domenica 18 novembre 2012

Ospitaletto - Incontro pubblico sui Referendum sul lavoro



Venerdì 16 novembre 2012, presso la biblioteca comunale di Ospitaletto, si è svolto un importante incontro pubblico sul tema dei  Referendum sul lavoro.
L’incontro, promosso da Rifondazione Comunista e dall’IDV di Ospitaletto, da Rappresentanti Sindacali di alcune grandi aziende del territorio e da alcuni Cittadini di Ospitaletto che hanno a cuore le sorti della democrazia e dei diritti,  avviando anche a Ospitaletto la raccolta firme.
Sono intervenuti in una partecipata assemblea i segretari generali della FIOM/CGIL di Brescia Francesco Bertoli, e della FILCTEM/CGIL di Brescia Ugo Cherubini
La raccolta firme in difesa del mondo del lavoro rappresenta una straordinaria occasione non soltanto per difendere il principio, che non si può accettare la compressione dei diritti, ma anche per identificare e rilanciare il mondo del lavoro come soggetto vitale della e per la democrazia.
«Questi due referendum non hanno un valore simbolico. Sono l’unico modo per riscrivere l’agenda della politica costringendola ad occuparsi dei diritti.
Sono un modo per impedire la cosa più grave che sta accadendo: la privatizzazione del diritto del lavoro».
L'articolo 8 della finanziaria del governo Berlusconi (agosto 2011) ha abolito il valore del contratto nazionale permettendo deroghe sulle disposizioni di legge e sui diritti fondamentali dei lavoratori.
Mentre il governo Monti, con la riforma Fornero, ha cancellato, dall'articolo 18, la norma che imponeva il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giustificato motivo a fronte di una sentenza del giudice del lavoro favorevole al lavoratore stesso.
Una bella discussione,  dove i due segretari generali hanno messo a fuoco l’importanza del problema della rappresentanza sindacale in Italia, partendo da Pomigliano, Mirafiori della vicenda FIOM.
Che l'attacco al contratto nazionale e all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori va inserito all'interno di un processo ormai trentennale volto alla completa destrutturazione dei diritti e delle tutele dei lavoratori. Con le modifiche alla legislazione sul lavoro varate dai Governi Berlusconi-Monti, tra l'altro senza nessun accordo con le parti sociali, si sono andate a smontare le principali difese sia individuali che collettive per chi lavora, alterando irrimediabilmente i rapporti di forza all'interno dei luoghi di lavoro.
Tutto questo sta avvenendo a tappe forzate sotto la direzione e supervisione di tutto l'establishment economico e finanziario europeo. Chi guida tale restaurazione sociale usa politicamente la crisi con il solo obiettivo di salvaguardare i profitti agendo su diritti e salari dei lavoratori e ponendo quindi le basi per una nuova fase di accumulazione del capitale
Il referendum sul lavoro è una battaglia di civiltà per il ripristino di diritti fondamentali  e i diritti non sono in contrapposizione allo sviluppo, come molti oggi vorrebbero far credere
Al contrario,  è dai contenuti che bisogna partire. Negli ultimi due anni, con la vicenda Fiat, da Pomigliano in poi, si è aperta una fase costitutiva dei rapporti di lavoro. Siamo al capovolgimento della lotta di classe.
Per di più, la fa con una copertura legislativa come quella offerta dall’articolo 8 della cosiddetta «manovra di agosto», l’ultima del governo Berlusconi, che oggi i referendum anti Fornero puntano a cancellare ma che, è stato scritto sotto la dettatura di Marchionne per dare un riconoscimento legale agli strappi messi in campo dalla Fiat rispetto al contratto nazionale.
Oggi è completamente saltato il meccanismo redistributivo,  ci  sono profonde ingiustizie a partire dalle questioni fiscali sino a quelle contrattuali che aggravano la condizione reddituale,  ed è per questo che l’iniziativa referendaria è importante.  L’art.8 ne è  un esempio. Si tratta di una norma  che va a cancellare i contratti nazionali di lavoro agendo su due aspetti. Il primo è quello delle persone. I lavoratori perdono i benefici del contratto nazionale di lavoro e si ritrovano a fare i conti con il solo contratto aziendale.
L’obiettivo, oltre a quelli espliciti dell’abrogazione dell’art. 8 e del ripristino della versione originale dell’art. 18, è quello di riportare il lavoro concretamente al centro dell’agenda politica nazionale, ma con autonomia del sindacato, che deve pensare ad andare OLTRE i REFERENDUM.
Poi sul patto di produttività che si stà discutendo con il governo: “Tagli agli ammortizzatori sociali che rischiano di mandare il sistema in tilt.
Democrazia e rappresentanza; tutela del potere d'acquisto; strutturalità delle risorse; demansionamento; controllo a distanza. 
Bisogna far capire a tutti i soggetti coinvolti nella vicenda che un accordo interconfederale sulla produttività senza l’adesione della Cgil non serve a nulla, non è utile al Paese, perché poi nelle aziende si dovranno fare i conti comunque con la Cgil.

Tutto questo dimostra che c’è un problema che va al di là dei due referendum proposti: nell’ultimo ventennio il lavoro è uscito dall’agenda politica e sociale di questo Paese. Nel momento in cui ce ne se occupa lo si fa in questo modo, tagliando i diritti dei lavoratori.

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