elena Lattuada in chiusura dei discorsi ufficiali. «La piazza piena di autorità e lavoratori chiede ancora una volta giustizia – dice -, chiede il riconoscimento del valore che 41 anni fa voleva dimostrare. Non solo ricorda morti e feriti ma chiede allo Stato e alla Giustizia che una volta per tutte sia fatta chiarezza e siano riconosciute le responsabilità politiche sociali». Lattuada apprezza il lavoro di magistrati e avvocati per arrivarci, alla verità, perchè «ci aspettiamo che l´ultimo processo porti alla ricostruzione storica di quanto accaduto in questa piazza, come a Bologna, a Ustica».

dal BRESCIAOGGI

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