porto sant'elpidio (fermo) - la battaglia di graziella marota
Su Facebook la lettera di una madre a Elsa Fornero
MILANO - «Amavi la vita più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma essa ti è stata strappata brutalmente in un giorno d’inizio d’estate ed io non riesco a capacitarmene, non sono in grado di capire perché tu, un ragazzo così dedito al lavoro, hai dovuto chiudere i tuoi splendidi occhi in una fabbrica. Non ha senso morire a ventitré anni, tanto più mentre si sta lavorando». Nei giorni delle feste di Natale, quando l'atmosfera della ricorrenza rende più acuto per alcuni il dolore dell'assenza e della mancanza, Graziella Marota - che ha perso cinque anni fa il figlio Andrea Gagliardoni in una fabbrica - scrive al ministro del Lavoro Elsa Fornero. E cerca di dare forza alla sua battaglia pubblicando il testo anche su Facebook.
L'APPELLO - La lettera si può leggere dalla pagina della signora Marota sul social network: un ventaglio di foto di Andrea sorridente o che suona la chitarra e, insieme, un triste archivio di molte altre morti sul lavoro. Perché non siano sepolte dal silenzio. «Lettera inviata tramite raccomandata» specifica mamma Graziella, 58 anni, di Porto Sant'Elpidio (Fermo). Quindi il testo, costruito come un messaggio dentro un altro: uno rivolto ad Andrea, contenuto in quello principale alla Fornero.
«Ministro comprenderà la ragione di questo mio scritto - dice Graziella -. È inconcepibile e inaccettabile che in un Paese "civile" succedano ancora questi "omicidi" per risparmiare sulla sicurezza mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori… i lavoratori». Poi il ricordo del dramma: Andrea «aveva solo 23 anni ed è morto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica priva di sistemi di sicurezza all’Asoplast di Ortezzano (Fermo) per 900 euro al mese come precario». Infine, l'appello alla Fornero: «Non crede che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questa grande piaga del nostro Paese? Cosa facciamo? Aspettiamo inesorabilmente che le statistiche fatte ogni anno si avverino? (...) Lei, Ministro, cosa farà affinché tutto ciò non avvenga più?».
TRE MORTI AL GIORNO - Secondo i dati diffusi lo scorso ottobre - nell'ambito della Giornata nazionale per le vittime sul lavoro organizzata dall'Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) - muoiono in media tre persone al giorno mentre svolgono la loro professione. Nel 2010 gli incidenti sono stati in tutto 775.374, di cui 980 mortali. In quell'occasione era intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invitando a «non abbassare la guardia» e definendo le morti sul lavoro «inaccettabili».
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