martedì 24 agosto 2010

Intervista a Lina Grosso, avvocato della Fiom a Melfi: «Il reintegro non si fa così. Li denunceremo»

di Fabio Sebastiani
La Fiat parla di legittimità delle misure adottate. La Fiat dimentica che il decreto del giudice la condanna per condotta antisindacale.

La Fiat pensa di risolvere la questione pagando la busta paga. E’ tutto lì il reintegro dei lavoratori?
Nemmeno per sogno. Il pagamento non è la reintegrazione. Il reintegro deve essere effettivo e non formale. Il comportamento della Fiat di non dare esecuzione all’ordine del giudice è già previsto nell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori. Il datore di lavoro che non ottempera a quanto previsto dalla sentenza di reintegro incappa nell’articolo 650 del codice penale. C’è poi una sentenza penale della Corte di cassazione che dice che nel caso in cui il datore di lavoro pensa di offrire la retribuzione questa non si può considerare equivalente della reintegrazione e anche in questo caso ci sono tutti gli estremi dell’articolo 650 del codice penale

C’è la questione dei diritti sindacali, ovvero due dei tre lavoratori da reintegrare sono rappresentanti sindacali.
La Fiat ha pensato di risolvere la questione permettendogli l’accesso nella saletta sindacale, prevedendo che quello è sicuramente un punto delicato di tutta la vicenda. Ma anche in questo caso hanno dato una loro interpretazione. Il punto è che per poter esercitare la loro attività di rappresentanza i due lavoratori devono poter lavorare, stare insieme agli altri sulle linee. I diritti sindacali sono connessi all’attività lavorativa. Uno dei due, poi, è pure rappresentante della sicurezza.

L’articolo 650 del codice penale è perseguibile d’ufficio?
Abbiamo ribadito che avremmo fatto la denuncia penale e ci siamo riservati di decidere altre azioni che possiamo mettere in campo in un secondo momento. Possiamo sicuramente ritornare dal giudice per farci esplicitare le modalità di attuazione del provvedimento e specificando come deve essere effettuato il reintegro sul posto di lavoro.

Nel suo comunicato, la Fiat parla di procedimento penale ancora in corso, ossia si riferisce all’accertamento dei fatti.
C’è una denuncia penale che hanno depositato dopo la condanna rimediata sull’articolo 28. Si basa sulle dichiarazioni di alcuni capi-Ute. Dichiarazioni che, intanto, non hanno trovato riscontro nel processo civile e non avranno rilevanza in quello penale. Noi ci riserveremo di produrre i nostri testimoni. Ne abbiamo portati ben 42 nel processo civile. E poi non è detto che la procura aprirà un processo penale. Che loro si vogliano riservare le opposizioni è legittimo, ma non possono continuare dire che i lavoratori hanno bloccato il carrelli.

Che cosa accadrà il 6 ottobre?
Il 6 ottobre si deciderà sull’opposizione al decreto da parte della Fiat. In quella sede daremo altri elementi con i quali riusciremo a smentire la loro versione dei fatti. Vorrei però mettere in evidenza come sempre l’articolo 28 dice che nelle more del giudizio di opposizione il decreto è comunque esecutivo, e non si sospende.

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