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venerdì 15 luglio 2016

Festa 2016 di Rifondazione Comunista a Bovezzo



Il programma completo della festa 2016 di Rifondazione Comunista a Bovezzo


GIOVEDÌ 21 LUGLIO
Ore 21.00
LA SALUTE È ANCORA UN DIRITTO?
Ne parliamo con
Gabriella Liberini – Prc Centro Storico
Alberto Marino – Presidente MD Brescia
Antonio Bravi – Medico di base
VENERDÌ 22 LUGLIO
Ore 21.30
Meo-mixe circus
Le canzoni di Jannacci”
SABATO 23 LUGLIO
Ore 21.30
BARABONZIBONZIBÒ
serata gypsy-rock”
DOMENICA 24 LUGLIO
Ore 21.30
BALLO LISCIO con I NIPOTI
LUNEDÌ 25 LUGLIO
Ore 21.00
Superare le disuguaglianze per uscire dalla crisi
Incontro con
Paolo Ferrero – Segretario nazionale Prc-Se
MARTEDÌ 26 LUGLIO
Ore 21.00
Il futuro del territorio:
perché dire no alle grandi opere
Fiorenzo Bertocchi – Segretario PRC Brescia
Francesco Raucci – Comit. Acqua Pubblica Brescia
Stefania Baiguera – Comitato Ambiente Brescia Sud
Marco Apostoli – Comitato rifiuti zero - Brescia
Roberto Saleri – Coordinam. NoTav Bs-Verona
MERCOLEDÌ 27 LUGLIO
Ore 21.00
La dignità oltre il mercato:
un lavoro per vivere
Roberto Romano - Ricercatore
Piergiovanni Alleva – Giuslavorista
Coordina
Cristian Cristelli - Giornalista
GIOVEDÌ 28 LUGLIO
Ore 21.00
Di sana e robusta costituzione:
le ragioni del NO alla riforma costituzionale
Laura Alghisi – Sindaco di Verolavecchia
Francesca Parmigiani – Dottoressa di Ricerca in Diritto costituzionale
Gisella Bottoli – Libertà e Giustizia Brescia
VENERDÌ 29 LUGLIO
Ore 21.30
Ciurma anemica
Canzoni di lotta”
SABATO 30 LUGLIO
Ore 21.30
CEK DELUXE
Tutta musica dal blues all'hard rock”
DOMENICA 31 LUGLIO
Ore 21.30
GANG
Una serata di ritmo e impegno politico
LUNEDÌ 1 AGOSTO
Ore 21.00
Accoglienza questa sconosciuta:
l'esperienza della Valtrompia
Mario Folli – Assessore Comunità Montana VT
Stefano Savoldi – Referente progr. profughi Caritas
Andrea Ghidini – Progetto SPRAR Coop. Il mosaico
MARTEDÌ 2 AGOSTO
Ore 22.00 ESTRAZIONE SOTTOSCRIZIONE A PREMI
CHIUSURA FESTA




venerdì 20 maggio 2016

Morto Marco Pannella....



Sentite condoglianze per la morte di Marco Pannella….ma….

Marco Pannella è stato un  liberista sfrenato, avrebbe voluto privatizzare tutto, appoggiando i peggiori sistemi politici di questi ultimi anni.
Dall’attacco all’articolo 18, alla sanità alle pensioni… oltre alla nostra costituzione antifascista.
Sostenitore del modello americano del maggioritario, poi però appoggiandosi puntualmente nel carro del possibile vincitore.
Filo americano….paladino della non violenza, ma appoggiava  in parlamento  tutte le guerre USA a cui partecipano anche i nostri militari italiani…..amico di israele…..

Un simbolo dell'ipocrisia del sistema capitalistico-imperialistico-colonialista !

mercoledì 11 maggio 2016

“Ma come fai a votare come casa pound?” La risposta della partigiana Lidia Menapace


“Ma come fai a votare come casa pound?” La risposta della partigiana Lidia Menapace

