giovedì 14 luglio 2016

Secondo livello, solo un'impresa su cinque interessata

CONTRATTAZIONE. LO STUDIO DELLA FONDAZIONE DI VITTORIO
Secondo livello, solo un'impresa su cinque interessata


 
La contrattazione integrativa di secondo livello riguarda ancora solo il 21,2% delle imprese con almeno dieci dipendenti, mentre il contratto nazionale continua a coprire l’88,4% del totale delle retribuzioni di fatto”. È quanto emerge da uno studio elaborato, su dati Istat, dalla Fondazione Di Vittorio, sulla contrattazione integrativa e le retribuzioni nel settore privato. “Il ccnl – per la fondazione della Cgil – si conferma dunque elemento insostituibile di autorità salariale, sia per quantità di applicazione nelle imprese che per percentuale di copertura retributiva”.


La ricerca dimostra inoltre come la diffusione del secondo livello di contrattazione sia ovviamente maggiore nelle realtà aziendali più grandi e minore in quelle più piccole: nelle rimprese con almeno 500 dipendenti è pari al 69,1% (di cui 3,6% territoriale); in quelle comprese tra 200 e 499 dipendenti scende al 60,5% (di cui 3,9% territoriale); nelle imprese fra 50 e 199 addetti, si passa al 38,5% (di cui 6,6% territoriale); in quelle fra 10 e 49 dipendenti, si scende fino al 17,5% (con una quota di territoriale all’8,7%).

L’indagine evidenzia anche un forte divario territoriale, che penalizza il Mezzogiorno. “La percentuale di imprese con almeno dieci dipendenti coperte dalla contrattazione collettiva integrativa per ripartizione geografica – si legge nello studio – dimostra che si passa dal 26,8% del Nord-Est al 23,5% del Nord-Ovest, al 19,8% del Centro, al 13,1% delle Isole, per finire all’11,6% del Sud”. Dalla ricerca della Fondazione Di Vittorio emerge anche un altro elemento fondamentale: “Il contratto collettivo nazionale di lavoro è applicato nel 99,4% delle imprese e ha coperto, nel 2015, l’88,4% del totale delle retribuzioni di fatto. Percentuale che sale addirittura al 93,5% per gli operai”.

La ricerca condotta dalla Fondazione Di Vittorio rende giustizia di tanti luoghi comuni, secondo i quali la moderna contrattazione dovrebbe derubricare la funzione del contratto nazionale a vantaggio di quella più strettamente aziendale”. Con queste parole Franco Martini, segretario confederale della Cgil, commenta i risultati dello studio. Per Il dirigente sindacale, “il sindacato non ha mai negato la necessità di implementare il secondo livello di contrattazione, perché più vicino alle peculiarità delle aziende e dei territori, ma da tempo andiamo ripetendo che questa condizione riguarda una stretta minoranza delle imprese, appunto poco più del 20%"

 http://www.cdlbrescia.it

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