Anche
il 2012 è stato drammatico per il numero di morti sul lavoro in Italia:
complessivamente circa 1200 in totale di cui 622 sui luoghi di
lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il nostro
paese. Si registra una diminuzione dei decessi sui luoghi di
lavoro del 4%, percentuale irrisoria se si pensa a quante persone hanno perso il lavoro o sono in mobilità e in cassa integrazione.
Inoltre pensiamo ci sia la necessità di fare la massima chiarezza su
un aspetto fondamentaledel fenomeno. Con i nostri dati siamo già in
grado di fare un bilancio dell’anno appena passato, ma le statistiche
dell’INAIL arrivano dopo alcuni mesi e registrano notoriamente un numero
di morti inferiore al nostro dato. Quale è la ragione? L’INAIL monitora
solo i suoi assicurati (confermato anche dal Vice Presidente della
Commissione Morti sul lavoro del Senato Sen. Paolo
Nerozzi) e moltissimi morti sui luoghi di lavoro non sono assicurati
all’INAIL; non lo sono gli anziani agricoltori schiacciati dal
trattore (sono più di 100 anche quest’anno) e non lo sono i lavoratori
che muoiono in nero anche in itinere, non lo sono i militari
dell’Esercito. Probabilmente non sono assicurati all’INAIL neppure
i poliziotti e i carabinieri. Poi ci sono le morti in itinere dei
lavoratori attivi e non solo, che spesso sono contestate dall’Istituto.
L’INAIL fa ciò che è nelle proprie competenze cioè monitora le persone
che assicura, e allora
perchè le statistiche di quest’istituto sono considerate come quelle
ufficiali diramate dallo Stato quando non è così? I mezzi
di informazione si occupanodelle morti sul lavoro solo quando ci sono
casi clamorosi e prende per buone le statistiche di questo istituto,
anche se il nostro Osservatorio da anni scrive che quei numeri non sono
veritieri ed esaustivi, che sono parziali, che le morti sul lavoro si
aggirano mediamente tra il 20% e il 30% in più tutti gli anni, e che
considerarli unica fonte attendibile significa sottostimare il problema,
diminuire i controlli e non fare intervenire adeguatamente gli organi
competenti. Dove sono i giornalisti che approfondiscano le notizie
verificandone l’attendibilità? I lavoratori sono così poco
importanti per i media come non lo sono piùper la politica, visto che in
questa legislatura sono stati solo 4 gli operai eletti deputati o
senatori su 945 in parlamento? E che nella prossima sarà anche
peggio nonostante i lavoratori dipendenti siano la maggioranza dei
votanti? Dove finiscono i milioni di euro che lo Stato stanzia per la
prevenzione degli infortuni sul lavoro? A chi vanno e come sono
spesi questi soldi se poi i risultati sono così deludenti? Credo che su
aspetti così importantideve essere fatta chiarezza. Allora chi è che
ci dovrebbe dare notizie certe sull’entità del tristefenomeno che ci
vede primi in Europa tra i grandi paesi in
questo vergognoso primato? Non dovrebbero essere il Ministero del
lavoro a fornirci il numero esatto di morti visto che l’INAIL ha dati
parziali e opinabili? Ma perchè questo non accade? E’ possibile che
devono essere volontari privati come noi, i soli ad occuparsi
complessivamente di queste tragedie che portano il lutto in tante
famiglie?