Periodo sismico
“Ma come fai a votare come casa pound?” La risposta della partigiana Lidia MenapaceChe siamo dentro un periodo politicamente sismico, lo si vede ad occhio, dato che – come in genere gli eventi sismici – esso non muta lo stato di cose presenti, ma solo distrugge sul posto ciò che trova. E’ naturalmente una immagine approssimativa: ma per dare una risposta alla domanda: “ma come fai a votare nei referendum istituzionali come casa pound? “. Rispondo che, se Renzi ha voluto trasformare un referendum da esercizio della sovranità popolare in un plebiscito pro o contro il suo governo, non  è colpa mia e devo cavarmela come meglio posso. Prima di tutto richiamando il referendum, “questo” referendum, alle sue peculiarità e poi togliendo spazio a casa pound, per esempio ricordando che la attuale Costituzione contiene un articolo che consente di agire politicamente contro qualsiasi tentativo di far rivivere il fascismo e ciò non può essere lasciato in ombra. Chi vota NO a questa pasticciata proposta di snaturare la Costituzione vota anche per mantenere l’impostazione antifascista della Costituzione stessa.
E’ chiaro? no, non è chiaro, anzi suscita perplessità e dubbi, ma non si dissipano se non dicendo chiaramente NO a questo fine. E’ colpa di Renzi se facendo del referendum uno strumento per schierarsi pro o contro il suo governo obbliga a dire NO comunque, trovandosi a una decisione uguale a quella della sua opposizione di governo.
 Mi sono dilungata un po’ sulla questione perché è possibile che in futuro ci troviamo a simili impicci, chiamo sismico questo periodo per far capire che la politica cammina a zig zag e produce lotta greca e sindaci islamici a Londra, un candidato presidente negli USA che non vorrebbe nessuno dotato di un po’ di buon gusto. Sono segni della crisi irreversibile del capitalismo e indicano che ne dobbiamo uscire sia pure con calma e prudenza, ma anche tenacia e decisioni precise mirate a far arrivare al massimo la sua crisi e provocare la sua sconfitta politica con un progetto di “rivoluzione culturale”.
Tuttavia ben più di questo compito é importante vincere l’astensionismo che da tempo semina indifferenza verso la cosa pubblica, ed esalta ciò che è privato. Non resisto alla tentazione di ricordare qui subito che gli antichi Greci chiamavano il privato “idiotes” nel senso di colui che occupandosi solo degli affari suoi (idia) diventa appunto idiotes, mentre solo chi si occupa anche degli affari pubblici  diventa polites, cittadino. Ne parlerò, ma ora mi fermo qui esortandovi a fuggire dall’idiozia.
Come voto al referendum? Annuncio che voto NO come Zagrebelski, Rodotà e altri noti costituzionalisti antifascisti.

Lidia Menapace
menapace

lunedì 9 maggio 2016

Peppino vive in ognuno.....




Peppino vive in ognuno di noi ogni volta che scegliamo di non voltarci da un'altra parte, ogni volta che mettiamo il bene della collettività al di sopra dei nostri egoismi, ogni volta che scendiamo in piazza per gridare il nostro dissenso, ogni volta che non ci tiriamo indietro di fronte alla Lotta, ogni volta che siamo pronti a metterci la faccia per le cose in cui crediamo.

martedì 26 aprile 2016

IL 26 APRILE 1986 AVVIENE IL DISASTRO ALLA CENTRALE DI CERNOBYL

Oggi sono passati esattamente 30 anni da uno degli avvenimenti più sconvolgenti della storia moderna: il disastro avvenuto alla centrale nucleare di Cernobyl.
Alle ore 1:23 del 26 aprile 1986 un brusco e incontrollato aumento della potenza ha determinato la scissione dell’acqua di raffreddamento, provocando la rottura delle tubazioni, con una fortissima esplosione e lo scoperchiamento del reattore. L’evento ha causato la morte di 65 persone e l’emissione di una nuvola tossica di materiale radioattivo pari a 400 volte a quelle rilasciate in occasione del bombardamento di Hiroshima.
Dopo il disastro nucleare di Fukushima del 2011, la Germania ha definitivamente chiuso otto dei suoi reattori e si è impegnata a dismettere i rimanenti entro il 2022. Gli italiani hanno votato in massa per mantenere il loro paese fuori dal nucleare, la Svizzera e la Spagna hanno vietato la costruzione di nuovi reattori. Ma l’energia nucleare rappresenta ancora il 28,3% della produzione energetica europea.
foto di Arci nazionale.

