sabato 7 novembre 2015

Scarpette rosse contro la violenza

Anche nel 2015 sono tante, troppe, le donne vittime di femminicidio. Con Rete Donna, le Istituzioni, le associazioni del territorio e i cittadini, ricordiamo i loro nomi e la loro presenza con un paio di scarpe rosse.

Donne uccise. Donne uccise con violenza. Donne uccise dalla violenza contro le donne. Vittime della violenza di genere. Non è un esercizio linguistico.
Cento, quante le vittime di mariti, padri, partner, compagni. Un numero forse non preciso, ma che ormai è diventato un  simbolo. Perchè, appunto, non si tratta di un esercizio grafico, linguistico, o statistico: è una finestra aperta sull’orrore che il mondo ha finalmente scelto di guardare.
“Con dati che vanno dal 70 all’87%, la violenza domestica risulta essere la forma di violenza più pervasiva che continua a colpire le donne in tutto il Paese”, dice Rashida Manjoo, relatrice speciale delle Nazioni Unite, in un messaggio che compare in fondo al video.
E quel semplice contare da 1 a 100 serve a pensare alle “100 morte che non contano” (questo il titolo dell’installazione) e a ragionare sulle vittime, sempre femmine e donne, di molti tipi di abusi e violenze. E ai più di cento killer e aguzzini, maschi, che contano più delle loro cento vittime. Contare aiuta a pensare che bisogna denunciare di più: barbarie, ignoranza, inciviltà. Altrimenti le donne continueranno a “non contare”. Tenere il conto, insomma, come esercizio contro il silenzio.



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