
Dunque, tutto secondo copione, nessuna novità. Bersani è leale e dopo aver sostenuto la riforma delle pensioni, quella del lavoro, la spending review, il pareggio di bilancio in Costituzione, promette che sosterrà il governo anche sulle future porcate.
E dopo Monti? Tranquilli, farà lo stesso ma senza Monti. In fondo l'agenda del governo è stata già decisa in Europa e si chiama Fiscal Compact, che costringerà tutti ad adeguarsi al rientro forzato e accelerato del debito pubblico fino al 60% dall'attuale 120%. Tradotto in miliardi vuol dire tagli di 50 miliardi di euro l'anno per vent'anni. Addio welfare, addio diritti, addio patrimonio pubblico. E addio anche sogno sognato di Vendola. L'alternativa? C'è e sta nell'opporsi con nettezza a tutto questo, rigettando al mittente il fiscal compact e le politiche di austerità che stanno portando al macero l'intero Paese. Servono politiche sociali ed economiche opposte a quelle dettate da Merkel e Draghi. Serve redistribuzione del reddito attraverso una patrimoniale e l'istituzione del reddito minimo, servono politiche industriali per rilanciare economia e occupazione attraverso una riconversione ambientale della produzione, serve investire nel welfare state, serve investire nella scuola, nell'università e nella ricerca pubbliche. Per farle servono soggetti politici e sociali che non si piegano, che vanno avanti convinti che cambiare si può. Non serve firmare una 'carta d'intenti' dove c'è chiaramente scritto che queste cose che servono all'Italia sono schiacciate dal trattore Fiscal Compact.
http://www.controlacrisi.org
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