Sanità e Corruzione in Lombardia.....


venerdì 4 marzo 2016

Manifestazione contro la guerra Ghedi 12 marzo 2016, nell'ambito della giornata nazionale di mobilitazione contro tutte le guerre

Sabato 12 marzo, Manifestazione contro la guerra a Ghedi.

stop war
Il messaggio lanciato per una iniziativa nazionale contro la guerra da svolgersi il 12 marzo sta diffondendosi sempre più grazie al tam-tam della rete. A Brescia, uno dei punti caldi delle guerre italiane di questi decenni a causa della presenza dell’aeroporto militare di Ghedi, dove sono stipate decine di bombe atomiche, e da cui i caccia sono sempre pronti a partire, l’appello sta smuovendo organizzazioni sociali e partiti, che, con una certa fatica cercano di superare antiche divisioni e contrapposizioni per avviare una mobilitazione comune sulla parola d’ordine Fuori l’Italia dalla NATO e da tutti gli altri organismi guerrafondai ( UE – EUPOL e FRONTEX, MISSIONI ONU…). Inoltre Brescia, o meglio Gardone Valtrompia, è sede di una delle maggiori ditte mondiali di produzione di “armi leggere”, la plurisecolare Beretta. Il percorso di mobilitazione contro la guerra, nel quale la federazione bresciana del Prc è sempre stata presente, è cominciato già con la nostra partecipazione alla manifestazione milanese del 16 gennaio. Da allora il lavoro di preparazione di momenti di lotta più ampi e condivisi non è mai cessato, ed ha trovato il momento di coagulo e di spinta nell’assemblea del 24 febbraio 2016, che si è tenuta presso la sala incontri annessa alla nostra sede. Già in una riunione precedente, anche per bypassare insidiose corse alla appropriazione politica di una protesta che dovrebbe essere corale, era stato deciso di ricorrere ad una sigla di riferimento il più inclusiva possibile, scontando anche una certa inevitabile indeterminatezza degli obiettivi politici o politicisti, e si era optato per la dizione di Donne e uominicontro leguerree su questa strada si è proceduto. Alla riunione, convocata appunto da “donne e uomini contro la guerra” erano presenti oltre 50 persone in rappresentanza di sindacati di base, forze politiche e associazioni, fra le quali hanno dichiarato la loro adesione: CUB, il sindacato è un’altra cosa- opposizione cgil, PRC, SEL, PCdI, Sinistra Anticapitalista, Ross@, PCL, Centro sociale 28 maggio, Associazione culturale islamica Muhammadiah di Brescia, Brescia solidale e libertaria, Comitato spontaneo contro le nocività, OPAL (Osservatorio permanente sulle armi leggere), Coordinamento Antirazzista e antifascista della Val Trompia, Movimento Non Violento, Comitato Antisfratti/Diritto alla casa, Eurostop, mentre altre realtà hanno appoggiato l’iniziativa ma per motivi di calendario non erano presenti.
Dopo un dibattito particolarmente ricco, le azioni immediate sono state fissate in un Flash-mob che si terrà il 5 marzo dalle ore 16.00 in Corso Zanardelli, nel pieno centro di Brescia, nei pressi del “Teatro Grande”, con convocazione dei giornalisti in preparazione della manifestazione del 12 marzo, e in un presidio-concerto che si terrà davanti all’ingresso principale della base di Ghedi, a partire dalle ore 14.00 di sabato 12 marzo, in concomitanza con la manifestazione nazionale.
Riteniamo che per i motivi evidenti indicati sopra, la manifestazione del 12 marzo a Brescia davanti alla base militare di Ghedi assuma un significato che va ben oltre i confini bresciani, ed assuma una rilevanza almeno regionale, o addirittura nazionale.
Quindi pensiamo che, contro ogni assuefazione al clima di guerra, che ogni giorno viene sempre più propagandato dai mass-media, dobbiamo darci una sferzata, dobbiamo ridare voce al sentimento ed alla richiesta di pace che rischia di restare soffocata sotto le “giustificazioni” della propaganda: dietro il grido di guerra si nasconde la volontà di schiacciare ancora di più le condizioni e le aspirazioni dei popoli, in primo luogo del nostro popolo.

