martedì 23 agosto 2011

I piccoli Comuni contro i tagli: «Così è lo Stato che si ritira...»

LA PROTESTA. I cinque sindaci di Berlingo, Paderno, Azzano Mella, Mairano e Prestine chiedono che Roma ci ripensi. Ciapetti: «Non siamo una casta e costiamo poco: non ci mettano nel tritacarne dell'antipolitica...» Manifesto dell'Italia che funziona

Brescia. No ai tagli dei piccoli Comuni sotto i mille abitanti. No al dimezzamento di assessori e consiglieri per i Comuni sotto i 5mila. No al «populismo da bar», che mette nello stesso «tritacarne dell'antipolitica» l'onorevole da 15mila euro al mese, il consigliere regionale che ne prende 11mila e sindaci con onorari da 700 euro mensili. Questo il grido di protesta di cinque sindaci di piccoli paesi (Berlingo, Paderno Franciacorta, Azzano Mella, Mairano e Prestine) contro i tagli previsti dal Governo. Sindaci che hanno preparato una controproposta a quella di Tremonti (mantenimento delle attuali cariche e nello stesso tempo rinuncia ai gettoni di presenza per tutti i consiglieri comunali) che invieranno allo stesso presidente del Consiglio e all'Anci. Ma sono pronti anche a iniziative più eclatanti. E tutti i 136 primi cittadini di paesi bresciani con meno di 5 mila abitanti si sono dati tutti appuntamento a Berlingo per il 10 settembre.
«Il decreto governativo del l3 agosto è un vero taglio alla democrazia - spiega Dario Ciapetti, sindaco di Berlingo - . Noi non siamo «casta», ma valore aggiunto. Costiamo pochissimo, poche centinaia di euro al mese, ma siamo sempre a disposizione della nostra gente. Tagliare sindaci, assessori e consiglieri equivale a scoraggiare il futuro impegno gratuito a favore delle comunità e dei nostri figli». Protesta condensata nel «Manifesto dell'Italia che funziona», che si chiede di approvare a tutti i 136 Comuni bresciani con popolazione inferiore a 5mila abitanti. «Nei piccoli Comuni la politica non è un lavoro - spiega il documento congiunto - ma è fatta dalla gente che lavora e che vi dedica gran parte del tempo libero. I piccoli Comuni hanno imparato da tempo a collaborare per ridurre gli sprechi e mettere in rete le risorse, ancor prima che vi fossero costretti da obblighi legislativi; nei piccoli Comuni si fanno cose eccezionali e innovative nel campo della partecipazione, della tutela ambientale, dei servizi alla persona, delle fonti energetiche rinnovabili, della cultura. I piccoli Comuni costano meno degli enti più grandi perché gli amministratori locali percepiscono indennità ridottissime».
Quanto all'ipotizzato risparmio, il sindaco di Paderno Antonio Vivenzi vuole «smascherare l'ipocrisia di un governo che ci indica come spese inutili quando poi non accorpando elezioni amministrative e referendum negli ultimi 2 anni ha sprecato 700milioni di euro: equivalgono a 35 anni di stipendi di tutti gli amministratori dei 1963 Comuni sotto i mille abitanti».
IL SINDACO di Mairano Vincenzo Lanzoni ricorda che i piccoli Comuni «sono una palestra di partecipazione. Nel mio paese l'Amministrazione è composta all'80 % da giovani tra i 24 e i 37 anni». Per Silvano Baronchelli (sindaco di Azzano Mella) «i piccoli Comuni sono depositari delle tradizioni e dell'identità locale».
Ma Tremonti non mira, tagliando i Comuni sotto i mille abitanti, a tagliare i dipendenti, la spesa corrente che ingessa per oltre il 90 % i bilanci comunali?
«Va smascherato il trucco - ribattono i sindaci - perché i dipendenti a tempo indeterminato non possono essere licenziati ma riassorbiti in altri enti. Inoltre è assurdo tagliare su servizi sociali e anagrafe: è il ritiro dello Stato dal territorio». Insomma, il contrario del federalismo. Il contrario anche di quello che succede nel resto d'Europa: se in Italia i Comuni sono 8092 in Francia sono oltre 36mila. In Germania oltre 12mila.

Pietro Gorlani

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