Speravamo che un governo tecnico almeno su certi
aspetti informasse meglio gli italiani. I cittadini hanno una percezione
sbagliata del fenomeno che è molto più esteso di quello che si
percepisce affidandosi ai media tradizionali. Si ha la percezione che a
morire siano soprattutto operai nelle fabbriche mentre sono “solo”
intorno al 7% e per la stragrande maggioranza nelle micro aziende dove
il sindacato e la prevenzione non esistono: lo Stato attraverso vari
enti spende milioni di euro per corsi, che a nostro giudizio non servono
a niente, se non a fa riempire le tasche di chi li organizza, ma senza
mai arrivare essere utile a chi dovrebbe essere sensibilizzato e
istruito sulla Sicurezza. Agli agricoltori che muoiono per il 33% sul
totale, dei quali un terzo schiacciati dal trattore che non ha nessuna
protezione, cosa viene offerto in termini di conoscenze, aiuti per
migliorare i mezzi e prevenzione? E per il 29% degli edili sul totale di
tutti i morti, che muoiono cadendo dall’alto o travolti dai mezzi che
guidano lorostessi o i loro colleghi, o dal materiale che stanno
manovrando, cosa si fa? Che conoscenze si danno e cosa si fa per rendere
più sicuro il lavoro a persone che spesso non conoscono neppure
l’italiano e lavorano in nero per 10 o 12 ore al giorno svolgendo
attività faticose e poco sicure? Tra l’altro grazie alle nuove
normative volute dalla Fornero e da Monti si develavorare fino
a quasi 70 anni, età in cui spesso non si ha un perfetto stato di salute
e riflessi poco pronti, e quando si parla di lavori così pericolosi e
faticosi, si tratta di componenti micidiali e non a caso i morti sui
luoghi di lavoro ultrasessantenni sono intorno al 30%. E per i
tanti artigiani che muoiono numerosissimi nei servizi alle imprese cosa
si fa per rendere il loro lavoro più sicuro? E’ molto frustrante quindi
vedere tutti gli anni i dati
delle solitestatistiche considerate “ufficiali”che ti dicono che i
morti calano, assistere a dibattiti con ministri e
funzionari soddisfatti che si prendono meriti che non hanno in ogni
caso; infattianche se prendi per buone le statistiche parziali
dell’INAIL ti accorgi che i morti calano soprattutto in itinere e sulle
strade e questo grazie ai veicoli che sono tecnologicamente più
sicuri, che anche i lavoratori per fortuna riescono a comprare una volta
rottamate le vecchieautomobili. Questo cosa significa? Che in
realtà sia a causa dei minori controlli dovuti a
menorisorse stanziate dagli ultimi governi, la Sicurezza sui luoghi di
lavoro complessivamente sta calando. Le statistiche ufficiali
sono completamente alterate perchè mettono assieme ai morti sui luoghi
di lavoro quelli che muoiono sulle strade e in itinere che sono un’altra
cosa;l‘assicurazione INAIL in itinere è sacrosanta, ma come si fa a non
distinguerequantitativamente e qualitativamente gli interventi da
mettere in atto se non distingue la morte di chi cade da un tetto o
sotto un macchianario al morto in un incidente automobilistico?Occorre
sapere chiaramente come intervenire se si vuol salvaguardare la vita di
chi lavora. Si organizzano corsi sulla sicurezza per categorie “forti”
che hanno sindacati in grado di tutelare i lavoratori e si lasciano allo
sbando i poveri diavoli, i meno tutelati, quelli che lavorano in nero o
in grigio. E’ intollerabile che un paese come il nostro che ha 60
milioni di abitanticonti il triplo dei morti sui luoghi di lavoro della
Germania (poco più di 250 nel 2011 contro i nostri 663) che ha venti
milioni di abitanti in più ed è una nazione più industrializzata della
nostra. Il livello industriale in Italia per quello che riguarda il
fenomeno delle morti sul lavoroha poco a che vedere con queste tragedie
perchè a morire per la maggioranza sono agricoltori, edili e artigiani
distribuiti in eguali misure in tutto il paese. Per i lavoratori che
operano all’aperto quali edili, agricoltori, autotrasportatori e per
tutti quelli che utilizzano un mezzo per andare a lavorare si consiglia
di visitare il sito di previsioni del tempohttp://prevenzionemeteo.blogspot.it/ dove
oltre alle previsioni del tempo si può valutare il fattore rischio
infortuni sul lavoro legato alle condizioni atmosferiche.
Di seguito i morti sui luoghi di lavoro per ciascuna regione e
provincia, l’incidenza dei morti sul numero di abitanti e le cartine
regionali e provinciali.
Carlo Soricelli http://cadutisullavoro.blogspot.com
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