http://www.rifondazionelombardia.it





 

lunedì 1 febbraio 2016

1 febbraio 1945: viene riconosciuto il diritto di voto alle donne

1 febbraio 1945: viene riconosciuto il diritto di voto alle donneIl I° febbraio 1945 il diritto di voto in Italia viene esteso anche alle donne e il suffragio diventa effettivamente universale. L’atto che concretizza il diritto di voto fu il decreto legislativo luogotenenziale n.23 del governo Bonomi che vedeva riunite le forze antifasciste. Decisivo fu l’impegno in questa direzione dei nuovi partiti di massa che emergevano dalla fine della dittatura come i principali punti di riferimento popolare.
In un’Italia ancora divisa in due, con il Centro-Sud liberato e la Repubblica di Salò nel Nord occupato dai tedeschi, a Roma su richiesta di De Gasperi e Togliatti la questione venne esaminata dal Consiglio dei ministri il 24 gennaio 1945. Il 30 si ebbe l’approvazione, ratificata con il decreto luogotenenziale n. 23, datato 1° febbraio 1945.
Il diritto al voto, l’ingresso con piena cittadinanza nella vita politica fu uno dei frutti di quel grande rivolgimento democratico che fu la Resistenza antifascista, la lotta per la liberazione del nostro paese dalla tirannide: il riconoscimento del contributo intelligente e appassionato che tante donne italiane dettero alla lotta contro il fascismo e la guerra.
Nell’ltalia del Nord era ancora occupata dai nazi-fascisti l’annuncio viene da un volantino dei Gruppi di difesa della donna che circola clandestinamente: “Donne italiane, il governo dell’Italia libera ha riconosciuto in questi giorni il voto alle donne. …E’ un diritto che esse si sono conquistate partecipando a tutte le lotte popolari  contro tedeschi e fascisti, prendendo parte attiva nella lotta di liberazione nazionale”.
Nel corso della Resistenza la questione era stata posta con forza dalla organizzazioni femminili. 
Nell’ottobre 1944 l’UDI, insieme a due associazioni che avevano alle spalle una storia gloriosa, e cioè l’Alleanza femminile pro suffragio e la FILDIS (Federazione italiana laureate e diplomate istituti superiori), inviò un promemoria al capo del governo Bonomi, affinché l’estensione alle donne del voto e dell’eleggibilità fosse tenuta presente nell’elaborazione delle leggi elettorali da introdurre per le future consultazioni.
Nello stesso mese, più esattamente il 25, sempre l’UDI indisse a Roma un incontro con le esponenti di DC, PRI, PCI, PSIUP, Partito d’Azione, PLI, Sinistra cristiana, Democrazia del lavoro e delle due associazioni già nominate. Dalla riunione nacque un Comitato pro voto, che il 27 sottopose un promemoria al CLN nazionale. Il 15 novembre un gruppo di donne presentò una mozione al CLN (DOC. 8a) e nello stesso mese il Comitato pro voto si fece promotore di altre iniziative, come la stampa di un opuscolo e la stesura di una petizione, diffusa dal Comitato di iniziativa dell’UDI, per raccogliere il maggior numero possibile di firme.
Questo il testo della mozione presentata al Comitato di liberazione nazionale da Angela Maria Cingolani Guidi, Josette Lupinacci, Rita Montagnana Togliatti, Bastianina Musu Martini, Emilia Siracusa Cabrini (Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane,
a. I, n. 6, Roma, 15 novembre 1944):
Le rappresentanze dei centri femminili del Partito Liberale, Democratico cristiano, Democratico del lavoro, del Partito d’Azione, del Partito socialista e del Partito comunista italiano interpreti delle diffuse aspirazioni delle donne italiane chiedono al Comitato di Liberazione Nazionale di sostenere presso il governo il diritto delle donne italiane di partecipare alle prossime elezioni amministrative su un piano di assoluta parità cogli uomini.
