mercoledì 31 ottobre 2012

Dramma lavoro, un giovane su tre cerca un posto

LA CRISI. Nuovi record negativi a settembre - In Italia disoccupazione al 10,8% Dati peggiorati anche nella Ue.

ROMA
Si riaccende l´allarme lavoro, con il numero dei disoccupati che a settembre raggiunge il livello più alto da almeno venti anni. Si tratta di un esercito di quasi 2,8 milioni di persone, alla ricerca di un posto che non si trova. Una caccia drammatica, soprattutto per i giovani: tra gli under 25 oltre 600 mila sono senza lavoro.
A segnalare i nuovi record è il periodico bollettino Istat in cui il tasso di disoccupazione sale al 10,8%, mentre per i ragazzi vola al 35,1%. Come se non bastasse il numero di coloro che un posto lo avevano va diminuendo.
Insomma, lavorare diventa un affare per pochi: a settembre la lista dei disoccupati si allunga di 62 mila nomi, nel giro di un solo mese e di 554 mila su base annua. I nuovi senza lavoro sono persone che hanno perso il posto (57 mila rispetto ad agosto) o che, dopo essersi mantenuti ai margini del mercato, sono state costrette dalla crisi a uscire allo scoperto.
Ma non è solo l´Italia a segnare record sul fronte disoccupazione. Nei paesi dell´Unione monetaria il tasso tocca l´11,6%. La quota risulta un pò più bassa se si considera l´intera Ue (10,6%), ma oramai la valanga dei senza posto è inarrestabile: in Europa se ne contano ben 25,7 milioni. Una vera piaga, resa più dolorosa dalla questione giovanile: tra gli under 25 il tasso schizza a un nuovo massimo, trascinato in alto da Paesi come Grecia (55,6%), Spagna (54,2%), Portogallo (35,1%) e pure Italia.
Preoccupati i sindacati. Per il leader Cisl, Bonanni, i numeri dell´Istat rappresentano «la temperatura di un Paese malato che va curato, rivoltato come un calzino». Anche secondo la Cgil «è drammaticamente urgente fermare questa emorragia attraverso l´adozione di un Piano del lavoro che metta al centro prima di tutto i giovani e le donne». E per la Uil «all´ennesimo bollettino si deve rispondere con politiche che vadano oltre la necessaria tutela di chi lo perde».

LAVORO E TIMORI. I dati dei Centri per l´impiego della Provincia evidenziano nei primi nove mesi di quest´anno un quadro preoccupante, in peggioramento sul 2011

Occupazione, Brescia rafforza l´allarme

Il saldo tra avviati e cessati è in «rosso» per 6.671 unità Tiene soltanto l´agricoltura Soffrono soprattutto i giovani

 L´allarme occupazione cresce e si moltiplica, anche a livello territoriale.
I PRIMI 9 MESI dell´anno si chiudono all´insegna del «bollino rosso», con un saldo negativo tra gli avviamenti (120.552) e le cessazioni (127.223) di ben 6.671 unità. Un numero decisamente importante, tanto più se paragonato al medesimo periodo del 2011 che, invece, vede la provincia «reggere» all´urto della crisi e segnare un sorpasso complessivo degli «ingressi» in azienda rispetto alle «uscite» (+5.380). I dati diffusi dai Centri per l´impiego della Provincia parlano chiaro: tutti i macrosettori (tranne l´agricoltura che mostra un + 2.347) presentano una differenza in negativo, con l´industria a -3.548, le costruzioni a -3.428 e il terziario a -1.725; dal punto di vista territoriale le zone più sofferenti risultano la città, la Valle Camonica e la Bassa - fanno riferimento alle strutture di Brescia, Breno e Orzinuovi - rispettivamente con -4.235, -1.367 e -1.363 unità. A fare da ago della bilancia tra gennaio e settembre non sono tanto le conclusioni dei rapporti di lavoro (sostanzialmente in linea, considerata una flessione del 3,5% su base annua) quanto gli avviamenti. «In questi ultimi mesi abbiamo registrato una riduzione addirittura del 12,2% su base annua», spiega il direttore dell´area Sviluppo economico di Palazzo Broletto, Dario Pironi. Che sottolinea come le comunicazioni obbligatorie nel periodo considerato (il 57,8% per maschi, il 42,2% per femmine) si riferiscano per il 56,1% al terziario, per il 27,2% all´industria, per il resto alle costruzioni (8,7%) e all´agricoltura (7,3%). Tutti comparti, aggiunge, che evidenziano un «crollo» rispetto all´esercizio precedente, con l´edilizia che arretra del 24,5%, il comparto secondario del 22,3% e i servizi del 6,01%. Solo il «primario», in pratica, cresce ancora (+5%).
SPUNTI interessanti emergono dall´analisi dei dati in funzione della tipologia contrattuale: se il 63,4% dei nuovi accessi al mondo del lavoro è a tempo determinato (considerati i cosiddetti somministrati, che rappresentano circa il 34% in questo contesto), quelli a tempo indeterminato si collocano al 18%, seguiti da quelli intermittenti (12,1%), parasubordinati (4,4%), dall´apprendistato (1,9%) e da quelli di inserimento (0,2%). Anche in questo caso, fatta eccezione per gli intermittenti (con 2.329 unità in più e un incremento del 18,2% sul 2011), tutte le restanti «forme» sono in caduta libera, iniziando dall´apprendistato (-61,2%), il contratto di inserimento (-49,5%) e il tempo indeterminato (-14,5%) seguito dal parasubordinato (-14,2%) e dal tempo determinato (-12,1%). Se invece si osservano i numeri del periodo con riferimento alla fascia d´età, risulta che a soffrire maggiormente, in termini percentuali, sono i giovani: gli under 19 scendono del 30,9% nel confronto con l´anno prima, quelli tra i 20 e i 24 anni mostrano un ridimensionamento negli avviamenti del 17,1% e quelli dai 25 ai 29 del 14,6%. Un andamento che, per Pironi, testimonia soprattutto «il mancato rinnovo di contratti di avviamento e a termine».
dal BresciaOggi

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