(ANSA del 20704/2010) - “Stupisce e indigna la sicumera con cui la presidente di Confindustria liquida la questione dell'università e della ricerca in Italia in poche battute, sparando a zero su un mondo assai complesso che ignora e appoggiando incondizionatamente il ddl Gelmini”. A criticare apertamente Emma Marcegaglia per le dichiarazioni fatte in occasione del forum di Parma sono otto professori universitari, in un documento di cui il primo firmatario e' Guido Alpa, docente ma anche presidente del Consiglio nazionale forense.Alla riforma Gelmini - affermano con Alpa, Alberto Burgio Alessandro Somma, Raffaele Di Raimo, Maria Rosaria Marella Luca Nivarra, Riccardo Bellofiore e Ugo Mattei - Marcegaglia ''attribuisce la capacità di salvare l'università da se stessa, secondo il trito stereotipo dello 'strapotere delle baronie'''.
''I baroni universitari - chiariscono gli otto firmatari - rappresentano una categoria ormai quasi del tutto estinta, formata per lo più da accademici di grande levatura (e di grande potere).
Ciò che oggi si definisce 'baronia' è in realtà il sottoprodotto di pessime riforme, volute dalla politica (certo anche con il contributo di alcuni professori) che da una parte hanno consentito il proliferare delle sedi universitarie e dall'altra hanno indotto una sorta di aziendalizzazione dell'università che si manifesta ad esempio nella misurazione degli insegnamenti e dei saperi in crediti. Dietro tutto questo il tentativo, nel migliore dei casi, di adeguare il sistema universitario all'evolvere del capitalismo e alle esigenze del mercato, ma soprattutto un'idea assai confusa di ciò che debba essere il ruolo sociale dell'università in questo paese''.
Gli otto docenti spiegano che il ddl Gelmini piace a Confindustria ''perchè consegna la ricerca pubblica agli imprenditori privati consentendo loro di continuare a non investire un euro in innovazione''E sparano a zero sulla riforma: ''ammazza la ricerca di base e asservisce l'istruzione al mercato; ammazza l'autonomia degli atenei voluta dalla Costituzione'' ma insieme ''sancisce lo strapotere dei rettori contro ogni principio di democrazia''; ed ''apre l'ingresso dei cda delle università (peraltro privati di risorse da gestire) a componenti esterni, imprenditori, ma anche politici locali''. Inoltre ''istituzionalizza la precarizzazione del lavoro di ricerca''
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