Benché i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale si siano già da tempo e in più occasioni espressi in senso favorevole all’estensione dei diritti politici alle donne, il governo nel dare inizio alle operazioni preparatorie per la compilazione delle liste e la designazione dei seggi ha mostrato sino ad oggi di voler assolutamente ignorare questo importante aspetto del programma di democratizzazione del paese.
Un tale atteggiamento è in netto contrasto con i principi fondamentali del diritto pubblico della quasi totalità dei paesi democratici, dagli Stati Uniti d’America alla Cina, dall’URSS all’Africa del Sud. 
Indicativo per l’Italia in questo senso, ci sembra l’esempio del Comitato di Liberazione francese che nell’annunziare la data delle prime elezioni amministrative, dopo quattro anni di occupazione tedesca, ha contemporaneamente riconosciuto alle donne il diritto di parteciparvi. Del resto in Italia la questione del diritto di voto amministrativo alle donne, sollevata più volte sin dalla proposta Minghetti del 1861, aveva già ottenuta
l’approvazione della Camera nel 1920, con l’emendamento Sandrini che non fu sottoposto all’esame dell’altro ramo del Parlamento per la chiusura di quella Legislatura. Pertanto, l’accoglimento della legittima rivendicazione delle donne italiane si riallaccerebbe anche alla tradizione democratica nazionale del periodo fascista.
Fra i numerosissimi argomenti che potrebbero suffragare la tesi più largamente favorevole alle rivendicazioni politiche femminili si ricorda soltanto che mentre quattro anni di durissima guerra hanno eguagliato nei sacrifici e nei rischi la donna italiana agli stessi combattenti dei fronti, la lotta di liberazione contro i nazifascisti ha dimostrato la piena e consapevole solidarietà femminile con tutti i militanti del fronte interno e delle bande partigiane e quindi la raggiunta capacità di attiva collaborazione anche nell’opera di ricostruzione.
Si sollecita quindi una precisa presa di posizione del Comitato di Liberazione Nazionale sul problema che interessa la metà della popolazione pensante del paese e di cui non può essere ulteriormente rimandata una piena soluzione, senza pericolo di un forte disorientamento delle masse femminili. Soluzioni parziali che eventualmente si prospettassero, tendenti a conferire pieni diritti solo a limitate categorie femminili, urterebbero profondamente quei principi di schietta democrazia per i quali l’Italia ha combattuto e combatte.
Petizione da far firmare dal maggior numero di donne possibile e da far approvare in apposite assemblee, riunioni, comizi femminili. (Noi Donne – Rivista quindicinale dell’Unione delle Donne Italiane, a. I, n. 7, Roma, 1° dicembre 1944)
Noi donne di ………………………………………. chiediamo
al Governo di Liberazione Nazionale il diritto di voto e di eleggibilità nelle prossime elezioni amministrative.
Riteniamo che l’esclusione da tale diritto lascerebbe la donna in quella posizione di inferiorità in cui il fascismo ha voluto mantenerla, non solo all’interno dello Stato, ma anche nei confronti delle donne di tutti i paesi
civili.
Il fascismo con la sua folle politica di guerra ha distrutto i nostri focolari, ha disperso le nostre famiglie, ci ha posto di fronte a più gravi responsabilità nel lavoro, nell’educazione dei figli, nella quotidiana lotta per l’esistenza.
Contro il fascismo e contro l’oppressore tedesco abbiamo lottato accanto ai nostri uomini con tenacia e coraggio nei duri mesi dell’occupazione.
Sentiamo di esserci così acquistato il diritto di partecipare pienamente all’opera di ricostruzione del nostro paese.
Confidiamo pertanto che la nostra legittima aspirazione sia presa in esame dagli uomini del governo e sia finalmente resa alla donna d’Italia quella giustizia e quell’uguaglianza di diritti che è alla base di ogni ordinamento veramente democratico.

