martedì 26 maggio 2015

Amministrative Spagna: dalla crisi si può uscire da sinistra, Podemos prende Barcellona e Madrid, il Pp è primo partito ma in netto calo

Affluenza alle urne in leggero aumento rispetto alle elezioni 2011. Tracollo dei Popolari. Iglesias: "L'inizio della fine del bipartitismo in Spagna 

MADRID - Il duello tra la "vecchia" e la "nuova" politica in Spagna è appena iniziato, ma dai
risultati di queste amministrative il quadro è chiaro:  le forze emerse dal basso, Podemos e Ciudadanos, entrano da protagoniste nelle istituzioni locali, il primo importante test in vista delle elezioni politiche di novembre.

A Madrid è stato un testa a testa fra Podemos e il Partito popolare: i popolari di Esperanza Aguirre hanno ottenuto la maggioranza dei seggi  mentre a Barcellona, la lista Barcelona in Comu formata attorno a Podemos della candidata sindaco Ada Colau arriva prima,11 seggi davanti a quella del sindaco uscente nazionalista catalano Xavier Trias con 10 seggi.
Sono risultati che fanno dichiarare al leader di Podemos, Pablo Iglesias: "Il risultato delle elezioni di oggi "segna l'inizio della fine del bipartitismo in Spagna. Pp e Psoe hanno registrato uno dei peggiori risultati della loro storia" e "il cambiamento ora è irreversibile". Alle politiche di novembre Podemos, ha annunciato, "sfiderà il Pp" per il governo del paese.

Riguardo le "battaglie" di Madrid e Barcellona, i numeri sono comunque di importanza relativa nella corsa per il controllo delle due più grandi città: in assenza di maggioranza assoluta, le liste dovranno cercare di formare coalizioni. Una situazione che dovrebbe avvantaggiare Podemos, che potrebbe contare sull'appoggio del Psoe e di Ciudadanos. E quindi prendere quasi "algebricamente" Madrid dopo Barcellona. Sarebbe il trionfo strategico del leader Pablo Iglesias e della sua mossa: aderire a coalizioni più ampie e aprire all'elettorato moderato in vista delle politiche e del vero assalto al potere.

Gli spagnoli sono andati alle urne per rinnovare 8.122 municipalità oltre che per assegnare i seggi nei parlamenti di 13 delle 17 regioni del Paese. Quattro anni fa il Pp aveva ottenuto la maggioranza assoluta in otto regioni, oggi lo scenario è diverso. Con la necessità per il Pp di scendere a patti con altre forze politiche. Potrebbe rivelarsi ago della bilancia l'altro "partito del nuovo", Ciudadanos, su posizioni liberal-alternative. Il movimento di Albert Rivera sarebbe pronto a trattative sia con il Pp sia con Podemos e Psoe per il governo in molte città e regioni del Paese. Quanto alle comunali, quattro anni fa il Partito popolare e il principale partito di opposizione di allora, i socialisti del Psoe, avevano ottenuto insieme il 65% dei voti. Bacino di consenso decisamente ridotto oggi alle urne, con gli exit poll accreditano le due forze politiche tradizionali di un complessivo 53%.

Buono il dato sull'affluenza, che alle ore 18 era in leggero aumento, di quasi mezzo punto percentuale rispetto alle precedenti elezioni amministrative e regionali del 2011. I votanti sono stati il 49,79% degli aventi diritto, contro il 49,19% nel 2011, secondo i dati diffusi dal ministero degli interni di Madrid.
http://www.repubblica.it

Spagna, Podemos vince a Madrid e Barcellona. Pp e Psoe perdono milioni di voti

Il terremoto annunciato per la politica spagnola alla fine si è verificato alle amministrative e regionali di domenica 24 maggio, che hanno visto i post-indignados di Podemos prendere Barcellona, avvicinarsi anche alla conquista di Madrid, e imporre ai due grandi partiti tradizionali Pp e Psoe un drastico ridimensionamento. Nella notte, mentre migliaia di giovani sostenitori di Podemos ballavano e cantavano a Barcellona e Madrid, il leader dei post-indignados Pablo Iglesias ha avvertito che il "processo del cambiamento è ora irreversibile" e ha annunciato che sfiderà il premier Mariano Rajoy per la guida del governo alle politiche di novembre.
Il Partido Popular ha pagato duramente il prezzo della gestione lacrime e sangue della crisi negli ultimi anni, e anche della corruzione endemica che imperversa da anni nella politica spagnola. Rimane il primo partito del paese, con il 27%, davanti al Psoe al 25%, e arriva primo in 11 delle 13 regioni in cui si votava oggi. Ma i popolari rispetto al 2011, quando avevo oltre il 40% hanno perso 2,6 milioni di voti e tutte le maggioranze assolute che avevano nelle grandi città e nelle regioni. Nei prossimi giorni si aprirà una fase di dure trattative per cercare di garantire la governabilità delle collettività del paese.

A Barcellona ha trionfato la candidata di Podemos Ada Colau, che ha superato il sindaco uscente, il nazionalista catalano della Ciu Xavier Trias. A Ma
drid la situazione è in bilico. Dopo lo spoglio del 98% la candidata del Pp Esperanza Aguirre arriva prima con 21 seggi davanti alla rivale di Podemos Manuela Carmena, 20 seggi. Il Psoe crolla a 9 seggi, subisce l'umiliante sorpasso dei post-indignados, mentre Ciudanos, l'altro partito alternativo di 'mani pulite' guidato da Albert Rivera è a 7 seggi. Non è escluso che alla fine un'alleanza fra Podemos e Psoe consenta a Carmena di diventare comunque il nuovo sindaco. Sarebbe un "disastro" per il Pp e per Rajoy, avvertono diversi analisti, in vista delle politiche. La capitale è la roccaforte dei popolari da 20 anni. Il Pp, per il gioco della coalizioni, rischia anche di perdere Valencia e Saragozza, dove Podemos e Ciudadanos hanno vampirizzato l'elettorato dei due grandi partiti tradizionali.
Il risultato delle elezioni amministrative "segna l'inizio della fine del bipartitismo", che ha guidato il paese dalla fine del franchismo, ha detto il leader di Podemos Pablo Iglesias, rilevando che Pp e Psoe "hanno registrato uno dei peggiori risultati della loro storia". Per i socialisti è stato il peggiore in assoluto nelle elezioni amministrative dalla fine della dittatura.
Crolla anche il partito tradizionale della sinistra, Izquierda Unida, mentre per i nazionalisti catalani di Ciu, pure impantanati in scandali di corruzione, è una Waterloo la perdita di Barcellona, che avrebbe dovuto essere il caposaldo del processo di indipendenza della Catalogna.
"Oggi è stata una rivoluzione democratica" ha esultato nella notte la futura nuova sindaca post-indignada della capitale catalana, Ada Colau. Una rivoluzione "che deve allargarsi ora a tutto il sud-Europa". Dopo la Grecia di Syriza, la Spagna è ora indubbiamente il nuovo grande laboratorio della politica europea.

 http://www.huffingtonpost.it

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