Nell’industria italiana “la perdita di produzione ha assunto
dimensioni preoccupanti” e “in tutti i comparti industriali i livelli
produttivi sono inferiori a quelli precedenti la crisi”. E’ l’estrema
sintesi di un ampio studio di Bankitalia sul sistema industriale
italiano. “Dall’ analisi -è scritto- emerge un quadro di diffusa
debolezza”. Il costo del lavoro, “se valutato al netto della tassazione –
spiega lo studio – non risulta un fattore di freno primario per la
competitività delle imprese italiane” mentre “i costi dell’energia e una
pressione fiscale molto elevata sull’economia regolare rendono più
difficile alle imprese competere”.
La crisi ha appesantito le difficoltà del Made in Italy innestandosi
su una tendenza di più lungo periodo. Il tessile e le calzature hanno
mostrato dall’aprile 2008 un calo del 30,7 e del 39,3% ma se si sale
alla seconda metà degli anni novanta è il calo è del 50-70%.Vi sono
buone ragioni per dubitare che il destino dell’industria italiana sia
segnato. Il suo declino – spiega la ricerca – non è irreversibile,
purché le imprese sappiano trasformarsi. Un gran numero di imprese
riesce ad essere competitivo in un contesto meno favorevole di altri”.
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