DESENZANO (Brescia) - «Una vicenda sconvolgente». Per il procuratore aggiunto di Brescia, Fabio Salamone, non ci sono altre definizioni per definire l' omicidio di Mohamed Chamrani, il marocchino di 34 anni, ucciso a pugni e calci il 19 ottobre scorso e il cui corpo venne trovato cinque giorni dopo a Desenzano nelle acque del lago di Garda. Per questo delitto sono state arrestate tre persone: due italiani e un albanese, uno di loro, Stefano Rizzi, ha 20 anni mentre gli altri due erano addirittura minorenni all'epoca dei fatti.
Uno degli arrestati ha riferito ai carabinieri che il pestaggio di Chamrani sarebbe avvenuto in seguito a tentativi di abusi sessuali nei suoi confronti da parte del marocchino. I tentativi, sempre secondo quanto dichiarato ai carabinieri, risalirebbero ad alcuni anni fa, ma di questa vicenda non si parla nelle intercettazioni ambientali utilizzate nelle indagini. Vi sono invece termini come «Marocco» e «muso nero» nelle conversazioni tra uno dei tre e il proprio padre, a cui aveva rivelato quanto accaduto. Secondo quanto è stato spiegato nella conferenza stampa, il genitore gli avrebbe detto però di non riferire nulla alle forze dell' ordine. Agli arresti si è arrivati grazie anche alle dichiarazioni di alcuni ragazzi che avrebbero notato l' aggressione e sentito il tonfo del corpo dell'immigrato mentre finiva nel lago di Garda.
Raccapricciante la ricostruzione della morte dell'uomo che, mentre cercava di risalire dalle gelide acque del lago, sarebbe stato preso a calci e pugni. Importante per l'arresto dei tre giovani, accusati di omicidio pluriaggravato, il fatto che nelle ore successive al delitto siano stati fermati per un controllo dalla polizia stradale. Questo dato ha consentito di considerarli tra le persone che si trovavano nella zona quando l'immigrato è stato ucciso.
Raccapricciante la ricostruzione della morte dell'uomo che, mentre cercava di risalire dalle gelide acque del lago, sarebbe stato preso a calci e pugni. Importante per l'arresto dei tre giovani, accusati di omicidio pluriaggravato, il fatto che nelle ore successive al delitto siano stati fermati per un controllo dalla polizia stradale. Questo dato ha consentito di considerarli tra le persone che si trovavano nella zona quando l'immigrato è stato ucciso.
In un' intervista a Liberazione, il nostro compagno di Desenzano Luca Simoni dei Giovani Comunisti di Brescia, definisce a Desenzano la situazione molto critica, un clima di continua intolleranza da parte di esponenti del blocco studentesco e Fiamma tricolore, che spesso minacciano ragazzi di SX, spesso al sabato sera ci sono risse e aggressioni soprattutto nei confronti degli immigrati,( questo clima di intolleranza, risente della vicinanza di Verona, dove ormai da tempo si respira un clima razzista e xenofobo)
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