mercoledì 6 aprile 2011

Una parte del mio lungo INTERVENTO all’attivo dei delegati CGIL a Brescia 5 aprile 2011

Ormai sono mesi, anni, che subiamo un continuo arretramento dei nostri diritti, sia sul piano sociale che su quello del lavoro.

Altri paese europei..(ma ora anche arabi) hanno riempito le piazze, hanno e tuttora stanno facendo del conflitto sociale un uso importante, mentre noi abbiamo subito manovre e manovrine continue, cercando di concertare per perdere il meno possibile.

Abbiamo subito e continuiamo a subire accordi separati da sigle sindacali compiacenti, che, ancor prima di sedersi ad un tavolo di trattativa, sono già pronte a firmare tutto…sopra la testa dei lavoratori!

La, dove invece si sono rinnovati contratti unitari, nel solco della flessibilità sono stati erosi consapevolmente, prerogative e diritti individuali e collettivi che devono essere apparsi nei negoziati come retaggi di un'epoca tramontata.

Basti a questo proposito guardare cosa è successo nella mia categoria, la filctem, con il rinnovo del ccnl chimico o quello della gomma plastica.

Non si è trattato soltanto di debolezza sindacale, di rapporti di forza sfavorevoli, bensì di un processo pervasivo di egemonia culturale che ha trascinato a valle , come un fiume in piena, storia, cultura, autonomia di un soggetto sociale che da protagonista si è fatto gregario e non è più riuscito a trovare, se non in episodici sussulti, una propria identità.

Lo scenario italiano da tempo è ormai preoccupante, perché lascia intravedere una ripresa senza occupazione, e là, dove ci può essere, viene scambiata con i diritti, mentre sono veramente drammatici i dati sull’occupazione giovanile , quasi al 30%, senza segni di cambiamento ed evoluzione positiva.

L’avversario non è solo Berlusconi ma la gestione capitalista della crisi, l’accoppiata governo/Confindustria.

Si è ormai saldato un blocco sociale, si è costituita una sua corrotta rappresentanza politica che ha per baricentro Confindustria, sostenuta dalla pancia regredita, ignorante e aggressiva della società italiana.

Il tracciato politico di questo blocco economico-sociale è chiarissimo:

* attacco all’indipendenza della magistratura

* costituzione dell’esercito professionale e degenerazione verso uno stato di polizia

* sequestro monopolistico dell’informazione, che non ammette alcuna voce fuori dal coro

* scuola “apolitica”, confessionale, classista e pronta alla cultura d’impresa

* divisione dei sindacati ed aggressione frontale alle conquiste del lavoro, dallo Statuto dei Lavoratori, allo stesso diritto di sciopero.

Siamo dunque di fronte allo smantellamento, pietra su pietra, dell’intero edificio costituzionale

Da tempo chiedevamo alla CGIl di mobiltarsi…. E lo sciopero Generale del 6 maggio, per me, alquanto tardivo e inadeguato per la proposta iniziale di 4 ore e per le problematiche che il paese sta attraversando, non può che essere l'avvio di una nuova fase di rilancio dei diritti sociali.

Fortunatamente a Brescia e non solo, è diventato uno sciopero di 8 ore, grazie anche a categorie che da tempo si sono pronunciate in tal senso, tanto da cercare di determinare le condizioni per un orientamento generale in CGIl , cosa purtroppo non avvenuta!

Sciopero significa che la gente non va a lavorare e non può andarci perché non funziona niente, perché tutto è bloccato. Significa che si devono fermare fabbriche, scuole e uffici pubblici. Tutto ciò sarà da conquistare sul campo, nelle assemblee che BISOGNA fare nei luoghi di lavoro, cercando di costruire la più grande iniziativa sociale degli ultimi anni, cogliendo il doppio obiettivo di svuotare i luoghi di lavoro e riempire le piazze.

Però la spallata a Berlusconi e al suo governo non la si dà in un giorno.

Questo è chiaro.

Il 6 maggio segue il primo maggio.

Festa dei lavoratori che, percorrendo le piazze di mezza Italia, dovrà diventare anche un appuntamento propedeutico allo sciopero generale. Ma partendo dal dato di fatto che il primo maggio è invece tradizionalmente gestito unitariamente da Cgil, Cisl e Uil, la contraddizione è evidente.

Chi pensa infatti ad una rapida ed indolore ricucita coltiva l’utopia di una fantastica inversione di rotta di Cisl e Uil, oppure si propone di condurre verso altri spiagge anche la Cgil, una volta dato sfogo a qualche scorribanda protestataria.

Quindi la decisione dello sciopero generale da parte della Cgil dovrebbe essere un primo risultato per un inizio di mobilitazioni, movimentando le piazze, mettendo a nudo tutte le contraddizioni, mettendo in evidenza chi sta con i lavoratori e chi invece Usa i lavoratori per la loro visibilità.

E' più che mai necessario, oggi, elaborare una piattaforma sindacale che affronti la crisi economica sociale e quella della democrazia, con precise proposte e rivendicazioni per un altro modello di sviluppo.

Un intervento pubblico nell’economia, la messa in discussione dei vincoli europei, il cambiamento delle condizioni di lavoro e la riduzione degli orari, l'autonomia e la libertà contrattuale, la redistribuzione della ricchezza …questi devono essere i punti da cui partire per lanciare una grande battaglia per la riaffermazione dei diritti, con parole chiare e una linea che dice che i diritti non si spalmano, riducendone qualità e copertura, ma che i diritti si estendono, a partire dall’articolo 18.

SULLA GUERRA….Ricordo che negli anni scorsi la CGIL si mobilitava in massa…contro qualsiasi guerra senza SE e senza MA.

Sabato in piazza Rovetta a Brescia ho visto solo qualche adesione personale, la CGIL non c'era, ma anche nelle altre piazze italiane la CGIL non cera…

Allora bisogna tornare a mobilitarsi per fermare immediatamente questa guerra insensata e ipocrita che si copre con i documenti dell’Onu, come tutte le altre, ma in realtà fa quello che vogliono coloro che l’hanno scatenata. L’Italia deve uscire dalla guerra neo-coloniale della Francia e della Gran Bretagna, devono cessare immediatamente i bombardamenti, si deve andare al “cessate il fuoco “e aprire un confronto fra tutte le parti. Per realizzare questi obiettivi bisogna finire immediatamente l’intervento militare in Libia.

La Cgil deve dire di no perché questa scelta è nel suo Statuto e nel suo spirito profondo. Bisogna pretendere che il più grande sindacato italiano si schieri decisamente contro questa guerra insensata. Non si rovesciano i tiranni con i bombardamenti e i missili, perché non si costruisce la democrazia con la guerra.

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