La Regione Piemonte dice no all'assegno mensile da 3mila euro per i consiglieri. Ma solo dalla prossima legislatura. Fino a quel momento, grazie ad alcune nuove disposizioni, i costi di Palazzo Lascaris tenderanno addirittura ad aumentare.
Parlare di vitalizio in questo periodo, significa discutere di un argomento tabu. L’assegno a cui le nostre cariche politiche non vogliono proprio rinunciare, nonostante l’attuale fase economica, è argomento di accese polemiche. Ma la campagna mediatica al vetriolo degli ultimi giorni sta iniziano a produrre i suoi frutti.
Il consiglio regionale del Piemonte sembra essere intervenuto con risolutezza sulla questione, abolendo i vitalizi dei consiglieri regionali. Così dopo Umbria, Marche ed Emilia Romagna che hanno decretato per legge la rinuncia della rendita – a differenza di quanto non ha fatto il Lazio, Regione nella quale i vitalizi spetteràno a tutti i membri della Casta (consiglieri esterni inclusi) – anche i membri della giunta regionale presieduta da Valerio Cattaneo hanno detto no all’assegno mensile da 3 mila euro. Ma attenzione: solo dalla prossima legislatura.
Il provvedimento proposto dall’Ufficio di Presidenza della I Commissione (Bilancio) riunita in sede legislativa ne ha stabilito l’estinzione per i consiglieri regionali eletti per la prima volta e per i rieletti, ma solo a partire dal 2015. Fino a quel momento, grazie ad alcune nuove disposizioni, i costi di Palazzo Lascaris tenderanno addirittura ad aumentare.
Tagliati i costi della politica? Certo che no!
Basta infatti dare un’occhiata agli aumenti apportati alle indennità delle varie cariche, tutte fissate a stipendio secco e soprattutto svincolate da quelle parlamentari, a cui erano proporzionate fino ad oggi. In soldoni: i consiglieri semplici percepiranno 8.631 euro (lordi), i capigruppo 10.324 euro, mentre il Governatore e i suoi vice avranno uno stipendio di 12.580 e 10.888 rispettivamente. Un bell’aumento considerando che il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, prima di questa nuove legge, era il meno pagato tra tutti i governatori italiani con “soli” 2.858 euro (il più pagato è Raffaele Lombardo, presidente della Sicilia con un’indennità di 15.683 euro – dati Repubblica).
Ma non è tutto. Come fa notare Davide Bono, del MoVimento 5 Stelle è stata corretta l’indicizzazione delle indennità dei consiglieri regionali in base alla variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati determinatosi nell’anno precedente, secondo le rilevazioni Istat. In altre parole l’aumento dei prezzi dei beni di largo consumo corrisponde ad un aumento delle buste paga dei politici.
Il commento del grillino è eloquente:
E’ vergognoso nel clima attuale del paese, pensare che i consiglieri regionali che guadagnano da 8 mila a 12 mila euro netti al mese abbiano bisogno di aumentarsi lo stipendio per l’incremento del costo del pane.
Ma Cota si dice contento perché «quello che doveva essere fatto è stato fatto. Era importante dare questo segnale. E`giusto che i sacrifici li facciano i politici.» Parole sante!
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