Cgil: «C’è chi dice che alcune attività, come i lavori
domestici o agricoli, possano essere pagate coi buoni. Peccato che
nella nostra regione solo il 2% dei quasi 27 milioni di voucher venga
utilizzato per questo tipo di lavori»
Il maggior numero di voucher a livello
nazionale viene venduto in Lombardia. Nel 2015 erano poco meno di 21
milioni, nel 2016 sono diventati 27 milioni (il servizio del Giornale di Brescia). La maggior parte è concentrata a Milano, Brescia, Bergamo, Varese. (Qui la tabella con i dettagli)
«C’è chi dice che alcune attività, come i lavori domestici o agricoli, possano essere pagate coi buoni. Peccato che nella nostra regione solo il 2% dei quasi 27 milioni di voucher venga utilizzato per questo tipo di lavori». A dirlo è Daniele Gazzoli, segretario della Cgil Lombardia. Oggi i voucher sono usati soprattutto in settori che hanno una copertura contrattuale, come il commercio, il turismo, i servizi. Significa che i datori di lavoro sostituiscono il lavoro contrattualizzato con quello precario pur di abbattere il costo del lavoro (qui il video testimonianza di una ragazza bresciana). «Oggi gli unici limiti posti ai voucher sono di tipo economico - sottolinea Gazzoli -, per il resto il loro utilizzo è libero.
«C’è chi dice che alcune attività, come i lavori domestici o agricoli, possano essere pagate coi buoni. Peccato che nella nostra regione solo il 2% dei quasi 27 milioni di voucher venga utilizzato per questo tipo di lavori». A dirlo è Daniele Gazzoli, segretario della Cgil Lombardia. Oggi i voucher sono usati soprattutto in settori che hanno una copertura contrattuale, come il commercio, il turismo, i servizi. Significa che i datori di lavoro sostituiscono il lavoro contrattualizzato con quello precario pur di abbattere il costo del lavoro (qui il video testimonianza di una ragazza bresciana). «Oggi gli unici limiti posti ai voucher sono di tipo economico - sottolinea Gazzoli -, per il resto il loro utilizzo è libero.
In Lombardia esistono casi eclatanti di grandi aziende in cui il 90% dei dipendenti è pagato coi buoni. Queste persone non hanno diritto non solo ad un salario dignitoso, ma anche a tutte le altre misure di tutela, tra cui la formazione sulla sicurezza e salute sul posto di lavoro».
C’è poi un ulteriore dato critico. Accanto ai settori lavorativi già
citati, l’Inps segnala più di 13 milioni di voucher venduti in Lombardia
per “attività non classificate”. L’Inps non comunica chi siano i grandi
utilizzatori. Quali imprese distribuiscono la metà dei voucher venduti
nella regione? Sappiamo che stanno nel manifatturiero, nell’edilizia. E
quanti nella Pubblica Amministrazione? Come viene gestito, in queste
realtà, il lavoro accessorio?
«La Cgil vuole cancellare il sistema voucher e il loro utilizzo
distorto - dice ancora Gazzoli -. Vogliamo riscrivere la norma del jobs
act sulla base di quanto proposto negli articoli 80 e 81 della proposta
di legge di iniziativa popolare Carta dei diritti universali del lavoro.
Vogliamo che il lavoro accessorio sia riconducibile ad un contratto.
Vogliamo ridare alle persone una speranza di cambiamento. La Carta dei
diritti dice che tutti devono avere un lavoro, e il lavoro dev’essere
dignitoso nelle sue condizioni economiche e normative. A chi dice
‘meglio i voucher che niente’ rispondiamo: meglio un contratto come si
deve. Per questo la Cgil ha raccolto quattro milioni di firme e oggi
invita a votare sì ai due referendum su voucher e appalti; e per questo
chiediamo con forza al Parlamento di approvare la Carta dei diritti e al
governo di fissare la data dei referendum. Vogliamo ristabilire le
giuste condizioni di lavoro per tutti».
dal sito della CGIL di Brescia
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