martedì 31 maggio 2016

80 euro, opposizioni sul piede di guerra: 1,4 milioni di persone deve restituire il bonus 2015. Tesoro: "Numeri limitati"

Opposizioni sul piede di guerra per la notizia, riportata del quotidiano La Nazione, secondo cui un milione e 400 mila italiani dovranno restituire il cosiddetto 'bonus' di 80 euro percepito nel 2015. Una restituzione, che stando a quando riporta il quotidiano, lo Stato vorrebbe in un unica soluzione. Il provvedimento, che interesserebbe una persona su otto di quelle che avevano ricevuto il bonus, scatena le proteste di Forza Italia e di Sinistra Italiana. Ma il governo precisa a stretto giro di posta tramite il Tesoro. Fonti del Mef sottolineano infatti che il numero dei contribuenti incapienti che hanno dovuto rimborsare gli 80 euro è molto limitato. Al momento - fanno sapere da via XX Settembre - si sta facendo un ulteriore scomposizione dei dati relativi ai contribuenti che hanno rimborsato la somma.
Nella maggior parte dei casi di rimborsi, come spiega anche il ministro Roberta Pinotti a Otto e Mezzo, si tratta di soggetti che hanno guadagnato di più rispetto alle soglie previste per accedere al bonus ovvero 24mila euro per avere 80 euro con un successivo decalage fino a 26 mila euro. "Ho sentito il Tesoro. Ci sono una serie di contribuenti che hanno superato questa cifra. E quindi per questi contribuenti non era previsto. E quindi dovranno restituire perchè la misura valeva fino a 26mila euro di reddito" ha detto il titolare della Difesa, spiegando poi che non si conosce ancora il numero dei contribuenti che dovranno restituire ("stanno facendo ancora i calcoli") e ricorda che "diverso è il caso per tutte le forze armate e di polizia, che hanno avuto 80 euro a prescindere dal reddito. È un segnale per l'impegno che queste persone ci mettono".
Il primo a portare sotto i riflettori la notizia è il vice presidente della Camera ed esponente azzurro Simone Baldelli che al tema ha dedicato anche due interrogazioni parlamentari, una a novembre dello scorso anno ed un'altra a marzo. "Si tratta - scrive sulla sua pagina facebook - di un incredibile boomerang politico per un governo che, in modo borioso e spregiudicato, ha pensato di poter facilmente guadagnare consenso dando soldi con una mano per poi toglierli con l'altra". Al parlamentare di Fi fanno eco i due capigruppo, Paolo Romani e Renato Brunetta. Il presidente dei senatori azzurri parla di "uno scandalo che viene sottaciuto. Uno scandalo - accusa ancora - di cui è colpevole con tutta evidenza il governo Renzi, che anche in tale circostanza ha mostrato pressappochismo e dilettantismo per aver varato una misura in fretta a pochi giorni dalle europee 2014, senza indicare nel dettaglio ai datori di lavoro chi avesse realmente diritto a percepire il bonus". Punta il dito anche Renato Brunetta che invita il premier a "scusarsi con i cittadini ingannati.
Parla di "paradosso" Nicola Fratoianni, esponente di Sinistra Italiana che aggiunge: "Non solo ti devi arrangiare fra voucher, contratti stagionali, precarietà e bassi salari, ma devi pure fare i conti con la stupidità di certe norme che trasformano diritti in privilegi per pochi".
 
Pubblicato: 30/05/2016 20:44 CEST Aggiornato: 30/05/2016

3 commenti:

renzienculet ha detto...

"Alcuni dirigenti ed ex dirigenti di Eur S.p.A., società romana nata nel 2000 e attiva nella gestione e nello sviluppo immobiliare, sono indagati nel vespaio di “Mafia Capitale”. È interessante ricordare che Matteo Renzi, con il decreto 66 (quello dei famosi quanto inutili 80 euro) anticipò liquidità ad Eur S.p.A. per 100 milioni di euro, prelevandoli peraltro dal fondo per il pagamento dei debiti della P.A. verso le imprese. Il travaso di fondi pubblici fu giustificato con la necessità di pagare imprese e fornitori di Eur S.p.A. Il M5S, in sede di discussione parlamentare, si oppose a questo finanziamento proponendo di pagare direttamente le piccole imprese creditrici e di sostituire i vertici della società Eur S.p.A. che avevano creato un enorme buco di bilancio. Un’idea di semplice buon senso venne come di consueto cestinata senza tanti complimenti. Il risultato è che grandi quantità di soldi pubblici sono stati messi a disposizione di personaggi come Carlo Pucci, dirigente di Eur, e Riccardo Mancini, ex presidente della società, entrambi arrestati per essere il primo “a libro paga” e il secondo “a disposizione” della “banda di Roma”, come evidenziato in un articolo di Repubblica. Il premier che pontifica sugli sprechi pubblici delle Regioni (e intanto taglia indirettamente servizi vitali agli Enti locali) è così disattento da garantire 100 milioni di euro ad una società partecipata dal Ministero dell’Economia in palese difficoltà finanziaria, dovuta ad una gestione del bilancio che col senno di poi si può definire quantomeno sospetta. Non bastasse questo, nella Legge di Stabilità in discussione in questi giorni al Senato spuntano altri 110 milioni per il Comune di Roma negli anni 2015, 2016 e 2017 “quale concorso dello Stato agli oneri che lo stesso comune sostiene in qualità di capitale della Repubblica”. Non tutti i soldi pubblici sono fatti per nuocere, anzi, ma Matteo Renzi sembra distribuirli a destra e a manca guidato da logiche di consenso a breve termine, quando servirebbero come l’ossigeno investimenti pubblici nei settori strategici e ad alta occupazione. L'Italia 5 stelle aspetta che sulla farsa di Renzi cali il sipario." M5S Senato
10/12/2015

renzienculet ha detto...

Vi siete svegliati? Triste dire ve l avevamo detto? Tranquilli raccoglieremo le firme anche per questo,magari,con primo firmatari cofferati ed epifani. Sbaglio o hanno votato la riforma del lavoro?

renzienculet ha detto...

A proposito di firme.. Sapere cosa CI fanno I renzaniani con le vostre firms? Questo infami manco Il referendum sull acqua pubblica hanno rispettato. Votateli ancora,mi raccomando