
Dopo una lunga malattia è morto a Torino, a 88 anni, Ivar Oddone. Nato ad Oneglia, rivestì il ruolo di commissario politico all'interno delle brigate Garibaldi, combattendo a fianco di Italo Calvino. Un'amicizia nata durante la Guerra di Liberazione che lo scrittore non dimenticò, al punto di dedicare ad Ivar Oddone il suo primo romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno", ambientato in Liguria negli anni della Resistenza.
Militante del partito comunista italiano, Oddone, per il suo lavoro da medico, viene indicato da molti come l'inventore della Medicina del Lavoro.
Lavorò per anni presso l'azienda elettrica municipale di Torino e fu il "braccio sanitario" del sindacalista Emilio Pugno.
Lasciò la professione di medico per diventare professore ordinario della facoltà di Psicologia del Lavoro, sempre nel capoluogo piemontese.
Nel pomeriggio di lunedì si svolgerà la veglia funebre, alla Camera del Lavoro, in via Pedrotti.
SEGRETERIA NAZIONALE
Ricordo di Ivar Oddone
Quando Italo Calvino ha voluto celebrare la Resistenza nell’Appennino ligure e quei giovani ventenni che mettendo a repentaglio la propria vita avevano deciso di schierarsi dalla parte della libertà e della democrazia ha dedicato il suo libro a “Kim”, Ivar Oddone, commissario politico delle divisioni armate partigiane che operavano in provincia di Imperia. Le sue capacità Calvino le aveva conosciute di persona in quella straordinaria temperie di tragedia, di morte e di rinascita di un paese e di una nazione che è stata la guerra di liberazione per un’intera generazione di uomini.
A liberazione avvenuta Ivar, come molti di quei grandi uomini che fecero la Repubblica, è tornato ai suoi studi che ha completato brillantemente fino a diventare un medico di fama, un ricercatore, un professore universitario. Ma non ha saputo e voluto separare le sue conoscenze e le sue competenze da una causa più generale che non fosse la pur importante missione di guarire le persone. Così Ivar Oddone ha voluto, negli anni ’70, non solo sostenere idealmente le lotte di emancipazione degli operai torinesi ma mettere le proprie conoscenze e le sue capacità organizzative al servizio di una causa ancora più alta e difficile: la battaglia per la salute sui luoghi di lavoro e contro la “delega” sui temi della salute alle istituzioni, ai sindacati, alle imprese.
Il suo apporto di contenuto e di metodo è stato così decisivo in quegli anni che la sua dispensa sull’ “Ambiente di lavoro” è diventata un classico attorno al quale si sono costruite lotte di miglioramento e alla cui luce si è formata per anni più di una generazione di quadri operai e di sindacalisti. Non solo per le informazioni contenute, quanto perché, come dovrebbe sempre essere, quel sapere era trasferito e non semplicemente comunicato, in modo da mettere i delegati e i consigli in grado di procedere da soli su quel cammino. Come dovrebbe essere di ogni attività formativa rivolta al saper fare e non solo al sapere.
Ivar Oddone ci insegnò che le malattie e gli incidenti sul lavoro non sono una fatalità. E che attraverso l’analisi dei fattori di rischio possono essere ridotti da una efficace attività di prevenzione.
La cultura di Ivar Oddone era su questo punto del tutto originale e raffinata: una sintesi del miglior pensiero gramsciano, che si richiamava all’esperienza dei Consigli di fabbrica da un lato, e al rapporto, molto torinese, tra intellettuali di sinistra e classe operaia dall’altro. Anche in quell’esperienza tutta l’energia organizzativa di Ivar Oddone fu messa al servizio del progetto formativo.
Oggi guardiamo con grande riconoscenza a quella capacità di leggere le storie operaie e industriali come specchio dei limiti della società e della democrazia italiana e non solo come elementi di contrapposizione fisiologica fra interessi. Al desiderio di partecipare e schierarsi da parte del mondo intellettuale di sinistra, in antitesi al chiamarsi fuori che molto spesso capita oggi di vedere.
Al contrario il contributo teorico oltre che l’esempio umano di Ivar Oddone sono oggi ancora di estrema attualità in un mondo in cui il lavoro sembra voler essere relegato all’ultimo dei fattori di produzione. Così residuale che si è persa addirittuta la conoscenza delle caratteristiche del lavoro oltre che la declinazione dei suoi diritti. Diritti sindacali, sapere, condizioni di lavoro, capacità di mobilitazione sono invece strettamente integrate al livello di civiltà di un Paese.
Questo l’insegnamento più prezioso che Ivar Oddone ha saputo diffondere a molti militanti della sua generazione.
Di questo lavoro a favore dell’emancipazione operaia lo ringraziamo a nome della intera Cgil e del movimento sindacale e vogliamo ricordarlo alle generazioni che verranno.
2 commenti:
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