venerdì 23 aprile 2010

In difesa della Costituzione, sul 25 aprile e il Primo Maggio. La nota della Camera del Lavoro

I diritti a riunirsi ed a manifestare il proprio pensiero sono principi garantiti da precisi articoli della Costituzione: l'articolo 17 e l'articolo 21. In questi tempi emergono comportamenti autoritari e censori di Amministratori locali convinti di detenere tutti i poteri, perché eletti. A noi preme ricordare che sono stati eletti soltanto dalla maggioranza relativa di quelli che hanno votato, che non sono tutti.
Ricordiamo ad essi che l'articolo 1 della Costituzione afferma che "la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Troppi oggi sono allergici ai contenuti della Festa della Liberazione ed alla Festa Internazionale del Lavoro. È facile immaginare perché dia fastidio questa prossima celebrazione del 1° Maggio, che avrà la sua manifestazione principale a Rosarno di Calabria.
Quel giorno il Sindacato italiano, tutto, ricorderà che lì, qualche mese fa, la malavita organizzata, che ne sfruttava bestialmente la fatica, facendo leva sul reato di clandestinità previsto dalla Legge Maroni, ha scatenato la caccia all'uomo e la cacciata nei Centri di Identificazione ed Espulsione. La violenza contro gli immigrati si è scatenata una volta che il prezzo degli agrumi è crollato al di sotto dei valori degli aiuti europei per i campi incolti: solo allora è partita la guerra agli schiavi.
A troppi danno fastidio i poveri, non li vogliono vedere, perché i poveri dicono a tutti ed a tutte della grande ingiustizia che c'è tra le nazioni del mondo, che anche qui da noi la diseguaglianza è cresciuta tra poveri e ricchi. I poveri danno fastidio soprattutto ai ricchi tali per evasione fiscale, ai predatori della fatica e dell'onestà altrui. A troppi danno fastidio se rivendicano il rispetto dei diritti di cittadinanza e sociali, in quanto lavoratori e lavoratrici che pagano tasse e contributi, come e più di altri.
E allora non piace che si festeggi la capacità che operai ed intellettuali ebbero di liberarsi dal giogo del fascismo, dalla guerra, dalla fame, dalla dittatura, dall'imperialismo, dall'odio che ha portato al genocidio degli ebrei, degli zingari, degli slavi, degli omosessuali. Non piace il pensiero che è ai partigiani ed agli antifascisti che tutti dobbiamo il merito di avere lavato la storia dell'Italia da quelle vergogne. Si vorrebbero ridurre le manifestazioni a iniziative private, invece di valorizzarne l'interesse generale per la costruzione di un comune sentire, di una condivisione dei valori che consentono la coesione nazionale.
Certo, questo è un Comune un po' confuso sulle cose della Storia, visto che celebra contemporaneamente Stendhal, cui dedica il ponte sul Chiese, visto che vanta la targa della battaglia di Napoleone Bonaparte a Castiglione, ma sceneggia la rivolta dei fedeli della Serenissima. Invece sui fondamenti della nostra convivenza democratica la confusione provoca gravi danni: va risolta positivamente riconoscendo i valori fondamentali della libertà e del lavoro ed il diritto a festeggiarli sulla pubblica piazza.
La democrazia non è soltanto il voto: è l'applicazione rigorosa dei principi delle regole costituzionali, è partecipazione attiva alla vita pubblica, è manifestare la propria passione civile e sociale insieme ai propri ed alle proprie simili.
CAMERA DEL LAVORO DI BRESCIA

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