sabato 20 novembre 2010

A Pomigliano si lavora così

Ritmi tirati al decimo di secondo. Tempi ridotti per fare la pipì. Multe se non ti vesti in modo conforme. Poteri assoluti ai capisquadra. Rapporto-verità sullo stabilimento simbolo di Marchionne

Operai all'uscita dello stabilimento di PomiglianoUn operaio robusto vale 9 punti. Uno resistente 8.

Uno giovanile 7. Un corpo normale 6. Se è obeso 5. Delicato 3. Gracile 1. Non conta soltanto l'aspetto fisico. Nella "Scheda di valutazione personale dipendente Autostamp srl" si misura anche il "comportamento". Un lavoratore "ricercato" merita 8 punti. Uno "ordinato" 6. Uno "trasandato" 4.

L'Autostamp srl, sede a Caserta, non si occupa però di abbigliamento. Dal 2000 al 2005 ha gestito il reparto stampaggio delle carrozzerie dentro lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco, l'impianto dal quale dipendono il futuro della contrattazione sindacale in Italia
e i ritmi di vita per migliaia di famiglie.

Un settore che l'Autostamp ha acquisito dalla Fiat e poi restituito al gruppo di Torino con uomini e mezzi. Adesso che il confronto si fa più ruvido, si aprono i cassetti. E dalla storia recente della fabbrica escono questi moduli secondo i quali, per essere un buon operaio, non basta lavorare. Bisogna essere robusti e ricercati. Chi parla è un caposquadra: "Ora che sappiamo che la newco partirà con la cassa integrazione in deroga, non dovranno più ruotare il personale. L'azienda potrà chiamare chi le pare e imporre la scelta: o firmi o resti nel ramo morto della fabbrica. E quali saranno i criteri di selezi
one? Forse punteggi in cui un operaio "normale" vale meno di uno "giovanile"?".

A Pomigliano sono i giorni della paura. La si respira nel paesone alle porte di Napoli con la puzza dell'immondizia bruciata nel deserto della periferia. E fin dentro il centro, nella passeggiata della domenica mattina tra corso Vittorio Emanuele e via Umberto I. Perché non c'è solo la Fiat che minaccia di andarsene. Ma anche il grande indotto di cui nessuno ha ancora svelato le carte. E l'effetto dell'incontro del 3 novembre spiazza perfino i lavoratori che l'estate scorsa hanno accettato l'accordo imposto dall'amministratore delegato, Sergio Marchionne: prendere tutti gli articoli o si chiude.

Di quell'accordo, l'articolo 9 diceva: "Il radicale intervento di ristrutturazione dello stabilimento Giambattista Vico per predisporre gli impianti della futura Panda, presuppone il riconoscimento... della cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione...". Questo vincolo è già carta straccia proprio per volere della Fiat. Il 3 novembre l'azienda propone la cassa integrazione in deroga a partire dal 15 novembre e ottiene la firma dei rappresentanti di Cisl, Uil, Ugl e autonomi della Fismic. Contraria la Fiom.

La paura è che quando sarà il momento, la direzione dello stabilimento chiami i dipendenti uno per uno: "La cassa integrazione in deroga offre più libertà all'azienda e la possibilità di ridurre il 10 per cento del personale. A quel punto dovremo decidere se continuare a difendere le garanzie costituzionali o pagare la rata del mutuo e i testi dei figli a scuola", dice un operaio non iscritto al sindacato.

Un comunicato della Fiat nega che l'azienda sia al corrente della "scheda Autostamp": "Abbiamo fatto una ricerca presso lo stabilimento di Pomigliano e possiamo affermare che la scheda Autostamp non è mai stata utilizzata da Fiat durante la propria gestione, né prima dell'outsourcing né dopo l'insourcing. Non siamo quindi in grado di spiegare i criteri con i quali venivano fatte le valutazioni, né abbiamo traccia del database raccolto da Autostamp.

La nostra gestione non prevede una scheda simile", risponde la Fiat a "L'espresso": "Al termine del periodo di prova o alla scadenza di contratti a tempo determinato, c'è una valutazione complessiva da parte del capo responsabile". "L'espresso" ha girato le stesse domande a Nicola Giorgio Pino, 61 anni, allora presidente del consiglio di amministrazione della Autostamp, messa in liquidazione nel 2006, e tuttora a capo di una serie di aziende dell'indotto Fiat. L'amministratore e i suoi rappresentanti non hanno finora risposto. La scheda Autostamp, secondo i moduli rivelati da un caposquadra, prevede punti anche su altri fattori come la capacità, la disponibilità e la volontà. Il punteggio varia da un minimo di 29 a un massimo di 89 centesimi. E, almeno nel periodo di permanenza della società nello stabilimento Fiat, il voto lo decideva il responsabile del reparto che si doveva esprimere su criteri non proprio metallurgici quali appunto obesità, aspetto e stile personale.

DALL'ESPRESSO...segnalato dal mio amico Antonio.

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