mercoledì 27 gennaio 2010

La memoria e i rimozionisti

La giornata della Memoria assume forza, valore e significato se consideriamo che la nostra società brucia tutto in fretta, accumula e dimentica, supera con disinvoltura tragedie e atrocità. Il ricordo della Shoah non è solo un tributo verso le nostre coscienze, un modo per sentirci estranei rispetto all’eredità scomoda del regime che di quelle efferatezze fu complice e in non pochi casi sostenitore. Siamo un’altra Italia, quella della resistenza e della Costituzione, quella della Repubblica, dei diritti sociali e civili, quella buona e senza vergogna un po’ buonista. Ma siamo chi? Il sospetto è che la giornata della Memoria si riduca a qualche liturgia laica, a un rispettoso chinare il capo davanti a quelle foto in bianco e nero che pesano come sentenze inappellabili sulla storia dell’umanità, a qualche servizio al telegiornale. Ma che soprattutto la giornata della Memoria si riduca a chi sa di cosa stiamo parlando. Rabbrividisco quando sento le interviste ai giovani che, semplicemente, non sanno. E non sanno perché nessuno glielo ha mai raccontato. Bergen-Belsen, Chelmno, Treblinka sono nomi che alle nuove generazioni dicono purtroppo poco e Auschwitz (campo la cui liberazione coincide con la giornata della Memoria) fa venire in mente ricordi confusi di qualcosa sentito distrattamente sui banchi di scuola. La Shoah viene così inserita in una delle tante pagine della wikipedia culturale, classificata come fatto storico al pari della congiura di Catilina e della guerra dei trent’anni. E così viene appiattita, la sua lezione storica e morale depotenziata, la sua eredità più grande, vale a dire quanto possa essere cieco, totale e assassino l’odio tra essere umani, rimossa. Questo è il vero pericolo. Iniziative come il memoriale alla Shoah in costruzione al binario 21 della Stazione Centrale di Milano possono essere una risposta efficace, ma senza intercettare l’interesse e la quotidianità delle nuove generazioni il rischio della rimozione del significato di questa giornata e di quel memoriale sarà concreto. E quando rimangono senza significato le ricorrenze, da sole, non sono in grado di insegnare nulla.
Prima vennero per gli ebrei…
" Prima vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perché non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perché non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti, e io non dissi nulla perché non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa."
Martin Niemoeller - (Pastore evangelico deportato a Dachau)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Rimozionisti????
Giovanni Scolari

Anonimo ha detto...

Forse non sarà un termine dei più appropriati, ma mi sembra che questo momento storico, sia relegato ormai alle celebrazioni del momento....sempre meno sentito dai giovani, che nella vita stanno adottando ideali che vanno all'opposto.....c'è una volontà politica?culturale? di rimuovere l'antifascismo e antinazismo...non dimentichiamo che nei campi di concentramento non cerano solo ebrei, ma omosessuali, zingari, comunisti, sindaclisti e tutti quelli che portavano diversità....questo è quello che va di moda oggi.....e i campi si chiamano CPT.....meditiamo.
Leonardo

Anonimo ha detto...

Il trascorrere del tempo e l’avvicendarsi delle generazioni nulla tolgono all’importanza e al significato civile di questa ricorrenza.
Abbiamo, oggi più che mai, l’obbligo di ricordare cosa è stato lo sterminio del "diverso", le circostanze che l’hanno determinata, perché avvertiamo il pericolo di un annebbiamento della memoria collettiva unito ad una consapevole contraffazione storica compiuta a fini politici.
Assistiamo, anche nei nostri paesi, al riorganizzarsi di formazioni che si ispirano al fascismo e al nazismo, ne ostentano i simboli, rivendicando l’agibilità politica e rimettendo in scena provocazioni e minacce.Ci inquieta l’esistenza, nella regione più popolata e industrializzata d’Italia, e massimamente in questa provincia, di un partito razzista di massa, che dissemina intolleranza e veleni ideologici e che ha concorso in modo determinante a varare una legge xenofoba che fonda un diritto duale, retto sulla discriminazione etnica.
Infatti, il riprodursi, nel continente europeo, di subculture, comportamenti, movimenti ispirati all’ideologia nazista, alla discriminazione razziale, rappresentano un pericolo autentico, per l’oggi e per il domani dei nostri popoli.
Manifestazioni di intolleranza, di odio xenofobo, affiorano un po’ ovunque e sedimentano sulla crisi di socialità, di solidarietà, delle idee di giustizia ed uguaglianza, troppo spesso soppiantate da modelli di vita marchiati dall’individualismo, dalla grettezza, dalla competizione ad oltranza, che premia i forti e lascia soccombere i deboli.
E’ su questa moderna deriva che occorre riflettere e intervenire.
Sapere e ricordare cosa è potuto accadere un tempo, nella “ culla della civiltà” non è pura esercitazione storica: è la condizione indispensabile per scongiurare altre “distrazioni” della cultura democratica e per evitare che si ripiombi in quel sonno della ragione che genera mostri.

Guru

Anonimo ha detto...

Sei sempre un grande!
Il video mi ha fatto venire la pelle d'oca.

Un abbraccione di pronta guarigione

Sonia