giovedì 5 settembre 2013

Patto Confindustria-sindacati «Uniti per uscire dalla crisi»

Come prima lettura... è del tutto sbagliato indicare come valore assoluto la governabilità,perché oggi vuol dire sostenere il governo delle larghe intese.

Non si dice nulla dei rinnovi dei contratti come se sindacati e padroni fossero una unica cosa
Poi ci sono alcune proposte come alcune iniziative rivolte al governo,come quella del costo dell'energia che può avere un valore ma deve essere articolata e studiata con un vero impegno a non delocalizzare da parte delle imprese.
Non si dice nulla sull'evasione fiscale per non disturbare i padroni evasori.
Si fanno i documenti unitari con confindustria e prima non si discute con i lavoratori siamo alle solite.

 Patto Confindustria-sindacati «Uniti per uscire dalla crisi»

PARTI SOCIALI. Firmata un´intesa sulla spinta alla crescita. Il premier Letta apprezza: «Insieme per superare il caos»

Le priorità del documento: riduzione delle tasse su lavoro e imprese Squinzi: «Il governo risponda». Camusso: «Serve cambio di passo»

 Una legge di Stabilità per la crescita e l´occupazione: Confindustria, Cgil, Cisl e Uil incalzano il governo perchè dia risposte ai «problemi reali» del Paese, delle imprese e del lavoro, a partire dalla riduzione del carico fiscale.
E lo fanno mettendo nero su bianco le singole priorità in un documento comune che i rispettivi leader, Giorgio Squinzi, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, sottoscrivono a Genova prima di partecipare ad un dibattito nell´ambito della festa nazionale del Pd, dove rendono pubblica l´intesa.
Intesa che viene subito apprezzata dal premier Letta che sottolinea: «Si tratta di un passo importante che dimostra che se in questo Paese si vuole discutere di cose concrete si può uscire dal caos permanente nel quale ci si trova: noi saremo un interlocutore molto attento».
Del resto, è la premessa del presidente di Confindustria, «siamo in una situazione tale che non possiamo che remare tutti nella stessa direzione». Prosegue Squinzi: «Le cose da fare sono tante, per cui facciamo un appello forte al governo, l´unico possibile, affinchè senta tutta la pressione».
Concorda il numero u no della Cgil Susanna Camusso: «La necessità improcrastinabile, è quella di cambiare passo. Non possiamo più essere prigionieri del dibattito ma avere una strategia complessive di rilancio per il Paese».
Aggiunge il leader della Cisl Raffaele Bonanni: «Bisogna guardare in faccia la realtà senza perdersi in chiacchiere sull´Imu e sull´Iva che significa solo perdere tempo».
Conferma il segretario della Uil Luigi Angeletti: «A questo punto è chiaro che la politica economica del governo non deve servire a stabilizzare il governo ma ad aumentare l´occupazione e quindi a ritrovare la crescita. L´esecutivo si deve caratterizzare per le cose che riesce a fare»
IL DOCUMENTO. Tre sono le direttrici su cui si articola il documento: politiche fiscali, politiche industriali, revisione degli assetti istituzionali ed efficienza della spesa pubblica. Innanzitutto, quindi, serve un intervento sull´intero sistema fiscale, che sia a vantaggio dei lavoratori e dei pensionati e anche delle imprese. Per aumentare, così, il reddito disponibile delle persone e riequilibrare la tassazione sui fattori produttivi.
Per questo si legge nel documento va ridotto il prelievo sui redditi da lavoro. C´è poi una «esigenza non più rinviabile»; va eliminata la componente lavoro dalla base imponibile Irap e ripensata la tassazione dei beni immobili dell´impresa che siano strumentali all´attività; vanno rese strutturali le misure sperimentali di detassazione e decontribuzione per aumentare la produttività. E bisogna poi continuare la lotta all´evasione fiscale e approvare un provvedimento legislativo che destini alla riduzione delle tasse quanto recuperato ogni anno. Sul fronte industriale, Confindustria e sindacati chiedono, di rafforzare gli investimenti nell´innovazione e ridurre il costo dell´energia.
Mentre sulla spesa pubblica dicono basta agli sprechi, chiedono l´abolizione delle Province e una «spending review» non più basata su semplici tagli lineari. 

dal BRESCIAOGGI

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