In un certo senso è questo lo spirito con il quale migliaia di persone, lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, hanno manifestato questa mattina in città a Brescia in occasione dello sciopero generale territoriale promosso dalla Cgil.
Lo striscione di apertura recitava «Nel lavoro il nostro futuro». Già, ma quale lavoro? Il segretario della Camera del Lavoro Damiano Galletti ha ricordato i numeri del disastro tra cassa integrazione che solo nella nostra provincia ha superato i 50 milioni di ore e aziende storiche a rischio chiusura. Ha anche richiamato la lotta dei migranti sulla gru, sottolineando che «la lotta al lavoro nero è un problema sindacale». Già, perché se un immigrato senza permesso lavora in nero, non ha contributi e via dicendo, non è solo un problema suo ma di tutti, e della qualità del lavoro di tutti i lavoratori, italiani e stranieri.
E che dire, lo ha ricordato Gigi Treccani della Funzione Pubblica Cgil, di lavoratori e lavoratrici della sanità privata senza contratto da oltre 4 anni, di blocco degli scatti nel Pubblico Impiego, del prolieferare di co.co.cpro, co.co.co e via dicendo? Non è forse anche questo un modo per degradare il lavoro delle persone e i servizi di un bene essenziale come la sanità? Gabriel Zarrella, della Stefana di Ospitaletto, lo ha detto: «La situazione è pesante, e si rischia di finire tutti sulla gru». Giovanni Filippini dello Spi, i pensionati della Cgil, ha invece spiegato che chi vuole lo Statuto dei Lavori, il ministro Sacconi in primis, non pensa ad ammodernare lo Statuto dei lavoratori, ma punta solo a «distruggere diritti e tutele». Driss Ennya ha rivolto un pensiero agli immigrati espulsi in questi giorni, strascico pesante della protesta della gru, «persone che sono state sfruttate per anni in questo paese, tenute in nero nelle stalle, nei cantieri, nelle case degli italiani».
Serena Sorrentino, segreteria nazionale Cgil, ha ricordato l'ultima vittima sul lavoro di ieri sera, un uomo di 50 anni morto sotto la pressa. E ha chiesto al ministro Tremonti di mandare una lettera ai famigliari della vittima ribadendo quanto aveva detto qualche mese fa: «La sicurezza è un lusso che non possiamo più permetterci». Poi si è soffermata sulle «misure anticrisi del governo, la social card e la dettassazione degli straordinari», decisa mentre esplodeva la cassa integrazione e la crisi globale.
Davvero, il governo BBT ha fatto tanti danni. E non da meno sono le scelte di chi, come l'amministratore delegato Fiat Marchionne, colma le proprie mancanze tagliando i diritti a chi lavora e ha redditi da 1.200 euro al mese. Damiano Galletti lo ha sottolineato: «Non si può voler uscire dalla crisi nello stesso modo in cui ci siamo entrati e riproponendo le stesse ricette che questa crisi hanno causato». I grandi temi sono quelli della disuguaglianza sociale sempre più forte, dell'impoverimento crescente di fasce sempre più ampie di popolazione, di un fisco pesante con i deboli e leggero con i forti, di una precarietà di massa. In questo senso «Nel lavoro il nostro futuro» non può esssere solo uno slogan ma è un percorso per ridare dignità al lavoro. E rimettere al centro i bisogni delle persone. Sono temi, questi, che troveranno cittadinanza anche nella manifestazione nazionale della Cgil di sabato prossimo a Roma.
Nel corso della mattinata non è macato l'omaggio alle otto vittime della strage di piazza Loggia, una strage senza colpevoli nelle aule del tribunale ma che ha una chiara matrice nella destra radicale e nei servizi segreti.
Con buona pace di un'onorevole bresciana, aspirante revisionista e mistificatrice in erba.
dal sito della camera del lavoro di Brescia
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