venerdì 11 marzo 2016

Welfare aziendale? Non sia sostitutivo del salario



L'INTERVENTO DI DAMIANO GALLETTI, SEGRETARIO DELLA CAMERA DEL LAVORO

Welfare aziendale? Non sia sostitutivo del salario
Spese mediche, libri e baby sitter così il welfare entra nell’integrativo
È il servizio sul Corriere Brescia di oggi, mercoledì 9 marzo 2016, nel quale vengono ripresi alcuni passaggi di un intervento di Damiano Galletti, segretario generale Camera del lavoro di Brescia.
Pubblichiamo l'intervento integrale

Il welfare aziendale non può essere pensato come sostitutivo del salario

Il welfare aziendale può essere un'opportunità se è occasione per aprire riflessione sulla qualità del lavoro e sul benessere dei dipendenti in azienda ma deve valere un assunto fondamentale: non può essere pensato come sostitutivo del salario. L'impressione è che si voglia invece percorrere proprio questa seconda strada affermando l'idea che gli aumenti salariali vengano accantonati privilegiando al contrario la strada dei benefit aziendali, di tipo sanitario o altro.

Ci sono rischi che non possono essere sottovalutati, di tipo pensionistico e per la fiscalità generale: se il salario non cresce, restano fermi anche i contributi per la pensione; se ci sono meno entrate per lo Stato, ci sono meno risorse per il welfare universalistico. C'è insomma un potenziale rischio deriva, che nel lungo periodo potrebbe anche comportare differenze non secondarie nell'accesso a diritti fondamentali come quello alla salute.

La detassazione del welfare aziendale - nella forma di prestazioni sanitarie, buoni supermercato o buoni carburante  - può diventare escamotage per non contrattare salario da una parte e per togliere spazi di autonomia ai lavoratori e alle lavoratrici, impossibilitati a decidere liberamente come spendere parte del loro reddito. Diverso il ruolo che possono avere gli enti bilaterali, finanziati con risorse dei lavoratori e delle imprese, che possono invece giocare un ruolo positivo nell'alimentare percorsi virtuosi, si pensi al recente accordo tra Fiom e Confapi sulle borse di studio per i figli di lavoratori in difficoltà economiche.

Le tasse per chi lavora sono alte, lo sappiamo bene, ma la strada maestra per ridurle non può che passare dalla riduzione seria dell'Irpef per i ceti medio bassi e attraverso una seria politica di lotta all'evasione fiscale. Ma dell'una e dell'altra, a parte gli annunci e le promesse, non c'è al momento traccia.

Damiano Galletti
 
Camera del Lavoro di Brescia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perché non scrivi anche "Cgil, perse 700 mila tessere: sindacato abbandonato da giovani e precari" come pubblica repubblica?

leonardo BARATTO ha detto...

Perchè caro ANONIMO, la CGIL può contare ancora in 5600 tesserati ancora.
le circa 724mila tessere perse sono dovute a tutti i luoghi di lavoro che hanno chiuso e sono in forte crisi.
Noi della FILCTEM/CGIL di brescia in un anno abbiamo perso circa 200 tessere su chiusura di aziende.
NON certo perchè ci hanno abbandonato.
CERTO è difficile far avvicinare i giovani!
Bisogna che il sindacato cambi regime....questo io da sempre lo dico!!!!