 http://www.rifondazione.it

lunedì 11 gennaio 2016

Rifondazione perde un altro pezzo, FalceMartello lascia il Prc

Un’altro Arcobaleno? No grazie. Esce dal Prc il pezzo che si riconosce nella rivista FalceMartello. «L’ultima tappa di una marcia tanto lunga quanto poco gloriosa è l’avventura di Sinistra Italiana»

di Giulio AF Buratti
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«In principio fu la Sinistra Arcobaleno. Poi la Federazione della sinistra. Poi Rivoluzione civile. Poi l’Altra Europa (e in mezzo a queste altre esperienze già dimenticate quali Alba, Cambiare si può, ecc.). Ognuna di queste operazioni di trasformismo politico è finita in lacrime, al di là dell’avere raccolto pochi o pochissimi voti. E ogni volta, puntualmente, il gruppo dirigente del Prc ha riproposto la stessa identica ricetta».
SinistraClasseRivoluzione, Sezione Italiana della Tendenza Marxista Internazionale, annuncia così, dal suo sito, l’uscita dei suoi militamti da Rifondazone comunista nel quale hanno militato dall’indomani della scissione della Bolognina.
Si tratta della corrente che si raccoglie attorno alla rivista FalceMartello, una certa consistenza in Emilia e Lombardia, un migliaio di voti congressuali nel 2013, al IX congresso che s’è concluso con l’8% per loro. Poco prima dell’assise, i suoi militanti hanno dato vita al movimento politico Scr, già con un piede fuori dal Prc. «L’ultima tappa di una marcia tanto lunga quanto poco gloriosa è l’avventura di Sinistra Italiana. – si legge ancora nel documento firmato da Claudio Bellotti, Lucia Erpice, Jacopo Renda, componenti dimissionari della direzione nazionale più i sette membri del Cpn del Prc- Riassumiamo brevemente. Il Prc decide di aderire a un appello (“Noi ci siamo”) con un voto a maggioranza nel Comitato politico nazionale del 7-8 novembre. Tale appello implica l’adesione del partito a un ennesimo “nuovo soggetto” della sinistra italiana. Su tale proposta si procede a una consultazione della base.
Nelle stesse ore nelle quali venivano prese queste decisioni, il “nuovo soggetto” si materializzava con la sigla di Sinistra Italiana, che riunisce Sel e parte dei fuoriusciti dal Pd (Fassina, D’Attorre, ecc.). Passano pochi giorni e costoro, forti della visibilità conferitagli dal gruppo parlamentare, dettano le loro condizioni: il nuovo partito è fatto, chi vuole sciolga la propria formazione e vi aderisca.
Seguono lettere, comunicati, appelli, polemiche, lamenti e ingiurie, e intanto il Prc continua a “consultare” i propri militanti su una proposta che non esiste più. Ebbene, nonostante tutto questo, neppure un sussulto di reazione viene a galla e la proposta del Cpn viene approvata, stando ai dati ufficiali, da oltre il 70 per cento dei circa 5mila compagni che votano.
Ferrero giura che il Prc non si scioglierà «né oggi né domani», ma secondo Scr, se non lo farà lui sarà qualcun altro a traghettare quello che resta di Rifondazione nell’orbita di Sinistra italiana, ammesso che il cartello elettorale regga alla prova delle prossime amministrative per via dello scontro interno determinato dalle spinte di pezzi di Sel di non mollare l’aggancio con il Pd renziano. «Rifondazione avrà solo la scelta tra non esserci (ovvero improvvisare una lista e prendere se va bene l’1 per cento) o supplicare in ginocchio qualche candidatura nelle liste di Sinistra Italiana. Se per qualche motivo Ferrero non vorrà farlo, lo farà qualcun altro al posto suo – si legge ancora prima della frase di commiato – Separiamo quindi definitivamente le sorti del nostro movimento da quelle del Prc, forti della convinzione maturata in questi anni che questa separazione non solo non ci isola, ma al contrario sviluppa pienamente il potenziale che abbiamo misurato nel lavoro svolto. Nel movimento operaio e fra i giovani esiste non solo un potenziale di lotta antisistema, ma anche una richiesta diffusa di formazione e spiegazione politica, una ricerca di idee rivoluzionarie capaci di fondare una scelta di militanza e di lotta contro un capitalismo sempre più barbarico». Tuttto ciò, «in piena connessione e solidarietà con i nostri compagni nel resto d’Europa e del mondo», ovvero la Tmi che «aderisce ai aderisce ai principi dell’ortodossia trotskista e adotta «la tattica del fronte unico elaborata dalla Terza Internazionale negli anni venti e una riformulazione della tattica entrista per cui l’entrata dei gruppi trotskisti nei grandi partiti di sinistra e nelle organizzazioni sindacali più importanti». Ted Grant, il loro punto di riferimento teorico, pensava che i rivoluzionari devono svolgere lavoro politico “dentro, fuori e attorno alle organizzazioni di massa” in quanto “fuori dal movimento operaio non c’è nulla”. Una posizione che puntava a rompere con la Quarta Internazionale, il partito fondato da Trockij, accusato di «degenerazioni settarie e influenzate da ideologie piccolo-borghesi (come nazionalismo di sinistra, terzomondismo, femminismo, eccetera)».

http://popoffquotidiano.it