La civiltà di un popolo si misura dalle sue carceri…
Questa mattina venerdì 8 giugno doveva esserci la visita del consigliere regionale Giulio Cavalli al carcere, con conseguente conferenza stampa. La visita non si è tenuta a causa di sopravvenuti impegni del consigliere Cavalli. Invece la conferenza stampe ha regolarmente avuto luogo, ed in questa occasione, oltre all'intervento orale, abbiamo consegnato ai giornalisti questo comunicato stampa:
COMUNICATO STAMPA
La federazione di Brescia
del Partito della Rifondazione Comunista esprime la più viva censura
nei confronti della Amministrazione penitenziaria per le inumane
condizioni in cui sono tenuti i carcerati nella struttura
circondariale di Canton Mombello.

Per questo motivo il
partito ha fin dal primo momento dato il suo appoggio, ed ha
partecipato attivamente ai lavori del Comitato per la chiusura del
carcere di Canton Mombello, ritenendo che i palliativi introdotti
fino ad ora siano del tutto insufficienti, e che la configurazione
edilizia del carcere stesso, insieme alle conseguenze congiunte delle
leggi generatrici di criminalità fasulla e di gonfiamento
artificioso della popolazione carceraria, costituiscano ostacoli
insuperabili per conseguire un livello minimo di civiltà nel
trattamento dei detenuti.
Denuncia che la
popolazione carceraria in Italia è stata artificiosamente gonfiata
da precise leggi ideologicamente orientate: dalla legge Bossi-Fini,
che trasforma in reato penale talune irregolarità amministrative
della popolazione immigrata; dalla Fini Giovanardi, che ha abolito
ogni distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, ed ha reso
sempre più problematici ed arbitrari i confini tra uso personale e
spaccio; dalla ex Cirielli, che, da una parte mette in mano a chi ne
ha i mezzi la possibilità di sfuggire alle sentenze ed al carcere
mediante la prescrizione, mentre dall'altra punisce gli svantaggiati
precludendo la possibilità di avere benefici in caso di recidiva,
tanto da includere nell'ordinamento giudiziario la nozione
stigmatizzante di “delinquente abituale, professionale o per
tendenza”, nozione in aperto contrasto con il principio
costituzionale secondo il quale si deve sempre tendere alla
“rieducazione del condannato”: in questo modo la legge introduce
il principio puramente ideologico e di matrice razzista per cui
esistono soggetti costitutivamente “non rieducabili”.
A queste condizioni
legislative generali a Brescia si aggiunge un particolare accanimento
nel negare la concessione di misure alternativa al carcere,
situazione che a sua volta contribuisce ad accentuare il
sovraffollamento dei detenuti, accanimento che è riconducibile ad
una concezione vendicativa, o semplicemente giustizialista della
pena, che ha il suo esito finale nel sedimentare nella coscienza
collettiva la percezione del carcere come “discarica sociale”,
nella quale collocare i rifiuti umani, in modo che, una volta ben
coperti, non ci si debba più pensare.

Partito della
Rifondazione Comunista – Federazione di Brescia
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