La manovra correttiva ha di fatto a cancellato la no tax area sulla prima abitazione. Infatti, in base a una legge del 2001, la rendita catastale non concorre a formare reddito imponibile Irpef. Il dietrofront del fisco, invece, obbligherà i proprietari a pagare le tasse sul 20% del valore catastale dell’immobile. Una vera e propria stangata. Inoltre sono a rischio le agevolazioni previste per chi abita in affitto.
Le infauste novità sono contenute nella “clausola di salvaguardia” contenuta nella manovra correttiva: dal 2013 si tornerà a pagare un’imposta che varierà in funzione della rendita catastale.
La riduzione della deduzione per l'abitazione principale sarà del 5% nel 2013 e del 20% dal 2014: ovvero a regime, la tassazione dell'unità abitativa sarà su una base imponibile pari al 20% della rendita catastale. Un giro di vite che colpirà 24 milioni e 200 mila italiani, possessori di prima casa.
La stangata sarà diversa a seconda dell’ubicazione dell’immobile. Per esempio a Milano, dove sono previsti aumenti degli estimi catastali. Per cui, non solo ritornerebbe l’imponibile Irpef, ma andrebbe ad incidere in maniera differente sui cittadini a seconda della collocazione territoriale, regionale, dell’immobile.
Naturalmente l’aggravio fiscale sarà pesante soprattutto per le famiglie più povere perché dovranno pagare di più (oltre all’eventuale mutuo) senza avere in cambio alcuna agevolazione.
Le infauste novità sono contenute nella “clausola di salvaguardia” contenuta nella manovra correttiva: dal 2013 si tornerà a pagare un’imposta che varierà in funzione della rendita catastale.
La riduzione della deduzione per l'abitazione principale sarà del 5% nel 2013 e del 20% dal 2014: ovvero a regime, la tassazione dell'unità abitativa sarà su una base imponibile pari al 20% della rendita catastale. Un giro di vite che colpirà 24 milioni e 200 mila italiani, possessori di prima casa.
La stangata sarà diversa a seconda dell’ubicazione dell’immobile. Per esempio a Milano, dove sono previsti aumenti degli estimi catastali. Per cui, non solo ritornerebbe l’imponibile Irpef, ma andrebbe ad incidere in maniera differente sui cittadini a seconda della collocazione territoriale, regionale, dell’immobile.
Naturalmente l’aggravio fiscale sarà pesante soprattutto per le famiglie più povere perché dovranno pagare di più (oltre all’eventuale mutuo) senza avere in cambio alcuna agevolazione.
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